lunedì 1 maggio 2017

Armonie di Werckmeister ( I )


Armonie di Werckmeister (2000) Regia di Bela Tarr. Scritto da Laszlo Krasznahorkay, Bela Tarr, Agnes Hranitzky. Montaggio di Agnes Hranitzk. Musica: Mihàly Vig. Fotografia: diversi operatori. Interpreti: Lars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, e altri attori ungheresi. Durata: 145 minuti

"Armonie di Werckmeister" è un film straordinario, di grande impatto visivo, con ottima musica (il compositore si chiama Mihàly Vig). Non è un film per tutti, ma mi sento di consigliarlo a chiunque. Basta un po' di pazienza, come sempre, ma già la sequenza iniziale è di grande bellezza e profondità; io ne sono stato subito rapito e, da spettatore molto scafato, non mi capita spesso di dover dire queste cose. Mi accorgo che è anche difficile parlarne, e quindi provo a mettere un po' in ordine le mie impressioni. Comincio dal riassunto che trovo su wikipedia.it :«In un piccolo villaggio della pianura ungherese, alla vigilia di un'eclisse di sole, fa la sua comparsa un circo costituito esclusivamente da due attrazioni: un principe e una balena. Janos, un giovane postino, è l'occhio attraverso cui si vede svolgersi l'intera vicenda. Il paesino, segnato da lotte intestine e presagi di guerra, si fa presto coinvolgere dalla dialettica del principe (che non si vede mai pur intuendone una fisionomia deforme) e si appresta a un massacro di innocenti. Opera densa di metafore ed allusioni, rimane comunque un lucido discorso politico volto alla condanna di ogni forma di totalitarismo. »
Detto questo, che non è del tutto corretto (Janos non è un postino, e il principe è solo un'attrazione da circo, da baraccone) non è che si sia spiegato il grande fascino del film; e quindi riparto dal significato del titolo. Werckmeister è una persona realmente esistita, un grande teorico della musica che fu punto di riferimento anche per Johann Sebastian Bach. La Garzantina sintetizza così: «Andreas Werckmeister (Turingia, 1645-1706) era un organista tedesco, teorico musicale, che studiò il temperamento musicale in numerose pubblicazioni. ». Paolo Terni, nelle sue trasmissioni su Radiotre del 2009-2010, ricordava che "si chiama Werckmeister III l'accordatura per La=390 hertz, e non 415 come si fa oggi". Siamo insomma a una questione fondamentale nella musica, quella che avrebbe trovato il suo punto d'arrivo definitivo in JS Bach (1685-1750) e nel Clavicembalo ben temperato. Ancora oggi, anche nel rap e nell'heavy metal e nelle canzoni di Sanremo, ci muoviamo dentro il sistema temperato che ci sembra naturale e che utilizziamo senza alcun problema; ma così non è, c'è stato un lungo percorso durato secoli per arrivare alla musica come la studiamo e la ascoltiamo oggi, e il segreto sta nei tasti neri del pianoforte: il tasto nero dopo il do può essere considerato sia come do diesis che come re bemolle. Le due note sono in realtà distinte, ma nel pianoforte e negli strumenti "temperati" sono state unite in un solo suono. Si possono distinguere e suonare con il violino (per fare un solo esempio), che è uno strumento "non temperato"; e in altre culture, come con il sitar indiano, esistono strumenti che possono suonare infinite note intermedie, che però possono essere distinte come tali solo da orecchi particolarmente raffinati.
Quale è, dunque, il sistema naturale della musica? E' un'alterazione della realtà la musica che suoniamo e ascoltiamo ogni giorno? Questa è la domanda che si pone uno dei protagonisti del film, il signor Eszter (un musicista), con questo suo monologo:
Il signor Eszter: Devo puntualizzare che non si può dubitare nemmeno per un istante che siamo di fronte ad una questione meramente tecnica, bensì tipicamente filosofica.
Nelle ricerche sul sistema musicale in oggetto giungiamo inevitabilmente a riesaminare le nostre convinzioni. Dobbiamo chiederci: “Su che cosa si basa la nostra opinione?” L’ordine armonico, al quale ogni capolavoro fa riferimento nella propria inappellabilità, esiste davvero?
Ne consegue che in effetti dobbiamo parlare non tanto di ricerche musicali quanto piuttosto del riconoscimento di un fatto antimusicale. Della rivelazione risoluta di uno scandalo occultato da secoli e particolarmente sconfortante. Infatti, la situazione vergognosa di ogni singolo accordo di capolavori di svariati secoli è falso fino al midollo.
Questo significa che l’espressione musicale, quella magia insuperabile fatta di assonanze e di accordi, di fatto si basa semplicemente su un inganno. Sì, senza alcun dubbio dobbiamo parlare di un vero inganno, anche se i più insicuri, per addolcire un po’ la faccenda, parlano di compromesso.
Che genere di compromesso? La maggioranza ormai afferma che il tono musicale puro in realtà non è altro che un sogno. Per essi, di fatto, non esistono accordi musicali puri.
E’ ora di richiamare l’attenzione sul fatto che ci sono state epoche più fortunate, per esempio quelle di Pitagora e di Aristosseno. I nostri avi usavano strumenti accordati in maniera naturale. Loro si accontentavano di suonare solo in alcuni toni. Non erano tormentati da dubbi, sapevano che l’armonia divina appartiene agli dèi.
Più tardi, tutto questo non valse più nemmeno un fico secco. Infatti, la presunzione confusa si sarebbe appropriata di tutta l’armonia divina. A proprio modo, in una certa misura, c’è anche riuscita, affidando la questione ai tecnici. prima ai pretoriani, poi ai Salinas e infine ad Andreas Werckmeister, il quale assolse al suo compito. Suddivise semplicemente in 12 parti uguali, prive di modulazioni, il sistema divino delle ottave. Di due semitoni, uno è un artificio. Egli usò solo 5 tasti neri, invece di 10; suggellando così la situazione.
Dobbiamo anche affrontare senza esitazioni la triste storia dello sviluppo dell’accordatura degli strumenti musicali, il cosiddetto “temperamento uniforme”. Dobbiamo anche ripristinare il diritto all’accordatura naturale. Con cura dobbiamo correggere gli errori di Werckmeister, quelle sette note in sequenza: è con esse che dobbiamo vedercela, dovremmo considerarle non come equivalenti nell’unità di valore di un’ottava bensì come 7 qualità distinte, come 7 sorelle sulla volta celeste.
Questo è ciò che dovremmo fare. Però dobbiamo prendere coscienza che questa accordatura naturale ha un limite. E’ una limitazione peraltro assai preoccupante, che esclude decisamente l’utilizzo dei toni in chiavi musicali più alte.
Sempre dalla Garzantina della Musica: «Francisco de Salinas (1513-1590) spagnolo, fu attivo a Roma. Cieco dalla nascita, organista e teorico musicale. Nel 1577 pubblica "De musica libri septem" che contiene tra le altre cose i più antichi esempi di canti popolari italiani e spagnoli, raccolti direttamente dalla tradizione orale. »
 
(1.segue)

2 commenti:

  1. un alfabeto sonoro ridotto.. l'abitudine a un linguaggio che rende inevitabilmente estranea ogni altra espressione.. E' una questione nodale quella posta dal film , mi sembra, anche perchè viene posto il problema del linguaggio in generale, delle categorie di cui ci avvaliamo per sentire, conoscere, scegliere..

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  2. la questione è molto più complessa, perché il sistema temperato ha portato secoli di capolavori. C'è dietro tutta una questione molto tecnica, insomma. E' importante anche la questione del diapason, suonare con il diapason del '500 (oggi lo fanno molti gruppi che usano gli strumenti d'epoca) porta a un'acustica del tutto differente. Di mio aggiungerei questo, e penso che Bela Tarr ne sia più che cosciente: con l'amplificazione e con la musica di questo inizio di millennio tutto è stato ridotto a un livello molto banale e senza quasi più differenze, una "grande pialla" mentale prima che musicale. L'omologazione di cui parlava Pasolini (ormai mezzo secolo fa), perfettamente compiuta.
    Direi anche che sono perfette le tre parole che hai scelto per chiudere il commento, forse è proprio di questo che ci sta parlando Bela Tarr: la possibilità di sentire, conoscere, scegliere.

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