L'etrusco uccide ancora (1972) Regia di
Armando Crispino. Tratto da un racconto di Bryan Edgar Wallace.
Sceneggiatura di Lucio Battistrada, Armando Crispino, Lutz Eisholtz.
Musiche di Riz Ortolani, e il Dies irae di Verdi. Interpreti:
Samantha Eggar, Nadja Tiller, John Marley, Alex Cord, Carlo de Mejo,
Enzo Tarascio, Enzo Cerusico, Mario Maranzana, Daniela Surina, Wendy
D'Olive, Christina von Blanc, Cinzia Bruno, Carla Brait, Carla
Mancini, Rosita Toros. Durata: 105 minuti
"L'etrusco uccide ancora" è
un film da poco, di genere, che però si svolge a Spoleto e ha come
sfondo, oltre agli etruschi, anche il Festival dei Due Mondi; ed è
questo il motivo della sua presenza in questo blog. Per me si tratta
di un piccolo ricordo personale, un film che era arrivato sullo
schermo del cinema del paese dove abito quando avevo quattordici anni
e che ero andato a vedere in compagnia. Rivisto di recente in un
passaggio televisivo, non posso che confermare l'impressione che ne
avevo avuto da adolescente: una scemenza fra thriller e horror, con
eccessiva insistenza su dettagli truci e drammaturgia risibile.
Ovviamente, data l'età, mi ero invece interessato molto alle giovani
donne sullo schermo, e da questo punto di vista ho l'impressione che
ci siano dei tagli qua e là nella versione che circola in tv.
Ci sono però immagini molto belle, in
esterni (siamo in Umbria, posti meravigliosi) e in interni, immagini
da grande schermo, di Spoleto e dei dintorni. In particolare si vede
il Festival di Spoleto, dietro le quinte. I luoghi in cui fu girato
il film, oltre a Spoleto, sono: Cerveteri, Tarquinia, Frascati (villa
Aldobrandini) e Montefiascone (basilica di san Flaviano). Ci si
immagina una serie di efferati delitti legati alla scoperta di una
tomba etrusca, e il dubbio sulla natura soprannaturale rimane in
sospeso per un'oretta, poi si scoprirà che l'assassino non era
affatto un demone venuto dal passato. Tutto qui, e niente di nuovo
nemmeno nel 1972.
Belle immagini a parte, niente di
particolare da segnalare nemmeno nella parte dedicata alla musica:
c'è il "Dies irae" dalla Messa di Requiem di Giuseppe
Verdi, ma per il resto le musiche sono di Riz Ortolani, direi proprio
non memorabili. Tra i protagonisti troviamo un direttore d'orchestra
caricaturale, a metà strada fra Bernstein e Karajan, dal nome greco:
l'attore che lo interpreta si chiama John Marley. C'è anche un
coreografo omosessuale, o per essere più precisi "frocio"
(è la parola che viene usata nel film) altrettanto caricaturale e
scontato. Ma alla fine il tutto, visto anche il passare del tempo,
finisce per acquistare quasi un carattere documentario, se non sulla
musica su come era il cinema di quegli anni: film come questo avevano
il loro circuito, costavano poco al noleggio e riuscivano comunque a
riempire le sale dei piccoli cinematografi. Una parte non
disprezzabile dell'economia del cinema, dunque, e con qualche pregio
(penso soprattutto ai film di Franchi e Ingrassia); c'erano film
mitologici e film comici, c'era Lino Banfi che rifaceva per
l'ennesima volta la caricatura del "ricchione" (il termine
è suo, di Lino Banfi: ha contribuito molto a diffonderlo anche al
Nord), c'erano i film di Gianni Morandi ventenne alle prese col
servizio militare (Non son degno di te, In ginocchio da te, Se non
avessi più te... me li sono dovuti sorbire tutti), e c'erano anche i
western italiani, ma i film di Sergio Leone non facevano parte di
questo circuito, erano belli e avevano grande successo, impossibile
che arrivassero nei piccoli cinematografi. Qui invece prosperavano i
Django e i Ringo, i Sartana e tutti quei filmetti girati in pochi
giorni che oggi la parte più superficiale della critica vorrebbe
rivalutare: ci si può divertire a vederli, ma sono davvero poca
cosa. Da filmetti come "L'etrusco uccide ancora" nasce
anche la serie infinita degli horror alla Dario Argento: se vi
piacciono queste cosette, potete anche perdere un paio d'ore con la
storiella del demone etrusco. Da parte mia, penso sempre che di
sangue e di sofferenza è già abbastanza piena la realtà, nei film
ne faccio volentieri a meno. En passant, ricordo che Alfred Hitchcock
girò "Psycho" in bianco e nero proprio per non far vedere
il sangue della vittima: chi non volesse crederci può procurarsi la
famosa intervista di Hitchcock a Truffaut, è scritto con molta
chiarezza (tutti i film di Hitchcock sono a colori fin dal 1948).
Gli attori: Enzo Cerusico, che si vede
brevemente all'inizio del film (fotografo e aiutante dell'archeologo)
era molto popolare negli anni '60 e '70, non solo in Italia ma anche
in America dove aveva girato una serie di telefilm intitolata "Tony
e il professore" con James Whitmore; io lo ricordo volentieri
come Sam Weller nel "Circolo Pickwick" di Gregoretti, per
la tv. Anche Enzo Tarascio, che qui è il commissario di polizia, era
un attore importante, soprattutto a teatro; al cinema forse il suo
ruolo più bello è nel "Conformista" di Bertolucci, il
professore antifascista marito di Dominique Sanda, tradito
dall'allievo di cui si fidava. Molte e belle le donne (tante): da
Samantha Eggar a Nadja Tiller, e poi Daniela Surina (segretaria),
Wendy D'Olive (ballerina), Christina von Blanc (Velia). John Marley,
caratterista di molti film americani, è il direttore d'orchestra;
Carlo de Mejo (nella realtà quotidiana figlio di Alida Valli) è qui
il figlio scapestrato del direttore d'orchestra; Alex Cord è
l'archeologo alcoolizzato. Il nome dell'etrusco dipinto è Tukulka o
qualcosa di simile, l'assassino (penso di non svelare niente di
importante) non è il demone etrusco ma il figlio del direttore
d'orchestra.
Il regista Armando Crispino (biellese,
1924-2003) ha girato qualche horror, filmetti con Gianni Morandi e
poco più; come sceneggiatore ha invece qualche merito, ma direi che
su questo film ho già scritto fin troppo e che è il caso, invece,
di rivolgere un pensiero (e qualcosa di più) alle genti non solo di
Spoleto ma anche di Norcia, di Amatrice, e di tutti i paesi toccati
dal terremoto di questo anno 2016.
(le immagini vengono dalla rete, e ringrazio chi le ha rese disponibili; mancano però quelle che avrei voluto mettere io, quelle relative alla parte musicale. Vedrò di provvedere in futuro.) (qui sopra, un'immagine dal Festival di Spoleto 2008)
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