domenica 21 luglio 2019

Il falò delle vanità (1990)

 
Il falò delle vanità (The bonfire of the vanities, 1990) Regia di Brian De Palma. Tratto da un romanzo di Tom Wolfe. Sceneggiatura di Michael Cristofer Fotografia di Vilmos Zsigmond Musiche per il film di Dave Grusin Estratti dal Don Giovanni di Mozart. Interpreti: Bruce Willis, Tom Hanks, Morgan Freeman, Kim Cattrall, Melanie Griffith, Kirsten Dunst, F. Murray Abraham, Kevin Dunn, e molti altri Durata: 125 minuti

La presenza di questo film su un blog dedicato all'Opera è dovuta a una sequenza in teatro con il finale del Don Giovanni di Mozart, il grande e famoso "pentiti cambia vita" del convitato di pietra. I cantanti in scena non sono male, ma non ho trovato nessuna indicazione su di loro, né sul direttore d'orchestra, ed è un peccato. Questa sequenza mozartiana è però mal risolta e mal inserita nel contesto della narrazione; il film di per sè vale poco e lo porto qui giusto come segnalazione per chi fosse interessato.


Alla visione del film (in tv, per fortuna non ho pagato il biglietto) mi ero segnato qualche appunto, che riporto qui per provare a completare la scheda:
Il titolo originale è "The bonfire of vanities", è tratto da un romanzo di Tom Wolfe, e diretto da Brian De Palma nel 1990. La prima mezzora è pessima, il finale è invece guardabile e ha qualche motivo d'interesse. Nell'inizio, Bruce Willis è uno scrittore di successo, ubriaco, che viene coccolato e portato quasi di peso sul podio di una premiazione con intorno camerieri, hostess sexy e disponibili, truccatori, parrucchieri, costumisti, tutti lì per lui che è la star. Una sequenza molto autocompiaciuta, per me inguardabile e stomachevole, e difatti sono scappato avanti, molto avanti, e mi sono fermato sul volto di Morgan Freeman come giudice in tribunale, e direi che ho fatto bene.
Da qui in avanti, ho recuperato l'indispensabile di quest'inguardabile inizio: Tom Hanks è un giovane broker di successo ed è sposato con Kim Cattrall; ha una figlia e una casa sontuosa. Hanks ha per amante Melanie Griffith, giovane moglie di un riccone, davvero pessima: un'oca bionda e per di più italiana con casa sul lago di Como. Hanks e la Griffith rimangono coinvolti in un incidente dove un giovane afroamericano rimane in coma, e fuggono; è ciò che aspetta un team di avvocati bianchi per favorire l'elezione di un loro candidato sindaco, che ha bisogno del voto dei neri di New York. Il giudice Morgan Freeman però non si farà fregare, e ci sono molti colpi di scena (fiacchi). La presenza di un grande attore come Freeman raddrizza un po' il film, che rimane comunque una fetecchia sul mondo "bene" di New York ed è davvero stucchevole. Bruce Willis è probabilmente Wolfe stesso, è lui che racconta la storia e vi partecipa come giornalista.
 

Brian De Palma è un ottimo regista, dal punto di vista tecnico è uno dei migliori e i suoi primi film facevano sperare; purtroppo la scelta dei soggetti e la loro realizzazione, negli anni successivi, ha deluso molte aspettative. Tom Wolfe (da non confondere con Thomas Wolfe, che visse agli inizi del Novecento) è lo scrittore che inventò la definizione di "radical chic", scritta per la prima volta pensando a Leonard Bernstein. Ho avuto occasione di ascoltare Bernstein in concerto, ed è stata un'esperienza di quelle fuori del comune: con Stravinskij, nel finale della suite da "L'Uccello di Fuoco", sembrava letteralmente di vedersi accendere delle luci in sala. Anche come compositore, Leonard Bernstein è stato grande ed ha saputo scrivere musica grande e complessa e cose più leggere e vicine al gusto del pubblico di musica leggera (West side story). Ho avuto occasione anche di leggere qualcosa di Tom Wolfe, ma il suo mondo di dandy e di ricchi borghesi non mi ha mai appassionato; direi che questo film li rende bene, ma tra il "radical chic" Bernstein e il dandy Tom Wolfe direi che non c'è nessun paragone possibile. Con tutti i suoi difetti, Leonard Bernstein è stato uno dei grandi della musica del Novecento; il posto di Tom Wolfe in letteratura è probabilmente quello di un intrattenitore, magari divertente o brillante ma più che dimenticabile (c'è molto di meglio da leggere, nel Novecento).
 

Nel film c'è una scena all'opera con il finale del Don Giovanni di Mozart, il famoso "pentiti cambia vita", ma è risolta in modo pedestre e volgare; i cantanti in scena però non sono male. Nessuna indicazione su di loro, né sul direttore d'orchestra, peccato; qua e là c'è anche un abbozzo di "Eine kleine Nachtmusik" (composizione che dura quasi mezz'ora, va detto: non finisce dopo le prime quattro battute come nelle segreterie telefoniche, provate ad ascoltarla per intero se non lo avete mai fatto).
In definitiva (parere mio personale, s'intende), un film da buttare e giustamente dimenticabile tranne che per la bravura degli attori.


(le immagini vengono tutte dal sito imdb.com)
 


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