venerdì 19 maggio 2017

La danse (Frederick Wiseman)


 
"La danse" (2009) Scritto e diretto da Frederick Wiseman. Documentario sui ballerini dell'Opera di Parigi. Musiche di Ciaikovskij, Berlioz, e alltro. Durata: 150 minuti.

"La danse" di Frederick Wiseman è un documentario di due ore e mezzo sul balletto dell'Opera di Parigi, girato nel 2009. Frederick Wiseman, nato a Boston nel 1930, è autore di documentari di grande impegno sociale, su temi sociali molto importanti (il lavoro, l'handicap fisico, la maternità, le malattie mentali...), su arte e musei. "La danse" è uno dei suoi film più recenti.
Non sono un gran conoscitore di danza, e dico subito che il mio parere non vale niente, in questo caso; pur apprezzando Wiseman e il suo lavoro non ho trovato niente di memorabile in questo suo film; tante prove, gli artisti in mensa, un ricordo per Béjart appena scomparso, e soprattutto tante prove in palestra. Non so se possa davvero piacere agli appassionati di balletto, bisognerebbe sentire il loro parere e non il mio; ma in molti suoi momenti è poco più di un filmato tra parenti o amici, capisco e apprezzo lo spirito con cui è stato ideato, ma bisogna pur dire che filmati come questi oggi si fanno anche con il telefonino. Un documento, insomma, una fotografia di quei giorni e di quelle prove, quasi senza elaborazione.


Tra le coreografie in prova ricordo Mats Ek, una ripresa dello Schiaccianoci di Ciaikovskij nella coreografia di Nureiev, e un'orribile (sempre a mio parere, sia ben chiaro) Medea fatta da Preljocaj, al quale di tutto l'insieme mitico e drammatico sembra interessare solo il sangue e ne versa a secchiate in palcoscenico. Poi un Orfeo di Pina Bausch, Berlioz con Romeo e Juliette, e altro ancora. I ballerini e le ballerine sono bravi, ma da Wiseman mi aspettavo qualcosa in più.
Un momento importante, da fermare come immagine, può essere questo: la direttrice artistica che ricorda ai ballerini che tutti loro prendono sovvenzioni pubbliche, e che quindi devono essere all'altezza del sostegno pubblico, meritarselo con l'impegno e la professionalità. Un po' il tipo di discorso che da noi facevano Paolo Grassi e Giorgio Strehler, tanti anni fa: è stato un bel periodo, il periodo in cui Milano era capitale culturale d'Europa. E' durato per molti decenni, sarebbe bello se si ricominciasse a parlare in questa direzione, il teatro pubblico e aperto a tutti, la cultura come bene indispensabile per la crescita della nazione. Per fare questo, per fare questi miracoli di lavoro quotidiano, servono le sovvenzioni pubbliche; serve il servizio pubblico, e serve soprattutto l'impegno di tutti.


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