Il falò delle vanità (The bonfire of
the vanities, 1990) Regia di Brian De Palma. Tratto da un romanzo di
Tom Wolfe. Sceneggiatura di Michael Cristofer Fotografia di Vilmos
Zsigmond Musiche per il film di Dave Grusin Estratti dal Don
Giovanni di Mozart. Interpreti: Bruce Willis, Tom Hanks, Morgan
Freeman, Kim Cattrall, Melanie Griffith, Kirsten Dunst, F. Murray
Abraham, Kevin Dunn, e molti altri Durata: 125 minuti
La presenza di questo film su un blog
dedicato all'Opera è dovuta a una sequenza in teatro con il finale
del Don Giovanni di Mozart, il grande e famoso "pentiti cambia
vita" del convitato di pietra. I cantanti in scena non
sono male, ma non ho trovato nessuna indicazione su di loro, né sul
direttore d'orchestra, ed è un peccato. Questa sequenza mozartiana è
però mal risolta e mal inserita nel contesto della narrazione; il
film di per sè vale poco e lo porto qui giusto come segnalazione per
chi fosse interessato.
Alla visione del film (in tv, per
fortuna non ho pagato il biglietto) mi ero segnato qualche appunto,
che riporto qui per provare a completare la scheda:
Il titolo originale è "The
bonfire of vanities", è tratto da un romanzo di Tom Wolfe, e
diretto da Brian De Palma nel 1990. La prima mezzora è pessima, il
finale è invece guardabile e ha qualche motivo d'interesse.
Nell'inizio, Bruce Willis è uno scrittore di successo, ubriaco, che
viene coccolato e portato quasi di peso sul podio di una premiazione
con intorno camerieri, hostess sexy e disponibili, truccatori,
parrucchieri, costumisti, tutti lì per lui che è la star. Una
sequenza molto autocompiaciuta, per me inguardabile e stomachevole, e difatti sono scappato avanti,
molto avanti, e mi sono fermato sul volto di Morgan Freeman come
giudice in tribunale, e direi che ho fatto bene.
Da qui in avanti, ho recuperato
l'indispensabile di quest'inguardabile inizio: Tom Hanks è un
giovane broker di successo ed è sposato con Kim Cattrall; ha una
figlia e una casa sontuosa. Hanks ha per amante Melanie Griffith,
giovane moglie di un riccone, davvero pessima: un'oca bionda e per di
più italiana con casa sul lago di Como. Hanks e la Griffith
rimangono coinvolti in un incidente dove un giovane afroamericano
rimane in coma, e fuggono; è ciò che aspetta un team di avvocati
bianchi per favorire l'elezione di un loro candidato sindaco, che ha
bisogno del voto dei neri di New York. Il giudice Morgan Freeman però
non si farà fregare, e ci sono molti colpi di scena (fiacchi). La
presenza di un grande attore come Freeman raddrizza un po' il film,
che rimane comunque una fetecchia sul mondo "bene" di New
York ed è davvero stucchevole. Bruce Willis è probabilmente Wolfe
stesso, è lui che racconta la storia e vi partecipa come
giornalista.
Brian De Palma è un ottimo regista,
dal punto di vista tecnico è uno dei migliori e i suoi primi film
facevano sperare; purtroppo la scelta dei soggetti e la loro
realizzazione, negli anni successivi, ha deluso molte aspettative.
Tom Wolfe (da non confondere con Thomas Wolfe, che visse agli inizi
del Novecento) è lo scrittore che inventò la definizione di
"radical chic", scritta per la prima volta pensando a
Leonard Bernstein. Ho avuto occasione di ascoltare Bernstein in
concerto, ed è stata un'esperienza di quelle fuori del comune: con
Stravinskij, nel finale della suite da "L'Uccello di Fuoco",
sembrava letteralmente di vedersi accendere delle luci in sala. Anche
come compositore, Leonard Bernstein è stato grande ed ha saputo
scrivere musica grande e complessa e cose più leggere e vicine al gusto del
pubblico di musica leggera (West side story). Ho avuto occasione
anche di leggere qualcosa di Tom Wolfe, ma il suo mondo di dandy e di
ricchi borghesi non mi ha mai appassionato; direi che questo film li
rende bene, ma tra il "radical chic" Bernstein e il dandy
Tom Wolfe direi che non c'è nessun paragone possibile. Con tutti i
suoi difetti, Leonard Bernstein è stato uno dei grandi della musica
del Novecento; il posto di Tom Wolfe in letteratura è probabilmente
quello di un intrattenitore, magari divertente o
brillante ma più che dimenticabile (c'è molto di meglio da leggere,
nel Novecento).
Nel film c'è una scena all'opera con
il finale del Don Giovanni di Mozart, il famoso "pentiti cambia
vita", ma è risolta in modo pedestre e volgare; i cantanti in
scena però non sono male. Nessuna indicazione su di loro, né sul
direttore d'orchestra, peccato; qua e là c'è anche un abbozzo di
"Eine kleine Nachtmusik" (composizione che dura quasi
mezz'ora, va detto: non finisce dopo le prime quattro battute come
nelle segreterie telefoniche, provate ad ascoltarla per intero se non
lo avete mai fatto).
In definitiva (parere mio personale, s'intende), un film da buttare e
giustamente dimenticabile tranne che per la bravura degli attori.
(le immagini vengono tutte dal sito imdb.com)
(le immagini vengono tutte dal sito imdb.com)
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