venerdì 2 febbraio 2018

L'opera da tre soldi


- "Die Dreigroschenoper" (L'opera da tre soldi, 1931). Regia di Georg Wilhelm Pabst. Tratto dall'opera teatrale di Bertolt Brecht e Kurt Weill. Musica di Kurt Weill, dirette da Kurt Weill e Theo Mackeben. Sceneggiatura di Bela Balasz, Léo Lania, Ladislaus Vajda . Fotografia di Fritz Arno Wagner. Interpreti: Rudolf Forster (Mackie Messer), Carola Neher (Polly), Reinhold Schünzel (Tiger-Brown), Fritz Rasp (Peachum), Valeska Gert (Mrs. Peachum), Lotte Lenya (Jenny), Hermann Thimig (The Vicar), Ernst Busch (The Street Singer), Vladimir Sokoloff (Smith, the Jailer), Paul Kemp, Gustav Püttjer, Oskar Höcker, Krafft-Raschig (Mackie Messer's Gang Members), Herbert Grünbaum (Filch), Sylvia Torf (Whorehouse owner ), Marcel Merminod. Durata: 1h50'
- L'opéra de quat'sous ("Die Dreigroschenoper", 1931) Regia di Georg Wilhelm Pabst. Tratto dall'opera teatrale di Bertolt Brecht e Kurt Weill. Musica di Kurt Weill, dirette da Kurt Weill e Theo Mackeben. Sceneggiatura di Bela Balasz, Léo Lania, André Mauprey, Ninon Steinhoff, Solange Térac, Ladislaus Vajda . Fotografia di Fritz Arno Wagner. Interpreti: Albert Préjean (Mackie), Florelle (Polly Peachum) , Gaston Modot (Peachum), Margo Lion (Jenny), Vladimir Sokoloff (Smith), Lucy de Matha (Mme Peachum), Jacques Henley (Tiger Brown), Bill Bocket (Chanteur de rues), Hermann Thimig (Pasteur ), Antonin Artaud (Nouveau mendant), Roger Gaillard (Mendiant), Marie-Antoinette Buzet (Fille à Turnbridge), Arthur Duarte, Marcel Merminod, Pierre Léaud, Albert Broquin. Durata: 1h40'

"Die Dreigroschen Oper" (1931), regia di Pabst, piacque poco o niente a Bertolt Brecht; visto da oggi si può essere d'accordo con Brecht, è un buon film ma tagli e modifiche all'originale non mancano, e soprattuto con il teatro non ha molto a che fare. Se non fosse per le canzoni (di Kurt Weill) sarebbe difficile distinguere questo film da un Clair o da un Lubitsch, con la differenza che Pabst non è sempre all'altezza di Clair e di Lubitsch, ma è piuttosto un regista di capolavori mancati o incompleti. Viene a tratti da pensare a Max Ophuls, ma manca il vero controllo totale del film, dall'inizio alla fine, che caratterizza i grandi. Molte sequenze sono però decisamente belle, Georg Wilhelm Pabst rimane comunque uno dei più grandi registi nella storia del cinema, e non manca mai un motivo per guardare i suoi film, magari portando pazienza.
 

Il film è stato girato due volte, in due lingue diverse; Pabst girò almeno almeno tre film in questo modo, "L'Atlantide" (tre versioni), "Don Quichotte" (due), e questo. Girare i film due volte è stata una pratica comune nei primi anni del sonoro: il doppiaggio non sempre dava buoni risultati e girando il film in una sola lingua c'era il rischio di fare minori incassi, di non poter vendere la pellicola all'estero. Esistono due versioni in lingue diverse anche dei film di Fritz Lang, come il "Dottor Mabuse", è una pratica che oggi può sembrare strana ma nei primi anni '30 si faceva spesso.
Ho guardato per intero la versione tedesca, quella dove c'è Lotte Lenya (grande interprete brechtiana anche in teatro), e alcune parti della francese (su youtube ci sono entrambe, per intero). La versione francese è più corta, 1h40 contro 1h50, però inizia con una sequenza di marionette molto bella che nel film tedesco non c'è. E' molto suggestivo però anche l'inizio della versione tedesca, dove a schermo nero (cioè il buio nel cinema, che oggi in pochi ricordano) si comincia con la musica bella e famosa di Kurt Weill.

 
Provo un parallelo fra i due cast: Jenny è Lotte Lenya nella versione tedesca, vagamente somigliante a Frances McDormand, ovviamente superlativa (la parte è sua); se la cava bene anche Margo Lyon nella versione francese.
Meno bene vanno le cose con Polly, che è Carola Neher nella versione tedesca (bravina ma poco incisiva) e Florelle in quella francese (sopranino leggerissimo, leziosa, del tutto fuori posto).
Nella versione tedesca la moglie di Peachum è Valeska Gert, attrice di nome nei primi anni del cinema, però il ruolo non è sviluppato a dovere e ha solo poche battute.
Mackie Messer è Rudolf Forster (che a noi italiani può ricordare Fred Buscaglione) nella versione tedesca, e Albert Préjean (qui senza baffi) in quella francese; entrambi molto datati ma all'epoca penso andassero bene; comunque niente a che vedere con Tino Carraro o con Domenico Modugno negli spettacoli milanesi di Strehler, e privi di una vera forza.

 
Peachum è Fritz Rasp (più caratterista) o Gaston Modot (stranamente poco incisivo, incolore); nessuno dei due rende bene il personaggio. Il capo della polizia, il corrotto Tiger Brown, è incolore e sotto la sufficienza in entrambe le versioni: Reinhold Schünzel oppure J.Henley.
Il cantastorie è Ernest Busch oppure il francese Bill Bocket; Busch è forse la parte più riuscita del film, un cantastorie con l'organetto, che spesso guarda anche in macchina. Nella versione francese c'è anche Antonin Artaud.
Una curiosità è vedere il corteo della regina: oggi a noi sembra normale per via di Elisabetta II, ma nel 1931 la regina Victoria non c'era più da diversi anni, in Inghilterra c'era il re.


Considerazione finale non su Pabst ma su Brecht e su John Gay: è incredibile che ancora oggi nelle grandi città (Milano inclusa) esista il racket dei mendicanti. I Peachum sono immutabili nel corso dei secoli, da Notre Dame a Beggar's Opera a Dickens fino ad oggi 2017, e oltre; a me sembra impossibile che non si riesca a debellare il racket dei mendicanti con i mezzi odierni, basterebbe un telefonino per sapere a chi vanno finire i soldi delle elemosine. Invece sindaci e politici (soprattutto di destra) pensano piuttosto a multare chi regala qualche centesimo del suo (aiutare il prossimo è un principio cristiano), e in questo modo finiscono con il fare un favore a chi gestisce il racket.
Tornando a Pabst, forse non era il regista giusto per Brecht; forse l'equivoco, il pensare che Pabst andasse bene per Brecht, nasce da "Il vaso di Pandora" con Louise Brooks, così come accadrà negli anni '60 per Alain Resnais e "L'anno scorso a Marienbad" dove il vero autore era Robbe-Grillet; si confonde il regista con l'autore vero, ogni tanto capita, e quando si è "in medias res" può capitare di cadere in questi equivoci.
Il consiglio finale è di tornare a leggere Brecht, e anche il settecentesco John Gay. Ci sono tante cose da imparare, nelle opere di Bertolt Brecht: magari partendo dal suo Galileo.



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