Il giudizio universale (1961) regia di
Vittorio De Sica. Soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini.
Fotografia di Gabor Pogany. Musiche di Alessandro Cicognini.
Interpreti: Paolo Stoppa, Nino Manfredi, Marisa Merlini, Vittorio
Gassman, Akim Tamiroff, Jack Palance, Silvana Mangano, Franco
Franchi, Ciccio Ingrassia, Renato Rascel, Jimmy Durante, Ernest
Borgnine, Fernandel, Elli Davis, Melina Mercouri, Andreina Pagnani,
George Riviere, Anouk Aimée, Jaime de Mora y Aragon, Vittorio De
Sica, Pietro De Vico, Mike Bongiorno, Eleonora Brown, Maria Pia
Casilio, Elisa Cegani, Lino Ventura, Lamberto Maggiorani, Ottavio
Bugatti, Regina Bianchi, Alberto Sordi, Domenico Modugno, Pasquale
Cutolo, e molti altri. Durata: 100 minuti.
“Il giudizio universale” di
Vittorio De Sica (scritto con Zavattini) inizia con una voce tonante
che scende dal cielo: “Alle 18 incomincia il Giudizio Universale!”.
Tutti si fermano e guardano in alto, pensano a una pubblicità, ma
non ci sono altoparlanti, non si vede niente in giro, cosa sta
succedendo? La voce tonante e impressionante, avrei scoperto molti
anni dopo, era quella del basso Nicola Rossi Lemeni.
E’ un film che avevo visto da bambino
in tv, e mi era piaciuto molto anche se molte scene non le avevo
capite; è divertente e ben scritto e continua a piacermi molto, ma è
completamente scomparso dalle tv (che pure replicano ogni sorta di
fetecchie) e anche trovare il dvd è diventata un’impresa.
In teoria (ma soltanto in teoria) si
potrebbe definire come un film a episodi: ma sono episodi intrecciati
fra loro, un mosaico o un caleidoscopio, costruito con grande
intelligenza da Cesare Zavattini, e diretto con divertimento e con
bravura da Vittorio De Sica. De Sica e Zavattini, insieme, hanno
costruito alcuni dei film più belli e più grandi del cinema
italiano; nel 1961 siamo verso la fine della loro collaborazione, ma
"Il giudizio universale" è uno dei loro film più belli.
Per intenderci, Zavattini e De Sica usano la stessa tecnica che poi
sarà tipica (ovviamente con stile diverso) di Robert Altman, molte
storie raccontate insieme, senza un vero protagonista, e portate
avanti contemporaneamente fino alla conclusione. Che è una bella
conclusione, poeticamente risolta con grazia (il ragazzo e la
ragazza, giovanissimi e innamoratissimi, che finalmente possono stare
insieme e che continuano a ballare senza accorgersi più di cosa
succede intorno a loro) e costruita con grande maestria di
sceneggiatura. Spero che nelle scuole di cinema si porti questo film
come esempio, magari insieme a "Miracolo a Milano": è così
che si costruisce una sceneggiatura. Zavattini, oltre alla grande
bravura tecnica come scrittore e sceneggiatore, inserisce con grazia
e senza mai farlo pesare temi importanti anche in un film comico,
temi purtroppo fondamentali ancora oggi, come nell'episodio di
Franchi e Ingrassia: il posto di lavoro è uno solo, ma loro sono in
due e sono amici, che fare? Oggi succede questo: i posti di lavoro
sono due, si presentano duecento persone... Il film è anche un po'
invecchiato, va da sè; ha più di mezzo secolo e lo dimostra, ma è
sempre un film divertente e piacevolissimo.
Gli attori sono tutti famosi o
famosissimi, o in procinto di diventarlo; dovessi sceglierne uno
soltanto sceglierei la risata di Marisa Merlini, insieme al bambino,
nell'episodio di Vittorio Gassman (che qui ha l'intelligenza di fare
da spalla, ma lo fa alla grande). O, magari, Paolo Stoppa (reduce da
Pirandello, tragico e sofferto anche in una parte comica); o, ancora, il leggendario
Pietro De Vico che vende ombrelli approfittando del diluvio
universale (mai lasciar perdere un'occasione).
E’ l’unico film di Nicola Rossi
Lemeni, che non vi appare di persona ma solo in voce, e fa comunque
una gran bella figura; non so perché, ma mi ero convinto che avesse
girato molti altri film come attore, ma non è così. “Il giudizio
universale” esce nel 1961, quando il basso Rossi Lemeni era nel pieno della sua carriera; oltre a registrazioni
d’opera e di concerti prima era apparso come ospite alla tv
americana nel 1952 in “Toast of the town”. Una curiosità è che
il basso Rossi Lemeni, nato a Costantinopoli da padre italiano e madre russa (1920-1991) viene
indicato come “actress” su imdb; per chi parla inglese “Nicola”
è infatti un nome femminile. Il resto della scheda a lui dedicata è
corretta, ma c’è questa piccola svista che mi ha ricordato un
disco di Bert Jansch dedicato alla sua ragazza, e che si intitola
appunto “Nicola”.
In conclusione, a parte Rossi Lemeni e
la sua voce soprannaturale, bisogna ancora ricordare che “Il
giudizio universale” di De Sica e Zavattini si svolge in gran parte
a Napoli, e alcune sequenze sono state girate dentro il Teatro San
Carlo. In particolare, il finale: che è a colori, mentre tutto il
resto del film è in bianco e nero. Passata la paura, tutti i
personaggi si ritrovano al Gran Ballo: e così finisce il film, con
le musiche scritte da Alessandro Cicognini e dirette da Franco
Ferrara.
(le immagini vengono tutte dal finale del film,
girate dentro il Teatro San Carlo di Napoli;
la signora con l'occhio nero è Silvana Mangano)
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