giovedì 1 marzo 2018

Il Trovatore (1949)

 
Il Trovatore (1949) Regia di Carmine Gallone. Tratto dall'opera di Giuseppe Verdi. Adattamento e sceneggiatura di Carmine Gallone, Mario Corsi, Tullio Covaz, Ottavio Poggi. Fotografia di Aldo Giordani. Costumi di Dario Cecchi. Scenografia di Gastone Medin. Coreografia: non indicato. Maestro d'armi: Enzo Musumeci Greco. Interpreti: Gino Sinimberghi (voce di Antonio Salvarezza), Vittorina Colonnello (voce di Franca Sacchi), Enzo Mascherini, Gianna Pederzini, Cesare Polacco (voce nel canto di Enrico Formichi), Enrico Formichi (Ruiz), Leonora Amaya (zingarella), Giuseppe Varni (vecchio Conte di Luna), Raimondo van Riel (vecchio zingaro). Orchestra e coro Opera di Roma, direttore Gabriele Santini; maestro sostituto Gino Marinuzzi jr. Durata 95 minuti circa.
 
"Il Trovatore" nella riduzione cinematografica di Carmine Gallone (1949, bianco e nero) è un buon lavoro di cinema, con un cast vocale degno di nota in ogni ruolo in cui spiccano i nomi di Gianna Pederzini (storica interprete di Azucena in teatro) e del baritono Enzo Mascherini, ricordato oggi per il suo Macbeth a fianco di Maria Callas.
Non tutti gli attori che vediamo sullo schermo cantano con la loro voce: Gianna Pederzini ed Enzo Mascherini interpretano i personaggi sullo schermo e conservano la loro voce; invece Gino Sinimberghi, pur essendo tenore in carriera, è doppiato da Antonio Salvarezza nelle parti cantate e da Gualtiero de Angelis nelle (poche) parti dove bisogna recitare. Non ho notizie precise su Vittorina Colonnello, che è una Leonora più che credibile e che ha la voce del soprano Franca Sacchi. Si tratta dell'unico film interpretato da questa attrice.
Più complicato spiegare bene cosa succede con il resto del cast: il capo degli armigeri Ferrando è interpretato dall'attore Cesare Polacco con la voce (nelle parti cantate) di Enrico Formichi; lo stesso Enrico Formichi interpreta come attore il ruolo di Ruiz, ma essendo Ruiz una parte di tenore deve essere a sua volta doppiato nelle parti cantate. Nei titoli di testa non sono indicati i cantanti per i ruoli di Ines e di Ruiz; la direzione d'orchestra è di Gabriele Santini con i complessi del teatro dell'Opera di Roma. La ballerina che vediamo nella scene degli zingari è Leonora Amaya. Tutti sono doppiati nelle parti recitate, con l'eccezione di Cesare Polacco che conserva la sua voce d'attore celebre e inconfondibile, e che nel canto ha la voce del basso Enrico Formichi.
Il film inizia con questa premessa scritta:
« Lo scrittore spagnolo Antonio Garcia Gutierrez, ispirandosi a una cronaca del XV secolo, scrisse il poema drammatico El Trovador dal quale Salvatore Cammarano trasse il libretto per l'opera di Giuseppe Verdi. Gli sceneggiatori di questo film, per ampliare la vicenda e darle forma cinematografica, hanno anche attinto all'opera originale del Gutierrez e alle cronache del tempo.»
Gli sceneggiatori fanno un buon lavoro, e traggono molte cose inedite dal romanzo di Gutierrez, affidando il racconto di ciò che succede a una voce recitante fuori campo. Il risultato è che l'opera di Verdi vera e propria inizia solo dopo un quarto d'ora, e possiamo conoscere antefatti e particolari che nell'opera sono solo raccontati dal coro, e in modo piuttosto sbrigativo. Non che questo sia un male, Cammarano fece un ottimo lavoro e il libro originale di Gutierrez non è un capolavoro; penso che in Italia sia tuttora inedito, almeno in tempi recenti. Gli sceneggiatori del film sono con ogni probabilità da annoverare tra i pochissimi che (almeno in Italia) sono riusciti a leggere "El Trovador" di Antonio Garcia Gutierrez.

Nel dettaglio, si parte dal rogo della madre di Azucena, presenti il vecchio Conte di Luna (padre del baritono che ascoltiamo nell'opera di Verdi) e un Ferrando ancora giovane. Poi c'è il rapimento e vediamo Manrico e il figlio di Azucena da bambini, compresa la scena tragica del fatale errore; e conosciamo la giovane zingara innamorata di Manrico, prima della sua partenza. Sulla strada, a cavallo, Manrico soccorre una carrozza assalita da aggressori non ben identificati: si tratta del primo incontro con Leonora. Uno degli aggressori, subito soccorso dal generoso Manrico, farà amicizia con il giovane trovatore e lo convertirà alla causa di Urgel: il Conte di Luna sta con gli Aragona, Urgel è il rivale nella guerra civile che divide la Spagna in quel periodo. Urgel è citato anche nel libretto di Cammarano, sia pure di sfuggita ("d'Urgel seguace, a morte ei corre").


Nel film di Gallone vediamo per esteso anche il torneo che fa reincontrare Leonora e Manrico, e che scatena la gelosia del Conte. Ci sono molte scene in esterni, compresa la battaglia fra Urgel e Aragona dove viene ferito Manrico, poi soccorso da Azucena sul campo di battaglia. La musica che accompagna la battaglia è un arrangiamento del coro degli armigeri "Or coi dadi". L'inizio e la fine del film sono però in teatro, con il sipario che si apre e si chiude. I costumisti si sono presi la briga di ricostruire lo scudo con lo stemma di Manrico, ispirato da un accenno presente nel libretto: lo scudo è quello vinto nel torneo e donatogli da Leonora, sul quale "Manrico il Trovatore" (così si presenta nel film) farà incidere il disegno di una fiamma ardente.

Le voci sono tutte buone o discrete, e in teatro un cast come questo darebbe una buona resa; più difficile parlare della direzione, perché nel sonoro cinematografico l'orchestra è sempre relegata come sottofondo. Gabriele Santini era comunque uno dei migliori direttori disponibili in quel periodo. Nei titoli di testa compare il nome di Gino Marinuzzi: si tratta del figlio (omonimo) del Gino Marinuzzi che fu tra i più grandi direttori d'orchestra del Novecento. Compositore e didatta, Gino Marinuzzi jr ebbe infatti per diversi anni l'incarico di maestro sostituto all'Opera di Roma.





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