Prendimi
l'anima (2002) Regia di Roberto Faenza. Sceneggiatura di Gianni
Arduini, Alessandro Defilippi, Elda Ferri, Hugh Fleetwood, Giampiero
Rigosi, Roberto Faenza. Fotografia di Maurizio Calvesi. Musiche per
il film di Andrea Guerra; finale del Tristan und Isolde di Richard
Wagner. Interpreti: Iain Glen, Emilia Fox, Craig Ferguson, Caroline
Ducey, Viktor Sergachev, e altri. Durata: 1h30'
Nel
film di Roberto Faenza "Prendimi l'anima", Carl Gustav Jung
e Sabine Spielrein vanno insieme ad assistere al Tristano e Isotta di
Wagner. Noi vediamo il finale (morte di Isolde), dove lui si commuove
ed esce precipitosamente, seguito da lei. Il regista, previdente, li
aveva fatti sedere nelle poltroncine più adatte (due posti laterali)
così non si disturba nessuno quando ci si alza. Appena fuori dalla
platea (si sa che Isolde ci mette un bel po' a chiudere l'opera,
quindi c'è tempo) lei lo consola, lui le dice che piange perchè è
felice, si può ben immaginare come vanno a finire queste cose nei
film: un bacio appassionato, magari anche qualcosa di più. Però lui
si tira indietro quando lei dice che vuole avere un figlio; infatti
Jung è felicemente sposato. Quindi, niente amplesso nel foyer; poi
si passa ad altro, questa scena occupa meno di tre minuti.
Del
Tristano in scena si vede qualcosa, del resto basta poco ai fini
della narrazione, giusto l'evocazione della musica e del momento. La
voce che si ascolta è quella di Kirsten Flagstad, l'attrice che
impersona Isolde è molto giovane e si vede solo in questi
fotogrammi. Tristano, come dev'essere a quel punto dell'opera di
Wagner, giace morto con addosso una pesante tenuta da combattimento
(chissà poi perché, forse quello sciagurato di Kurwenal non l'ha
nemmeno medicato?)
Durante
la visione del film mi ero segnato questi appunti, che riporto qui
(servono a qualcosa?). Sottolineo che non sono un esperto di
psicoanalisi, qualcosa conosco ma non mi sono mai interessato più di
tanto alle relazioni affettive di Jung e Freud e ai loro bisticci
personali (interessano davvero a qualcuno? io preferisco leggere i
loro scritti, almeno fin dove posso arrivare). E' invece interessante
la vita di Sabine Spielrein dopo la guarigione, non ne sapevo nulla e
di questo ringrazio il regista Faenza e i suoi collaboratori.
"Prendimi
l'anima" (2002) è la storia di Sabine Spielrein, con Jung ma
senza Freud; il soggetto è lo stesso di "A dangerous method"
di Cronenberg, uscito nove anni dopo nel 2011. Freud non c'è perché
nella seconda metà del film si preferisce andare direttamente a
Mosca, dove la Spielrein fonderà la sua scuola per bambini (l'Asilo
Bianco), che prosperò sotto Lenin ma verrà chiusa da Stalin.
Il
film comincia nel 1904 a Zurigo, quando la giovane Sabina Spielrein
viene rinchiusa dai genitori nella clinica psichiatrica dove lavora
Carl Gustav Jung, apparentemente perduta quasi senza speranza. I
genitori ripartono subito per Rostov, in Russia. In clinica, Sabina
conosce il giovane dottor Jung, che in un anno la cura e riesce a
guarirla, senza usare costrizioni ma solo con la psicoanalisi. Questa
è la prima metà del film (che in totale dura 1h30 circa); una volta che Sabina
è guarita nasce (nel film) una relazione, contraria all'etica
professionale. Ma lei capisce che Jung tiene al suo matrimonio,
accetta di vivere una sua vita e torna in Russia, dove si sposerà e
dove fonderà la sua scuola per bambini. Sabina Spielrein morirà nel
1942 a Rostov, uccisa a mitragliate dai nazisti dentro la Sinagoga,
insieme a sua figlia e a tutta la comunità ebraica locale.
Il
film è interessante, ma la seconda parte è migliore della prima
perché porta notizie meno conosciute, e anche perché vedere Jung
mentre fa sesso non è affatto interessante. Oltretutto, la relazione
fra i due non è certa, è un'ipotesi che si basa su supposizioni
dedotte dal loro carteggio, ma non si sa se la relazione sia stata
effettivamente in questi termini. Ovviamente, dovendo costruire un
film, la scena di sesso non poteva mancare. Allo stesso modo, i pazzi
nel manicomio sono stati rappresentati molte volte al cinema, e qui
c'è un po' di maniera nel riproporre scene e caratteri.
Iain
Glen è il giovane dottor Jung, Emilia Fox è la Spielrein, Craig
Ferguson e Caroline Ducey sono i due ricercatori che ricostruiscono
la vita a Mosca di Sabina Spielrein. Jane Alexander è la moglie di
Jung, l'attore russo Viktor Sergachev impersona l'anziano Ivan
Ionov, collaboratore della Spielrein all'Asilo Bianco, che era ancora in vita
quando fu girato il film.
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