La giacca verde (1979) regia Franco
Giraldi. Soggetto di Mario Soldati. Sceneggiatura di Lucio
Battistrada, Sandra Onofri, Franco Giraldi, Cesare Garboli.
Fotografia di Dario Di Palma. Musiche di Verdi, Massenet, Liszt,
Chopin, Mendelssohn, Richard Strauss. Musiche per il film di Luis
Bacalov. Interpreti: Jean Pierre Cassel, Renzo Montagnani, Senta
Berger, Vittorio Sanipoli, Laura Trotter, Adriana Russo, e molti
altri Durata: 1h50'
"La giacca verde" inizia e
termina con l'Otello di Verdi, in teatro; nel mezzo c'è una storia
del tempo di guerra, immaginata da Mario Soldati nel suo racconto
omonimo, tratto dal volume "A cena con il commendatore". E'
la storia, simile per molti versi a quella di Harold Pinter per
"Servo di scena", di un direttore d'orchestra italiano che
al tempo delle persecuzioni fasciste deve nascondersi sotto falso
nome nelle montagne dell'Abruzzo, in un convento. Gli Alleati stanno
per arrivare a Roma, ma - come raccontano i libri di Storia -
impiegheranno più tempo del previsto ad arrivarci, dando purtroppo
tempo ai fascisti e ai nazisti di fare la strage delle Fosse
Ardeatine. Ma di questo nel film non si parla, nel convento e nel
paesino abruzzese la guerra è solo un evento lontano. Nel convento
il direttore d'orchestra, nascosto sotto l'identità di un qualsiasi
ragioniere, troverà un altro musicista: un grande Maestro, così gli
dicono i frati. In realtà, si tratta di un orchestrale dell'Opera di
Roma che approfittando dell'ospitalità dei frati e della gente del
paese si fa passare per un musicista famoso; è un timpanista, e la
giacca verde del titolo è sua (ci tiene molto).
Il direttore d'orchestra sta al gioco e
si diverte, chiamando anche lui "maestro" il timpanista e
facendosi passare per un semplice dilettante di musica; in seguito,
tutti e due lasceranno il convento per andare ad abitare in paese,
ospiti nella villa dove abita una bella signora, una diva del cinema
di origini ungheresi. La presenza della donna, bella e intelligente,
crea qualche problema di gelosia ma il rapporto fra i due è ormai
consolidato, con il timpanista che continua a passare per grande
musicista e il grande musicista che gli fa credere di essere solo un
dilettante al suo servizio; un gioco un po' strano che finisce quasi
per diventare verità. Il gioco continuerà fino alla fine della
guerra, o meglio fino all'arrivo a Roma degli americani (la guerra
continua, ma solo al Nord), quando i due lasceranno il rifugio
tranquillo per tornare a immergersi nella vita quotidiana.
Nell'immediato dopoguerra, il direttore
è tornato al suo lavoro e un impresario gli ha affidato la direzione
dell'Otello di Verdi, con un cast importante; ma va in crisi quando
in orchestra si ritrova il timpanista, il gioco era durato troppo a
lungo e ora qualcosa non torna. Chiede all'impresario se sia
possibile trovare un altro timpanista, ma il finale sarà a sorpresa
e anche un tantino beffardo.
Ho fatto una piccola ricerca
sull'ottimo sito dell'Opera di Roma, giusto per vedere se ci fosse
qualche aggancio con la realtà storica, ma all'Opera di Roma
l'Otello di Verdi, qui definito come "la prima rappresentazione
del dopoguerra", fu rappresentato solo due stagioni dopo la fine
della guerra, nel 1947, con direttore Gabriele Santini e con i
cantanti Francesco Merli, Gino Bechi / Tito Gobbi, Renata Tebaldi.
Il direttore d'orchestra del finale è chiamato "Rossi" e
in effetti c'è stato un importante direttore con quel cognome, Mario
Rossi; ma la sua presenza a Roma fu sporadica. Mario Rossi fu
direttore stabile alla Rai di Torino dal 1946 e per molti anni.
Il direttore d'orchestra che si vede
nel finale è probabilmente Franco Tamponi, consulente per il film
riguardo alla direzione d'orchestra. Franco Tamponi (1925-2010) fu
violinista e musicologo oltre che direttore d'orchestra; è stato
anche stretto collaboratore di Salvatore Accardo scrivendo per lui
cadenze di concerto.
Nei titoli di testa e di coda non c'è
il minimo rimando agli interpreti che si vedono e si ascoltano nel
film, e non sono riuscito a trovare altre informazioni. Si parla di
un tenore Ridolfi e di un soprano Marga, ma sono ovviamente nomi
fittizi; metto qui qualche immagine presa dalla recente trasmissione
del film su Rai 3 (nottetempo ma meglio che niente) nel caso qualcuno
riconosca i cantanti.
Gli attori: il protagonista del film è
Jean Pierre Cassel, che se la cava bene anche quando dirige; come
aspetto è una via di mezzo fra Herbert von Karajan e Johnny Dorelli,
ed è convincente nella parte. Renzo Montagnani è il timpanista
Romualdi: sornione, da grande attore, spesso e volentieri ruba la
scena quasi senza farsi notare. Senta Berger impersona l'attrice
ungherese: in gran forma e con la sua vera voce, dà forza e spessore
al film. Vittorio Sanipoli è l'impresario Gatti, Laura Trotter è la
bella giornalista bionda, Adriana Russo la domestica di Senta Berger.
Molti altri attori in parti più o meno piccole: le coriste, i frati,
e via via tutti gli altri.
La musica all'inizio, con il dettaglio
delle mani del direttore, si direbbe Richard Strauss; il coro
natalizio dal "Werther" di Massenet è spacciato dal
timpanista come sua composizione. Sempre il timpanista suona, meglio
che può, un brano di Chopin; il direttore d'orchestra suona invece
Liszt, quando proprio non ne può più, ma il timpanista pensa che
abbia invece suonato la signora che li ospita. C'è anche un breve
coro natalizio di Mendelssohn, cantato dalle coriste del paese; di
nessuno di questi brani viene detto il titolo.
Nel film si inizia da Londra nel1946,
quando il direttore d'orchestra ha già ripreso la sua attività; poi
ci si sposta a Roma per l'Otello di Verdi e il resto viene narrato in
flashback. La presenza dell'attrice ungherese, come spiegato in
un'intervista successiva, è una modifica di Giraldi approvata da
Soldati; nel racconto originale era un'italiana sfollata da Roma.
Sarebbe interessante conoscere anche i
luoghi dove è stato girato il film: il paese (Abruzzo?), le
montagne, il convento con teatro, la chiesa con gli affreschi per il
coro con harmonium. Metto qui sopra qualche immagine per chi volesse
provare a dare un nome almeno alla chiesa.
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