domenica 1 ottobre 2017

La corazzata Potëmkin


La corazzata Potëmkin (1925). Regia di Sergej Eisenstein. Scritto da Sergej Eisenstein su un abbozzo di Nina Agadzanova-Sutko. Fotografia di Eduard Tissé. Musica di Edmund Meisel, nella rielaborazione e orchestrazione di Mark Andreas. eseguita dall'orchestra RTSI (Radio Tv Svizzera Italiana) dir. Mark Andreas. Interpreti: marinai della Flotta del Mar Nero, cittadini di Odessa, attori del Teatro del Proletkult. Durata: 70 minuti circa, secondo le varie versioni ricostruite

Sia ben chiaro: nessuno è mai stato obbligato o costretto a guardare "La corazzata Potiomkin". Gli unici che devono proprio vedere e conoscere questo film (spettacolare ancora oggi) sono gli studenti delle scuola di cinema, il che è ovvio e normale. Ci si può forse laureare in medicina senza studiare anatomia? Nella nostra vita quotidiana si è invece costretti e obbligati a sorbirsi il festival di Sanremo, la pubblicità, lo swing, le serie tv, il rap, le fesserie dei dee jay, il liscio, la formula uno, il moto gran premio, le battute scontatissime e noiose su parole come erba e uccello o sul nome di Attila, i film di Lino Banfi e di Paolo Villaggio, e tante altre cose obbligatorie ancora (in palestra, in ascensore, al supermercato, perfino al bancomat e nelle farmacie, è di fatto obbligatorio vedere o ascoltare tutte queste cose, delle quali farei volentieri a meno - ma purtroppo non posso).
Si può invece arrivare a quaranta o cinquant'anni ignorando del tutto la musica di Brahms o i film più grandi della storia del cinema, questo è più che dimostrato ed è davvero molto triste. Chi fa certe battute, e non solo sui film di Eisenstein, ama probabilmente mettere in mostra la propria personale ignoranza o insipienza (cose alle quali si può rimediare, sia chiaro), perché mostra con chiarezza in quale ambito va a pescare la propria personale esperienza e anche l'immaginario, che in questo caso non è il proprio personale ma un timbro (un microchip) messo da qualcun altro nelle vostre teste. Accorgersi di questo "timbro" è il primo passo verso l'uscita dall'ignoranza (non che sia facile, ma già mettere in discussione ciò che si dice in tv o nei social network o sui giornali è un ottimo punto di partenza).
"La corazzata Potiomkin" è un film che serve per capire la storia del cinema, passaggio necessario e anche piacevole perché si tratta di un film spettacolare, ancora oggi emozionante in molte sue sequenze. Serve anche per non dare per scontate le cose che ci circondano, non solo il cinema come lo vediamo oggi e anche la tv e i video su internet (i primi piani, il montaggio: è vero che lo fanno tutti, ma Eisenstein fu il primo a usare e teorizzare queste tecniche), ma anche l'assistenza pubblica, la democrazia stessa, la tutela della maternità, il lavoro minorile, le tutele sul lavoro, le pensioni, tutte cose che diamo per scontate, come se ci fossero sempre state, ma che scontate non sono affatto e che anzi corrono il rischio di esserci tolte in questo inizio di millennio, libertà compresa.
Scrivo oggi queste parole perché Eisenstein e i suoi film sono stati spesso vilipesi o trattati in maniera impropria (eufemismo): per esempio Peter Greenaway ha di recente realizzato un film sulla vita sessuale dell'autore, vale a dire il soggetto meno interessante mai realizzato nella storia del cinema. Ma chi se ne frega di cosa faceva Eisenstein nel suo privato, piuttosto che si guardino i suoi film, che si incoraggi a vederli, che li si programmi con regolarità in tv, cosa che non succede più da tempo. Sono i film di Eisenstein che interessano, non quello che faceva nel suo tempo libero. Ed è sempre più difficile realizzare film di qualità; chi ha la possibilità di fare cinema dovrebbe e potrebbe scegliere meglio i soggetti.
Ma oggi parlerò soltanto della musica per "La corazzata Potiomkin", perché questo blog esiste per la musica nei film. Mi appoggio per questo a due musicologi esperti, Carlo Piccardi e Hans Jörg Pauli, che raccontarono tutto molto bene in una trasmissione della TSI, la tv della Svizzera Italiana.
PICCARDI: (...) un altro motivo d'interesse, che è poi quello che ci sta più a cuore in questa sede musicale, è la riproposta del film di Eisenstein con l'accompagnamento orchestrale originale, o se vogliamo d'epoca, nel senso che l'accompagnamento originale nella prima presentazione a Mosca nel 1925 non aveva al servizio del film una colonna sonora di un unico compositore. Si trattava di una compilazione, in quel caso; si ricorda l'Egmont di Beethoven in particolare, e la Francesca da Rimini di Ciaikovskij come brani principali su cui poggiava quella colonna sonora. Una colonna sonora ad hoc fu invece composta per questo film in occasione della presentazione tedesca dell'anno successivo, nel 1926.
Una colonna sonora che porta la firma di Edmund Meisel e che è importante perché fu elaborata a stretto contatto con Eisenstein, il quale si era spostato a Berlino per il lancio di questo film nell'Europa occidentale e che quindi suggerì al compositore le soluzioni musicali a lui gradite, quelle che aveva in mente. Infatti l'attaccamento di Eisenstein a questa versione musicale del film è dimostrato dal fatto che lo volle anche come accompagnamento musicale delle proiezioni successive avvenute a Londra. (...) Va forse chiarito perché come lancio europeo l'Unione Sovietica scelse Berlino e non altre capitali importanti come Parigi o Londra per far conoscere questo suo prodotto che era un film rivoluzionario (dal punto di vista della tecnica cinematografica) ma anche di propaganda, perché si tratta di un film anche di propaganda. Berlino era capitale di una nazione, la Repubblica di Weimar, che non era sicuramente paragonabile per regime all'Unione Sovietica ma che aveva alimentato, nel risveglio culturale del dopoguerra, una cultura fortemente orientata a sinistra, soprattutto l'arte (...) Questo spiega anche come mai fu scelto Meisel come musicista di questa colonna sonora. Edmund Meisel era il musicista ufficiale della compagnia di Erwin Piscàtor, quindi un rappresentante del teatro politico di sinistra, ed era anche un autore di canti politici rivoluzionari. Ha scritto anche una sinfonia dal titolo rivelatore "Rote symphonie". Quindi Meisel fu tra i primi ad essere considerato per la composizione di questa colonna sonora, fino all'assunzione dell'incarico ufficiale. E' una colonna sonora che poi, quando scomparve, divenne un mito. Quindi chiediamo a Hans J. Pauli di chiarirci prima di tutto l'origine di questa composizione, e poi come mai è ricordata nei libri di cinema come un fatto "mitico".
PAULI: E' diventata un "fatto mitico" perché non esisteva più. Anche altre musiche di Meisel erano andate perdute, per esempio la sinfonia per Berlino, "Symphonie eine Gross Stadt" . C'era una riduzione per pianoforte che si trovava in alcune "Kinematheque" (raccolte di brani per accompagnare i film durante la proiezione) ma di Meisel dopo l'avvento del nazismo nel 1933 non si trovava più niente, era come se Meisel non esistesse. E poi Meisel è morto giovane, e delle sue musiche non si sapeva più nulla. Il nome di Meisel si fa ancora nel libro di Kurt London "Film music" del 1936, uscito in Inghilterra dove London aveva dovuto emigrare a causa delle persecuzioni naziste essendo ebreo. Il libro di London è scritto in lingua inglese e si parla di questa musica scritta da Meisel per "La corazzata Potiomkin" in modo piuttosto generico, e se ne parla come di un capolavoro. Benissimo, ma non si capisce bene perché. Poi il nome di Meisel riappare nel libro di Eisner e Adorno, "Komposition für den Film", dove si dice che Meisel era senz'altro un talento mediocre, credo di citare letteralmente, però che usciva talmente da tutto quello che era di uso consueto nella musica da film in modo da riuscire a generare una certa impressione. Dunque, mediocrità sì sul livello puramente compositivo, ma fuori dagli schemi di Becce, della Kynotheque, e di tutto il primo cinema di quel periodo.
Poi, di nuovo, di Meisel non si seppe più nulla fino al 1949 quando la Mosfilm creò una copia sonorizzata, vale a dire non con i rumori, grazie a Dio, non con finti dialoghi sovrapposti ma solo con la musica. Fu incaricato un musicista sovietico di nome Krjùkov, nel 1949, ed è la composizione che noi abbiamo conosciuto nelle proiezioni cinematografiche dagli anni '50 in poi. E' una musica che può essere paragonata a Prokofiev ma un po' più volgare. Poi negli anni '70 i sovietici hanno fatto un'altra versione sonorizzata, poco dopo la morte di Sciostakovic, basata sulla compilazione di brani sinfonici di Sciostakovic, molto bella. Già questa seconda compilazione sovietica era più completa per quanto riguarda il film, le inquadrature, le scene, della versione che si conosceva prima. Quello che però si è dimenticato è che all'inizio degli anni '70 c'è stato un altro tentativo di recuperare la musica di Meisel; i sovietici non hanno preso in considerazione Meisel, forse perché non sapevano nemmeno loro dove fosse finito tutto il materiale. Nel 1970 o 1971 un cineasta americano esperto di cinema sovietico rivoluzionario, di nome J. Leyder (??) ha trovato nell'archivio Eisenstein a Mosca le parti per i vari strumenti scritte per un'orchestra di tipo cafè concerto. Nel 1971-72 Arthur Kleiner, uno dei pionieri della ricerca sulla musica del cinema muto, fece una prima ricostruzione di questa musica di Meisel sulla base delle parti strumentali ritrovate da J. Leyder (??) a Mosca. Questa sua ricostruzione è molto vicina a quella che abbiamo appena ascoltato che è di origine molto più recente.
PICCARDI: Sì, ed è basata sul ritrovamento dello spartito per piano.
PAULI: che in quel momento non era ancora disponibile.
PICCARDI: Ovviamente, non ci sono le parti dell'orchestra e quindi uno strumentatore ha provveduto a ricostruire la partitura.
PAULI: Però, per portare a termine questo discorso, per quasi quarant'anni Meisel era scomparso; e, visto che la sua musica, uscendo così dal normale e dal quotidiano della musica da cinema dell'epoca la sua musica aveva fatto una notevole impressione, in tutti quei decenni la fama di Meisel si è moltiplicata, gonfiata; oggi abbiamo la possibilità di ascoltarla (...)
(TSI, Televisione Svizzera Italiana, anno 1988)
 

Qualche data che può essere utile:
- Hanns Eisner e Theodor W. Adorno, 1969-75, Komposition für den Film
- Nikolaj Krjukov 1908-1961 (ha un fratello più celebre, Vladimir Nikolajevic Krjukov)
- Arthur Kleiner, viennese di nascita, 1903-1961
- Edmund Meisel 1894-1930, scrisse musica anche per Arnold Fanck (La montagna sacra) e per il film citato di Walter Ruttmann (con Karl Freund come collaboratore)
Non sono riuscito a risalire al nome preciso citato da Pauli, la pronuncia è più o meno quella indicata, qualcosa come Leyder o Lader (in inglese).



 

1 commento:

  1. il 20 luglio 2018 un tal Gianmatteo Pellizzari su L'Espresso on line riprende per l'ennesima volta l'infelicissima battuta di Paolo Villaggio.
    Scrive: Sono passati 40 anni dalla 
grande lezione di Paolo Villaggio, 42 per l’esattezza, e ancora non l’abbiamo imparata. Siamo diventati bravissimi a massacrare chiunque, utilizzando i social tipo mazze da carpentiere, ma ancora non siamo capaci di affondare 
le tante, troppe, “Corazzate Potëmkin”. Essere Fantozzi ci fa più paura che uccidere (simbolicamente) i tanti, troppi, Eisenstein? Sì. E, probabilmente, non smetteremo mai di stare seduti dalla parte sbagliata dei salatini.

    Affondare la Potiomkin? Demolire Eisenstein? O Signore, in che stato è ridotto il giornalismo italiano. Ero un fedele lettore dell'Espresso e ogni tanto mi verrebbe voglia di tornare a leggerlo, ma se ci scrivono persone superficiali come questo Gianmatteo Pellizzari meglio lasciar perdere. (Espresso e Repubblica erano la mia ultima speranza nel panorama del giornalismo italiano, se pubblicano queste cose vuol dire che è proprio finita la speranza)

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