martedì 21 febbraio 2017

Giovanna d'Arco al rogo ( II )

Giovanna d'Arco al rogo (1954). Regia di Roberto Rossellini. Tratto dall'oratorio di Arthur Honegger, su testo di Paul Claudel (versione in italiano di Emidio Mucci). Fotografia di Gabor Pogany (colore). Scene di C.M.Cristini. Coreografia di Bianca Gallizia. Musica di Arthur Honegger. Interpreti: Ingrid Bergman (Giovanna), Tullio Carminati (frate Domenico), Giacinto Prandelli, Saturno Meletti, Plinio Clabassi, Piero De Palma, Augusto Romani, Agnese Dubbini, Aldo Terrosi, Silvio Santarelli, Gerardo Gaudioso, Nino Tarallo, Luigi Paolillo. Solo in voce: Miriam Pirazzini, Marcella Pobbe, Pina Esca, Giovanni Avolanti. Orchestra, cori e balletto del San Carlo di Napoli. Direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni. Maestro sostituto Angelo Spagnolo. Durata: 76 minuti
 
Si comincia con Giovanna che è in cielo e dialoga con frate Domenico (san Domenico): è il ricordo del rogo, cioè il passato, o forse il rogo deve ancora venire? "Sono belve e non uomini di Dio coloro che ti hanno giudicato", dice frate Domenico. Insieme ripercorrono le vicende del processo, così come le ha immaginate Paul Claudel: la Tigre si rifiuta di giudicare Giovanna, la Volpe si dà malata, il Serpente mostra la sua inadeguatezza; allora si fa avanti il Maiale (Porcus) e sarà lui a presiedere il processo; è allegro, e parla in latino. I giurati sono delle pecore, l'asino sarà cancelliere. E' una scena che a noi posteri può ricordare l'inizio della Lulu di Alban Berg, i personaggi presentati come animali; qui Porcus è il tenore Giacinto Prandelli, che in teatro ebbe un'ottima carriera con ruoli di primo piano in Verdi e Puccini, ma che probabilmente si era affezionato al ruolo perché lo ha eseguito in tutte le rappresentazioni italiane di quegli anni. Dal punto di vista musicale, Honegger mette in queste scene cori barbarici (il popolo, la giuria, la barbarie generale di questo processo), una breve citazione del dies irae di Tommaso da Celano, ricordi di Stravinskij (Sinfonia di salmi, i cori di Oedipus Rex...), direi anche Mussorgskij.
Frate Domenico dice a Giovanna che i sapienti della Sorbona che l'hanno condannata (Claudel li elenca uno per uno) credono fermamente nel diavolo, ma non vogliono prestar fede a Dio; il diavolo per loro è una realtà e gli angeli sono una stoltezza, "secondo loro il diavolo che detestavi ti ha aiutato e gli angeli che invocavi non hanno potuto nulla; e così essi come delinquente doppiamente ti condannano".
Al minuto 25, ancora frate Domenico usa la metafora delle carte da gioco per indicare il destino, o forse la volontà divina: "il gioco delle carte che ti ha portato qui, da pastorella che eri". Segue un balletto o pantomima, con le carte e i tarocchi, i re e i guerrieri e accanto a loro quattro regine: Stoltezza, Boria, Avarizia, Lussuria, e poi la Morte. I re e i guerrieri sono quelli storici, quelli che combatterono con Giovanna o contro di lei.
Al minuto 32 in cielo si sentono le campane, "de profundis clamavit...". Le campane (una scura e una chiara), poi le voci, evocano il ricordo dell'infanzia di Giovanna, e poi il suo percorso con il Re.
C'è la festa dei contadini, poi un frate domenicano li rimprovera e li esorta a pregare per il Re che va ad essere incoronato a Reims; poi il frate prega con loro. Una voce fuori campo dice che arriva il re di Francia, sta andando a Reims; il re passa da lontano, con un corteo di cavalli bianchi.
"Sono io che ho fatto questo" dice Giovanna.
"E' Dio che ha fatto questo" la corregge frate Domenico.
"E' Dio che ha fatto questo, insieme a Giovanna; le voci non mi avevano ingannata", conclude Giovanna.
Al minuto 45, si invoca l'unità della Francia, contro l'occupazione inglese. "Per un re di carne tu hai versato il tuo sangue virginale" dice frate Domenico, rimproverando Giovanna.
Giovanna in cielo riascolta le Voci che aveva udito da pastorella; fa l'elogio della sua Normandia, della Lorena, parla della sua spada donata a lei da san Michele.
"Io vado, andrò, sono andata", dice Giovanna; tempo e spazio in un anello senza fine. Il rogo è nel passato, o nel futuro? O forse nel presente?
Al minuto 56, sempre Giovanna: "la spada di San Michele non si chiama odio, si chiama amore"
A 1h00 Giovanna lascia frate Domenico in cielo, e scende; si ode una voce di soprano dall'alto. Giovanna è pronta a subire ancora il supplizio del rogo: "era un ricordo, è il presente, sarà, è stato, è qui... ", ma Dio è più forte di tutto.
Frate Domenico adesso non c'è più, Giovanna è sul rogo, sola e abbandonata; ma la Voce dal cielo l'aiuta, "Giovanna tu non sei sola"; ma lei non vuole morire, ha paura (come Cristo in croce). Le offrono di abiurare, ma lei rifiuta; viene acceso il rogo. Giovanna tornerà in cielo: l'amore è il più forte, Dio è il più forte.
L'immagine conclusiva è il cartello "The end", in inglese.
Paul Claudel (francese, 1868-1955) si convertì al cattolicesimo da adulto; iniziò come poeta simbolista, poi l'ispirazione cattolica prevalse nelle sue opere. "Giovanna d'Arco" è del 1939, quindi Honegger la mette in musica subito dopo la sua pubblicazione; altre opere importanti di Claudel sono "L'annuncio a Maria" (1912) e "Le soulier de satin" (La scarpetta di raso), dramma storico dal quale Manoel de Oliveira ha tratto un film molto bello (ne ho scritto per esteso sul blog giulianocinema)
Ingrid Bergman (1915-1982), conosce Rossellini nel 1949, e insieme girano il film "Stromboli"; la loro relazione fece scandalo, soprattutto in America dove la Bergman era una delle dive più famose e celebrate. Nel 1950 nasce il loro primo figlio, Roberto jr; nel 1952 nascono le gemelle Isotta e Isabella; la tournée per la "Giovanna d'Arco" di Honegger è quindi di poco successiva alla loro nascita.
"Giovanna d'Arco al rogo" in questo allestimento fu trasmessa per radio in diretta il 5 dicembre 1953 dal San Carlo di Napoli, ed è disponibile nelle teche Rai; su Rai3 nel 2013 questa registrazione fu montata su immagini del film di Dreyer. Direi che la "Giovanna d'Arco" di Carl Theodor Dreyer (film del 1927) non ha molto in comune con Claudel, ma è sempre un capolavoro da vedere e rivedere; i primi piani di Dreyer fanno però pensare che è molto probabile che il personaggio di Porcus venga dai volti degli inquisitori di Dreyer, volti in stile Trump-Salvini-LePen, se mi si permette il paragone con l'oggi.

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