sabato 28 luglio 2018

Shostakovic secondo Sokurov


Sonata per viola - Dimitri Shostakovic (1981). Regia di Semion Aranovic e Aleksandr Sokurov. Testi di Boris Dobrodeiev. Documentario in bianco e nero, con foto e filmati d'archivio. Durata: 1h15'

L'ultima composizione di Dimitri Sciostakovic è una "Sonata per viola", terminata il 5 luglio 1975; i due documentaristi la scelgono per dare il titolo a questo loro lavoro del 1981. Siamo quindi a soli sei anni dalla morte del compositore (nato nel 1906). Il documentario, pur con molti filmati originali di notevole interesse, si rivela fin da subito molto deludente: il tono è costantemente funereo, cupo, monocorde e chi conosce Shostakovic per la sua musica non potrà riconoscere se non con estrema difficoltà la potenza, il ritmo, l'umorismo e le capacità elegiache del grande compositore. Il mio consiglio, per chi volesse cominciare a conoscere Shostakovic, è di cominciare piuttosto di con il più recente "Dimitri Shostakovich" di Reiner E. Moritz, che contiene analisi dettagliate delle composizioni attraverso il commento di Valerij Gergiev, di Rudolf Barshaj, dello stesso Shostakovic e di suo figlio Maxim (pianista e concertista). Ci sono comunque molti motivi per guardare il documentario di Sokurov e Aranovic, provo ad elencarne qui sotto qualcuno.
 

Si incomincia con la Sonata per viola; è la sua ultima composizione, Shostakovic ne discute al telefono con il violista Fiodor Druzinin, ma non riuscirà ad ascoltarla.
Si prosegue con una serie di foto del giovane Shostakovic, da solo e in famiglia; lo spettatore di oggi noterà subito la somiglianza con Harry Potter (tutt'altro che casuale, mi viene da dire: guardando le foto di Dimitri Shostakovic la signora Rowling si sarà certamente detta: ecco chi stavo cercando). Un'altra foto mostra Nina Varzar, moglie di Shostakovic e madre dei suoi figli; è laureata in fisica, si conoscono nel 1926 e si sposano nel 1932. Il matrimonio durerà per più trent'anni, fino alla morte di lei. Dimitri Shostakovic nasce a Petrograd (nome slavizzato di San Pietroburgo) nel 1906; mostra subito grandi doti musicale e la madre lo iscrive al Conservatorio, dove il grande compositore Glazunov intuisce subito nel tredicenne le grandi possibilità. La Prima Sinfonia verrà eseguita in pubblico nel 1926.
 
 
Si ricorda l'amicizia con Ivan Sollertinskij, che - secondo le parole dello stesso Shostakovic - gli insegna ad amare tutta la musica "da Bach a Offenbach"; Sollertinskij morirà nel 1941, durante l'assedio di Leningrado, per infarto. Nel documentario manca completamente la figura di Mejerchold, grande regista teatrale con cui Shostakovic collaborò a lungo, con entusiasmo e allegria, prima dell'arrivo di Stalin; più in generale manca tutta la parte felice della vita di Shostakovic, rappresentata quasi soltanto dall'esecuzione dell'opera "Il naso" (dal racconto di Gogol) a quarant'anni dalla sua prima, opera che fu vietata da Stalin e mai più rappresentata fino agli anni '70. Non c'è niente (ma questo è più comprensibile, dato che il documentario è del 1981) sul rapporto tormentato con Stalin, parte fondamentale nella biografia di Shostakovic. Si sottolinea anche l'amicizia con il compositore Scebalin, e si ricorda il lungo matrimonio felice con Nina Varzar. Nina muore nel 1956 in Armenia, dove si era recata per lavoro; era l'unico lavoro (come fisico nucleare) che aveva potuto ottenere; in sostanza un dispetto (molto pesante) fatto al marito compositore.
 

Fin qui il documentario non dispiace, diventa invece pesante da sopportare a 25' circa dall'inizio, troppo lunga la sequenza con saggio ginnico e balletto, troppe sfilate, troppi discorsi retorici ed esercitazioni militari anche intorno al minuto 33. Direi proprio che si potevano dare per scontati questi aspetti "sovietici", si tratta di quasi dieci minuti su settantacinque, e si poteva dare più spazio ad altri filmati d'epoca più interessanti.
Al minuto 57 vediamo Shostakovic al pianoforte, o meglio lo si vede pochissimo perché il filmato riguarda più le facce di chi assisteva al concerto che il musicista. Inoltre, il commento parlato si sovrappone alla musica. Si parla della tournée europea del 1958, interrotta per i primi sintomi della malattia che lo costringerà a non dare più concerti. A 1h00 un quintetto di Shostakovic, con Sviatoslav Richter al piano. A 1h02 ascoltiamo una telefonata con David Oistrakh (verrà ripresa nel finale), che fu registrata dal violinista stesso; Shostakovic era reduce da un infarto e non potè assistere al concerto, ascoltò però la registrazione e usò il telefono per poterne discutere con il solista. Durante la convalescenza, andrà a trovarlo Anna Achmatova.
Nel finale vediamo Shostakovic che guarda alla tv la sua opera "Il Naso", tornata in scena dopo 40 anni di censura. Vediamo anche Irina, seconda moglie, sposata nel 1962, che gli fu vicina fino all'ultimo. Il 6 agosto 1975 Shostakovic sta molto male, si pensa a un infarto ma così non è; a letto nella sua casa si fa leggere da Irina il racconto "Gushev" di Cechov, il suo preferito. Muore l'8 agosto 1975. A 1h11 viene ripresa la telefonata con David Oistrakh, registrata dal violinista stesso; ascoltiamo per intero la telefonata, con dettagli tecnici sul concerto appena eseguito ma al quale l'autore non potrà assistere se non per radio, a causa della sua malattia.
La parte centrale contiene anche filmati con i grandi direttori Mravinskij e Bernstein, che dirigono la Quinta Sinfonia; sono documenti straordinari, soprattutto per Mravinskij (Bernstein è più conosciuto), davvero impressionante. Nel filmato con Bernstein, si vede anche l'abbraccio fra il compositore e il direttore americano.
 

Alla mia prima visione del documentario mi ero segnato questi brevi appunti; premetto che per me Shostakovic è stato molto importante, un ascolto alla radio quando era ancora in vita e quindi prima del 1975. Io avevo sedici o diciassette anni, seguivo tutt'altra musica e rimasi colpito da quello che avevo ascoltato. Era l'antico Terzo Canale della Rai, che sia benedetto ancora oggi: alla fine del concerto diedero tutti i dettagli, e siccome all'epoca non si usava ancora la trascrizione fonetica dal cirillico mi fu molto facile recuperare sull'enciclopedia quel nome così inaspettato, "Sciostakovic", scritto secondo la pronuncia italiana. Oggi queste cose non si fanno più, Radiotre e Radiocinque sono piene di pubblicità e di chiacchiere inutili, ha stravinto l'impostazione delle radio commerciali e mi dispiace molto soprattutto per quelli che hanno oggi l'età che io avevo allora: a loro, di fatto, è ormai vietato ascoltare non solo Sciostakovic, ma anche Bartok, Brahms, Verdi, perfino Mozart e Beethoven, qualsiasi cosa che utilizzi più di due note e che duri più di tre minuti
"... un pessimo film, ma con ottimi materiali d’archivio. Il documentario di Sokurov è orribile. Penso che per poter finalmente capire, e conoscere, Dimitri Shostakovic bisognerebbe prendere questo documentario e buttarlo via. E' funereo, lunghissimo, sovietico. Non c'è niente dello humour di Shostakovic, solo filmati di propaganda; funereo, cupo, sovietico, funereo. Cos'aveva in testa Sokurov? Salvo solo i documenti d'archivio, per i quali ringrazio; però sono sempre tronchi, mutili, resi quasi inutili. Perché immagini di militari e marce durante la Settima? E' un dolore interiore... La cosa peggiore: la voce del commento che copre Shostakovic mentre suona il piano." (Giuliano Bovo, anno 2006)







2 commenti:

  1. A proposito di Shostakovic, tempo fa ho letto un romanzo incentrato sulla sua vita, "Il rumore del tempo" di Julian Barnes. Davvero bello, è una sorta di biografia romanzata, incentrata sul rapporto conflittuale tra il compositore e lo stalinismo.

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  2. non conosco il libro di Barnes, posso dirti che il libro di Franco Pulcini è molto bello e si legge come un romanzo, anche se è rivolto a chi conosce già molto dell'opera di Shostakovic
    grazie della segnalazione! Io penso che il rapporto fra Stalin e gli artisti, in specie Bulgakov e Shostakovic, fosse molto simile a quello degli artisti e scienziati del Rinascimento, Leonardo e gli Sforza, la corte di Ferrara, la corte di Praga al tempo di Alfonso II... sempre in bilico fra l'ammirazione e l'esilio, o peggio.

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