lunedì 20 febbraio 2017

Giovanna d'Arco al rogo ( I )

Giovanna d'Arco al rogo (1954). Regia di Roberto Rossellini. Tratto dall'oratorio di Arthur Honegger, su testo di Paul Claudel (versione in italiano di Emidio Mucci). Fotografia di Gabor Pogany (colore). Scene di C.M.Cristini. Coreografia di Bianca Gallizia. Musica di Arthur Honegger. Interpreti: Ingrid Bergman (Giovanna), Tullio Carminati (frate Domenico), Giacinto Prandelli, Saturno Meletti, Plinio Clabassi, Piero De Palma, Augusto Romani, Agnese Dubbini, Aldo Terrosi, Silvio Santarelli, Gerardo Gaudioso, Nino Tarallo, Luigi Paolillo. Solo in voce: Miriam Pirazzini, Marcella Pobbe, Pina Esca, Giovanni Avolanti. Orchestra, cori e balletto del San Carlo di Napoli. Direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni. Maestro sostituto Angelo Spagnolo. Durata: 76 minuti

Arthur Honegger (1892-1955), svizzero, è un compositore fra i più importanti del Novecento. Autore di musica sinfonica, da camera, operistica; ha collaborato con Cocteau (l'opera "Antigone", 1927), con Paul Valéry ("Amphion", 1931) e molti altri ancora. Il suo brano più famoso, anche per motivi di curiosità musicali, è probabilmente "Pacific 231": scritto nel 1923, è un esercizio di virtuosismo compositivo dove l'orchestra sinfonica imita in maniera impressionante l'avviarsi di una locomotiva a vapore. Honegger nasce come compositore quando sono in piena attività Debussy, Stravinskij, Schoenberg; ha molte affinità con Hindemith, fece parte del "gruppo dei Sei" insieme a Milhaud, Auric, Poulenc, Durey e Tailleferre. Fu attivo anche nel cinema: Honegger scrisse le musiche per "Napoleon" di Abel Gance (ma Francis Ford Coppola, quando riportò questo film nelle sale cinematografiche, le sostituì con una colonna sonora scritta da suo padre Carmine Coppola, che suonò nell'orchestra NBC con Toscanini).
"Jeanne d'Arc au bûcher", oratorio drammatico su testo di Paul Claudel, è del 1938. La prima assoluta è a Basilea, con Ida Rubinstein voce recitante e Charles Munch come direttore d'orchestra; ebbe successo e seguirono molte repliche di alto livello, sempre con un cast importante. La prima italiana è alla Scala nel 1947: dirige lo stesso Honegger, con Sarah Ferrati, Salvo Randone, e il tenore Giacinto Prandelli che sarà sempre l'interprete italiano di Porcus (il giudice nel processo a Giovanna, secondo la lettura di Claudel) negli allestimenti italiani di quel periodo. Nel 1948 "Giovanna d'Arco al rogo" arriva all'Opera di Roma, ancora con Honegger a dirigere. La parte di Giovanna d'Arco (voce recitante, non canto) piace, e attira molte altre grandi attrici; Ingrid Bergman debutta nel ruolo a Parigi, nel 1953. Questo allestimento viene poi portato alla Scala nel 1954, sempre con la Bergman, direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni con Memo Benassi nella parte di frate Domenico, e con il mezzosoprano Cloe Elmo; arriva a Napoli qualche mese dopo ed è con i complessi del San Carlo di Napoli che Roberto Rossellini realizzerà questo film. "Jeanne d'Arc au bûcher" rimane nel repertorio sinfonico e operistico, ed è ancora oggi eseguita; da noi avrà un'altra versione filmata, stavolta per la tv: alla Rai nel 1960 con regia di Vittorio Gassman, protagonista Olga Villi, direttore d'orchestra Franco Capuana.
"Giovanna d'Arco al rogo" ha bella musica ma non è probabilmente il migliore punto di partenza per capire Honegger, forse sarebbe meglio cominciare dalle sinfonie o magari proprio da "Pacific 231". La dizione scelta da Honegger per la sua "Giovanna d'Arco" sarebbe "oratorio", ma io direi piuttosto melologo, cioè "testo letterario recitato su accompagnamento musicale" come spiega bene la Garzantina. Esempi molto alti e riusciti di melologo sono, per esempio, "Fidelio" di Beethoven e "Il franco cacciatore" di Carl Maria von Weber. Sono sempre formule piuttosto ibride, il canto e la parte recitata si fondono e si separano, ci sono arie, recitativi accompagnati, parti corali e parti sinfoniche; in particolare, è sicuramente un melologo tutta la scena nel carcere dal "Fidelio". Il testo originale è di Paul Claudel, in francese; la versione italiana è di Emidio Mucci.
All'inizio del film, dai bei colori caldi e con le immagini curate da Gabor Pogany (uno dei più grandi fra i tanti ottimi direttori della fotografia di quegli anni), già fin dai titoli di testa (le pagine di un libro antico) vengono subito messe le cose in chiaro: «Un film di Roberto Rossellini.» Solo dopo due o tre pagine arrivano i nomi di Honegger e di Claudel: il film è di Rossellini, gli altri vengono dopo.
Non appena cominciano le immagini sorge spontanea la domanda: è cinema o una ripresa in teatro? Io direi che siamo già dalle parti del Rossellini degli anni 60 e 70, un anticipo di ciò che saranno "La presa di potere di Luigi XIV" gli "Atti degli Apostoli", il "Socrate" e il "Blaise Pascal"; nella parte visiva troviamo echi del cinema di prima del sonoro, il prologo in cielo dal Faust di Murnau, il Faust precedente di Méliès, Eisenstein e Aleksander Nevskij, a tratti perfino le composizioni coreografiche di Busby Berkeley. Su tutto domina però l'impianto teatrale, e direi che è un'ottima scelta perché sembra davvero di essere a due passi dagli attori. Si tratta di una versione molto fedele al testo originale, può anche non piacere ai non appassionati d’opera proprio perché assomiglia più ad una ripresa in teatro che a un film, ma si tratta comunque di un ottimo lavoro da parte di Rossellini. Detto en passant, a me piace molto il Rossellini "didattico", sia come realizzazione che come progetto di cinema e televisione, e ho imparato molto da questi suoi film sui quali una certa parte della critica tende un po' troppo a distrarsi e a minimizzare.
Ingrid Bergman, all’epoca compagna di vita di Rossellini, recita in un italiano molto bello; ogni tanto salta fuori l'accento svedese che a me ricorda il tenore Jussi Björling, o magari (per gli appassionati di calcio) Nils Liedholm. Ingrid, nata nel 1915, era prossima ai quarant'anni e aveva già avuto tre figli da Rossellini; molto intensa nei primi piani, bellissima come sempre, con i capelli corti come nel film tratto da Hemingway ma neri e lisci, indossa un saio per quasi tutta la durata del film.
La storia di Giovanna d'Arco, a livello mio personale, è una vicenda che non mi ha mai appassionato: che cosa c'entra Dio con le guerre in Europa? Ma forse oggi Giovanna d'Arco torna attuale, con i nazionalismi e le divisioni fra i popoli sempre più risorgenti. Sempre a livello mio personale, sono molti i miei dubbi sia sulla musica di Honegger (ma solo per "Giovanna d'Arco al rogo", non per le altre sue composizioni) che sull'allestimento; comunque sia questo film rimane un'ottima cosa, da conoscere, e che fa rimpiangere i tempi in cui era possibile tutto questo, cioè trasmettere cultura e conoscenza tramite il cinema. Oggi un film così non verrebbe girato, e se fosse possibile girarlo finirebbe in qualche "nicchia" (secondo il gergo orribile dei pubblicitari, padroni da anni dei mass media) e lì finirebbe i suoi giorni.

(continua)

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