sabato 18 maggio 2019

Victoria & Abdul


 
Victoria and Abdul (2017) regia di Stephen Frears. Basato sul libro di Shrabani Basu. Sceneggiatura di Lee Hall. Fotografia di Danny Cohen. Interpreti: Judi Dench, Ali Fazal, Eddie Izzard, Tim Pigott Smith, Paul Higgins, Adeel Akhtar, Michael Gambon, Simon Callow, Olivia Williams, e molti altri. Durata: 1h40'

"Victoria & Abdul", film inglese del 2017 diretto da Stephen Frears, racconta la storia vera di un indiano di Agra che fu servitore (e poi segretario) della regina Vittoria; che a quel tempo aveva anche il titolo di imperatrice dell'India. L'indiano, di religione musulmana, si chiamava Mohamed Abdul Karim (1863-1909) e fu a corte dal 1892 al 1901. La regina lo teneva in gran conto, mentre suo figlio (il futuro Edoardo VII ) e i ministri lo vedevano come il fumo negli occhi. Alla morte della regina, Abdul fu prontamente rispedito in patria (ben ricompensato, va detto) e la corrispondenza con la regina fu distrutta personalmente da Edoardo VII. Di questa storia rimane solo il diario di Abdul, ritrovato soltanto pochi anni fa, nel 2010. Su questo diario, e sul libro che ne trasse lo scrittore Shraban Basu, si basa il film.
Il soggetto è quindi interessante, sulla sua realizzazione c'è però molto da dire e in rete sono ben evidenziate le differenze con la realtà; non essendomi mai interessato della cosa non saprei cosa dire in proposito, se non fosse per una scena in cui compare quello che dovrebbe essere Giacomo Puccini, a 40' dall'inizio del film, durante un viaggio a Firenze della regina Vittoria.

 
Si tratta davvero di un pessimo ritratto di Puccini, l'italiano caricaturale, grossolano (si potrebbe dire - chiedo venia - "un terrone") ben distante dall'eleganza del vero Puccini. Oltretutto, Puccini viene presentato come un cinquantenne o sessantenne: essendo nato nel 1858, all'epoca dei fatti doveva avere poco più di trent'anni. Ovviamente, l'italiano da barzelletta canta un'aria d'opera; e la stona in modo orribile, una stonatura del tutto incomprensibile per un qualsiasi musicista che abbia studiato il solfeggio, figuriamoci per un compositore come Puccini. Il pretesto è "Manon Lescaut", che racconta di due innamorati divisi dalla diversa condizione sociale: così si dice nel film, dimenticandosi del fatto che Manon è una prostituta, una mantenuta, quindi la regina poteva anche offendersi. "Manon" è il primo successo di Puccini, nel 1893; comunque si guardino le cose, all'epoca del viaggio a Firenze della regina Vittoria non era certo così famoso da esserle presentato, ma tutto è possibile anche se sarebbe bello poter controllare. Puccini stava appena cominciando a diventare famoso, e probabilmente era a Milano in quel periodo, oppure a Lucca. Ci stava comunque di prendersi qualche libertà narrativa, e la scena poteva essere interessante se ben costruita, magari con Puccini al pianoforte e non cantante, per di più in quel modo stonato e scomposto. I compositori (e i direttori d'orchestra) sanno sempre cantare; magari non hanno una bella voce ma sanno essere intonati e non storpiano di certo le loro arie come capita in questo film. Fa tristezza che oggi ci sia ancora chi ripete questi stereotipi. Chi ha costruito questa scena, per di più nel 2017, non può che essere definito un asino (con tutto il rispetto per gli asini). Questa grossolanità stupisce perché Frears in passato riuscì a costruire un credibile Settecento con "Le relazioni pericolose" nel 1988. Oltretutto, Puccini è interpretato da Simon Callow: un attore esperto e di lungo corso che negli anni '80 fu l'interprete di Schikaneder, librettista e impresario per Mozart oltre che primo interprete di Papageno nel "Flauto Magico" di Mozart, in "Amadeus" di Milos Forman. Questo ritratto di Puccini è così stonato e sbagliato da porre seri dubbi su tutto il film, e dopo un inizio tutto sommato piacevole mi sono trovato a chiedermi cosa mai stavo guardando.
Insomma, se questo pastrocchio intende essere Puccini, figuriamoci cosa sono diventati gli altri e che razza di credibilità può avere il film.
 
Si può far notare che, parlando di questo film, www.wikipedia.it sbaglia scrivendo che Puccini nel 1887 aveva 33 anni, perché Puccini nacque nel 1858. Inoltre, "Manon" è del 1893; e Abdul fu a corte dal 1892, non dal 1887. Quindi, l'incontro con Puccini era possibile, bastava farlo bene e sarebbe stata una bella scena sia pure con qualche libertà.
Dopo lo strazio perpetrato sulla Manon, la regina Vittoria (cioè Judi Dench) si fa convincere ad abbozzare un'aria da "HMS Pinafore" di Gilbert and Sullivan, accompagnata al pianoforte dal figlio Bertie, cioè il futuro re d'Inghilterra Edoardo VII.

Il film inizia con una didascalia che mette in guardia sulla vicinanza alla realtà di quello che stiamo per vedere; l'interprete della regina è Judi Dench, come sempre molto brava e qui anche molto divertita. Abdul è interpretato da Alì Fazal, con un garbo che sembra voler riprendere l'indiano stralunato di Peter Sellers in "Hollywood party" del 1968. L'altro attore indiano è Adeel Akhtar; il futuro re Edoardo, qui chiamato Bertie (il nome completo era Albert Edward) è affidato a Eddie Izzard.
"Victoria & Abdul" è comunque realizzato in modo professionale e tutto sommato gradevole: uno spettatore con poche pretese finirà con il divertirsi guardandolo, ma da questo soggetto si poteva e forse si doveva trarre qualcosa di più, magari anche in chiave politica.





Nessun commento:

Posta un commento