1.
I compositori immaginari,
inventati di proposito per un film o per un libro, sono molti. Se
l'Adrian Leverkühn di Thomas Mann fece arrabbiare Schoenberg (direi
con ragione), al cinema si possono ricordare l'inesistente Van den
Budenmayer (Zbygniew Preisler nella vita reale) in alcuni film di
Kieslowski ("La doppia vita di Veronica" e "Decalogo
n. 9" oltre che in "Film blu") e l'altrettanto
immaginario Baldassarre Vitali nello sceneggiato Rai "Il segno
del comando", mentre l'anonimo veneziano del famoso film degli
anni '70 è in realtà un compositore vero, anzi due (i fratelli
Alessandro e Benedetto Marcello). Gli esempi che si potrebbero fare
sono molti e sarebbe divertente inventariarli, per oggi invece
preferisco occuparmi di Georges Perec. Con molta più levità
rispetto a Mann si muove Georges Perec, che nel suo libro più famoso
("La vita istruzioni per l'uso") si inventa tutta una serie
di aneddoti e biografie di personaggi legati alla musica che
potrebbero anche essere vere. Cominciamo da Vera Orlova, che è uno
dei personaggi principali del libro e quindi penso che sia senz'altro
un personaggio di fantasia, però ben inserito nella realtà:
Nata in Russia all'inizio
del secolo, Vera Orlova - con questo nome la ricordano i melomani -
ne fuggì nella primavera del '18 sistemandosi prima a Vienna dove fu
allieva di Schönberg al "Verein für musikalische
Privataufführung" (la scuola musicale privata di Schönberg). E
poi, avendo seguito Schönberg ad Amsterdam, lo lasciò quando lui
tornò a Berlino, venendo a Parigi per darvi nella Salle Érard
una serie di recital. Malgrado l'ostilità sarcastica o burrascosa di
un pubblico manifestamente poco abituato alla tenica dello
Sprechgesang, e con l'unico appoggio di un pugno di fanatici
ammiratori, riuscì a inserire nei suoi programmi, prevalentemente
composti da arie operistiche, lieder di Schumann e Hugo Wolf e da
melodie di Mussorgskij, certi pezzi della Scuola di Vienna che fece
così conoscere ai parigini. Fu proprio in occasione di un
ricevimento dato dal conte Orfanik che le aveva chiesto di cantare
l'aria finale di Angelica nell'Orlando di Arconati: «Innamorato, mio
cuore tremante, / Voglio morire... » che conobbe colui che sarebbe
diventato suo marito. Ma reclamata ovunque con sempre maggio
insistenza, trascinata in tournée trionfali che duravano a volte un
anno intero, visse appena insiema a Fernand de Beaumont (...)
pag.27
(ho cercato un compositore
Arconati, ma non ho trovato niente; Arconati è comunque il cognome
di una famiglia importante del milanese e del comasco, in secoli
passati)
(...) fotografie del
matrimonio di Fernand de Beaumont e Véra Orlovska, il ventisei
novembre 1926, nei saloni dell'Hotel Crillon: folle eleganti,
famiglia, amici - il conte Orfanik, Ivan Bunin, Florent Schmitt,
Arthur Schnabel, eccetera (...)
pag.377
(del conte Orfanik non so
nulla, Bunin è un importante scrittore russo, Florent Schmitt visse
fra il 1870 e il 1958 ed era un compositore francese, il pianista
Schnabel è ben noto a tutti gli appassionati di musica)
Si sarebbero conosciuti a
Cincinnati, Ohio, dove Vera Orlova era stata ingaggiata per cantare
la parte di Blonde in "Die Entführung aus dem Serail".
pag.190 (Mozart, Il ratto
dal serraglio)
(Florent Schmitt, da Wikipedia)
(...) qualche mese prima l'aveva invitata al Covent Garden per ascoltare "Didone e Enea". "Detesto l'opera", gli aveva detto, aggiungendo: "E' logico, mia madre era una cantante!"
pag.155, (la figlia di
Vera Orlova) (penso si tratti dell'opera di Henry Purcell, anche
perché siamo al Covent Garden)
Brani da
Georges Perec, da "La
vita istruzioni per l'uso", ed. Rizzoli 1989, traduzione di
Dianella Selvatico Estense
(il dipinto è di Angelica Kauffmann, 1780)
(segue)
Salve, ho trovato questa pagina per caso, perché anche io cercavo notizie sul presunto compositore Arconati. Non sapevo che l'avesse citato anche Perec nel suo libro "La vita: istruzioni per l'uso". In realtà, Perec l'ha preso da un romanzo di Jules Verne, "Il castello dei Carpazi", dove tra l'altro compare anche il conte Orfanik, che è un personaggio del romanzo. Nel capitolo nono, che si svolge nel teatro San Carlo di Napoli, la cantante Stilla muore subito dopo aver cantato l'aria finale di Angelica nell'Orlando di Arconati: "Innamorata, mio cuore tremante, / Voglio morire...". Incuriosito da questo a me sconosciuto 'Maestro Arconati' e del suo 'capolavoro Orlando', come scrive Verne, ho fatto ricerche in rete ma non ho trovato niente. Suppongo quindi che siano una sua creazione, ripresa in seguito da Perec.
RispondiEliminaAndrea
grazie per le informazioni :-)
Eliminacon Perec si fa fatica a trovare il confine tra verità e invenzione, è una delle cose divertenti del libro. La lista dei compositori dimenticati, anche di grande successo, è lunghissima... non mi stupirei se un Arconati fosse veramente esistito.
Ho letto molti libri di Verne, ma non Il re dei Carpazi. Il conte Orfanik è un nome che mi suona conosciuto, ma non saprei dire perché...forse qualche film?
Giusto per aggiungere un aneddoto, nel paese dove abito la via dove abitavano i miei era via Varese, poi è diventata via Arconati ma non so quando.
Vorrei aggiungere una postilla. Andando a ricontrollare in una vecchia edizione del "Castello dei Carpazi" di Verne (Studio Tesi, 1982), al nono capitolo trovo una lunga nota della curatrice italiana, Mariella di Maio, a proposito dell'Arconati e di un altro (fittizio?) compositore citato da Verne nello stesso romanzo. Riporto integralmente la nota:
Elimina"L'unico Arconati che è stato possibile individuare nei repertori specifici è un padre francescano (1610-1657 circa), autore di messe, vespri e altri brani musicali che si trovano in manoscritto nella biblioteca del convento di S. Francesco a Bologna, e che non risulta aver composto un 'Orlando'. Più avanti Verne fa cantare alla Stilla una "melodia di Stefano" ("Nel giardino de' mille fiori..."). Ora, si ha notizia di un Giovanni Stefani (XVII sec.), autore di una serie di 'Concerti amorosi, terza parte delle Canzonette in musica raccolte dal detto Stefani', Venezia. app. A. Vincenti, 1625; di 'Affetti amorosi: Canzonette a una voce sola', ibid., 1624 e di 'Ariette amorose a una voce sola', ibid. 1626. Ancora di un Giovanni Stefani, oriundo italiano, compositore e fondatore dell'Opera nazionale polacca (Praga 1746 - Varsavia 1829), autore di varie opere e di 'Polonaises'; di suo figlio Giuseppe, compositore e professore di canto e, infine, di un Agostino Steffani (Castelfranco 1654 - Francoforte 1728), che compose, fra l'altro, un 'Orlando generoso' (Libr. Mauro), negli ultimissimi anni del secolo XVII. Può essere questa una traccia? O siamo in presenza di un ennesimo 'imbroglio' verniano?"
P.S.
Forse il conte Orfanik può ricordare vagamente il conte Orlok, peronaggio del film 'Nosferatu' di Murnau. Tra l'altro "Il castello dei Carpazi" di Verne venne pubblicato cinque anni prima del 'Dracula' di Stoker, e in qualche modo lo anticipa per alcune tematiche e ambientazione, anche se la trama è molto diversa.
Andrea
Agostino Steffani è un compositore importante, e la sua biografia è già un romanzo (prova a curiosare in rete, ne ho scritto anch'io qui).
EliminaUn'altra cosa curiosa è che sto rileggendo proprio in questi giorni L'isola misteriosa, e avendo studiato chimica mi diverto molto...