Rhapsody (1954) Regia Charles Vidor.
Soggetto di Henry Handel Richardson. Sceneggiatura: Fay e Michael
Kanin. Fotografia di Robert Planck. Musiche di Ciaikovskij,
Rachmaninov, Sarasate, Mozart, e altri. Musiche per il film di Johnny
Green. Interpreti: Elizabeth Taylor, Vittorio Gassmann, John Ericson,
Louis Calhern, Barbara Bates, Michael Chekhov. Durata 115 minuti
"Rapsodia" è un termine
musicale, preso in prestito dal greco antico, che dall'Ottocento sta
a indicare, secondo la definizione data dalla Garzantina della
Musica, "una composizione strumentale libera da qualsiasi schema
prestabilito e parafrasante melodie popolari nazionali, con carattere
virtuosistico o coloristico". L'esempio citato è quello di
Liszt con le "Rapsodie ungheresi" o di Ravel con "Rapsodia
spagnola".
"Rapsodia" è anche il titolo
scelto per un film americano del 1954, che noi italiani ricordiamo
più che altro per la presenza di Vittorio Gassmann, che ebbe un breve
periodo hollywoodiano dove i produttori cercarono di farne un latin
lover o qualcosa di simile; Gassmann, che a quei tempi era alle prese
con Amleto e con Alfieri in teatro, cercò inutilmente di spiegare
che lui era un'altra cosa come attore, ma si adeguò o cercò
di adeguarsi meglio che poteva ("hai visto mai", sembra di
sentirgli dire). Per me è un film francamente inguardabile, che
oltretutto dura due ore, e che sembra il condensato dei peggiori
luoghi comuni sui film hollywoodiani; probabilmente all'origine c'è
qualche esperienza seria di musica. Forse il soggetto di partenza non
era male ma poi ci si sono messi d'impegno i produttori di Hollywood
per farlo diventare un fotoromanzo o un romanzetto rosa, come si
usava in quegli anni. Il riassunto di ciò che vi succede lo lascio
quindi a wikipedia, rimarcando soltanto l'assenza di riferimenti al
ruolo fondamentale del padre di lei:
Louise è la figlia di un ricco
industriale americano e decide di andare a Zurigo per essere vicina
al suo amore Paul, un violinista che studia in Svizzera. Ma dopo un
concerto si scoprirà che Paul tiene alla sua carriera più che
all'amore; Louise quindi si ammala e viene consolata da James, che la
corteggia. Nel frattempo Paul effettua un tour nelle maggiori
capitali europee e sudamericane, ottenendo successo e diventando
famosissimo; al termine della tournée, a Parigi, Paul rivede James,
che gli comunica di essersi sposato con Louise. James è diventato un
alcoolizzato perché ha scoperto che la moglie in realtà ama ancora
Paul; quest'ultimo e Louise si incontrano all'aeroporto e Paul dice
alla donna di amarla ancora ma di non volere, per averla, rovinare la
vita a James. La donna si reca quindi con il marito a Zurigo, per
fargli riprendere gli studi di pianoforte che aveva interrotto dopo
il matrimonio, e in breve tempo James diventa un musicista virtuoso e
smette di bere. Poco prima dell'esibizione che dovrebbe consacrare il
talento di James, Louise lo lascia: ormai è autonomo, ha talento e
non deve più affidarsi alla moglie per avere sostegno e lei ha un
appuntamento con Paul, con cui partirà il giorno dopo. Durante lo
spettacolo, James trionfa e Louise capisce di amarlo: Paul, dopo
averle augurato buona fortuna, parte da solo e lei va da James dopo
l'esibizione, dichiarandogli il suo amore.
(riassunto da www.wikipedia.it)
Le musiche che si ascoltano sono: per
Gassman il "Concerto per violino e orchestra" di
Ciaikovskij, suonato da Michael Rabin come indicato nei titoli di
coda, e per John Ericsson il "Concerto numero 2 per pianoforte e
orchestra di Sergei Rachmaninov, suonato nientemeno che da Claudio
Arrau. Inoltre, sempre per Gassman, c'è "Gypsy Airs" di
Pablo de Sarasate, come improvvisazione suonata per gli amici al
ristorante. Nel corso del film si ascoltano anche altre musiche, una sinfonia di Mozart durante le prove, qualche accenno al pianoforte, eccetera. Le musiche per il film sono di Johnny Green, ma è difficile tenerle a mente dopo Ciaikovskij...
Alcune mie note sparse: 1) l'unica cosa
che mi è davvero piaciuta è la canzone inglese "See how I'm
jumping" cantata da Liz Taylor, al minuto 32 (qui su youtube) 2)
Gassman non ha la sua voce, è doppiato da Emilio Cigoli 3) gran
parte dell'azione si svolge al Conservatorio di Zurigo, con una bella
sequenza panoramica della città all'arrivo di Liz Taylor nei primi
minuti. 3) nel film, il direttore d'orchestra si chiama Streller, il
violinista Paul Bronte e il pianista James Guest. 4) Louis Calhern
intepreta il padre di Liz Taylor, una parte importante e ben
recitata; nel cast anche Barbara Bates e Richard Hageman 5) nei
titoli di coda apprendiamo che al pianoforte abbiamo ascoltato
Claudio Arrau, e al violino Michael Rabin.
Vittorio Gassmann ci ha lasciato un
ricordo di questo film nella sua autobiografia, " Un grande avvenire
dietro le spalle", pubblicata all'inizio degli anni '80. E' un libro
divertente e ricco di pagine interessanti che consiglio a tutti -
sempre sperando che sia ancora reperibile, se fosse fuori catalogo
sarebbe un peccato:
(...) A Los Angeles conobbi la mia
prossima assegnazione, cominciai le prove per il film Rhapsody. Sulla
carta non si presentava male: produzione di grandi mezzi, superbo
score musicale, protagonista una delle beniamine del pubblico, Liz
Taylor. Ciononostante, foschi presagi mi spinsero a chiedere udienza
a Dore Schary. Volevo spiegargli chi ero: non il tradizionale latin
lover che la Metro si impuntava a cercare in me, malgrado
l'imbarazzante risultato di Sombrero. Io ero - dissi con una
prosopopea che derivava dalla disperazione - io ero un attore
teatrale drammatico, che aveva recitato Amleto e rifiutava le
interviste rosa su Photo Play; io avevo un sorriso rado e introverso,
me ne battevo le scatole dei columnists, io leggevo Proust, perdio!
Schary mi lasciò squittire, aveva uno sguardo perplesso, non capiva
letteralmente cosa volessi. Mi disse che era la mia occasione, che
avrei suonato il concerto per violino e orchestra di Ciaikovskij,
disputando la Taylor a un grande pianista interpretato da John
Erikson. Sentii il muro, uscii con l’animo esulcerato e iniziai il
mio improbabile duello col violino sotto la guida di un coach
mentecatto. Per due mesi lottò contro le coriacee cartilagini del
mio polso e delle mie falangi; mi faceva picchiare per ore una
monetina da un quarto con un listello di legno; mi incastrava sulla
spalla violini d'ogni dimensione, mi imbottiva gli orecchi con la
colonna sonora realizzata da Isaac Raben. Unica consolazione, il
pensiero del povero Erikson, un attore da western con delle manone
possenti, ora costretto a fingere virtuosismi sulla tastiera del
pianoforte.
Si passò alle riprese del
riprovevole fumetto. Anni dopo, nella rubrica televisiva Il
mattatore, avrei inserito una ricostruzione di quel che fu la mia via
crucis di strumentista virtuoso. Partiva da un primissimo piano, in
cui il mio viso e ciò che restava della mia anima fremevano
sussultando al ritmo del Concerto di Ciajkovskij. Lentamente la
camera si allontana, fino a un campo lungo, che rivela la situazione
effettiva: le mie mani sono legate dietro la schiena; carponi sotto
di me sulla sinistra un violinista nano insinua un braccio
spropositato nell'incavo della mia ascella per eseguire gli svolazzi
della diteggiatura; sospeso in alto con un’imbragatura di cuoio, un
altro maestro manovra un archetto lungo tre metri, la cui punta entra
in perfetta diagonale nel campo dell’inquadratura; dietro me,
ottanta onorati professori d’orchestra suonano con rapimento, solo
io leggo nel fondo dei loro occhi il veleno di un corporativo
disprezzo.
Dissolvenza. John Erikson stilla
sudore ispirato nell’onda sonora di Beethoven, picchia i moncherini
sulla tastiera come un fabbro, i suoi ditoni da palmipede non beccano
mai meno di tre tasti alla volta. Anche a lui ovazioni. Primo piano
di Liz estasiata: per chi batterà il suo cuore? vincerà l’arpeggio
o la cavata? Il regista Charles Vidor gli dia giù senza complimenti:
stacco sul programma dei due prossimi concerti, spareggio fra
Shéhérazade e il Chiaro di luna. E poi tutti a ballare in uno
chalet svizzero, atmosfera neutrale e fonduta alla bourguignonne.
Le sofferenze provate in questo film
(che beninteso a molti piacque, trovo ancora dei patiti che me lo
ricordano con rimpianto) furono lenite da molte liberatorie risate
che facevamo con la Taylor. (...)
(Vittorio Gassman, da "Un grande
avvenire dietro le spalle", pagine 107-108 ed. Longanesi 1981)
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com ; le ultime due sono ovviamente tratte dal "Brancaleone" di Mario Monicelli)
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