mercoledì 27 dicembre 2017

Katia Ricciarelli


 
La prima volta che mi capitò di pensarci fu a metà degli anni '80 con un giornalista del TG2, Alberto Castagna, conduttore giovane e molto stimato delle principali edizioni quotidiane, che a un certo punto scelse di lasciare il mestiere per fare il presentatore di spettacoli leggeri, quiz e talk show, musica leggera. Poi capitò anche con altri, come Michele Cucuzza, tra i fondatori di Radio Popolare. Mi chiedevo, meravigliato, come mai si potesse abbandonare il giornalismo serio, come fosse possibile desiderare di diventare un presentatore, desiderare di essere un Pippo Baudo avendo davanti grandi persone come Enzo Biagi e Sergio Zavoli. Fare il giornalista era una professione era un mestiere importante, una missione civile, e invece questi qui lasciavano il giornalismo perché il loro desiderio intimo e segreto erano Canzonissima, il festival di Sanremo e i contenitori tv del pomeriggio. Per carità, ognuno fa le sue scelte e probabilmente i guadagni erano superiori, ma forse è da queste cose che ha avuto origine la deriva (e poi la degenerazione definitiva odierna) della professione giornalistica. Per fare un esempio recente, è difficile pensare a una Milena Gabanelli quarantenne che lascia Report per andare a presentare un talent show o l'isola dei famosi. Ma a questi giornalisti piaceva, ci tenevano, si sentivano realizzati così, mentre probabilmente nel fare il giornalista si sentivano in gabbia. Ammetto di essere ancora oggi molto perplesso in proposito.

 
La stessa cosa mi è successa, sempre a metà anni '80, con Katia Ricciarelli: che a un certo punto da soprano affermato e apprezzato in tutto il mondo scelse la via più facile della celebrità televisiva un tanto al chilo. Di fatto, la sua carriera di cantante terminò lì, con la notorietà televisiva seguita al matrimonio con un popolare e onnipresente presentatore di quiz e canzonette. Sulla vita privata niente da dire, ovviamente; ognuno fa le sue scelte. Sull'abbandono dell'opera, invece, per di più ancora molto giovane, qualcosa si potrebbe dire ma mi astengo (penso di aver già detto fin troppo). Era quello a cui aspirava, dunque: sognava Nilla Pizzi e Rita Pavone, ma le è toccato fare il soprano. Troppa fatica? Troppo impegno? Troppo sacrificio? Non lo saprò mai, e del resto non è certo a me che deve rendere conto delle sue scelte. Sta di fatto che Mirella Freni è ancora in attività a ottant'anni, così come accadde ad Elisabeth Schwarzkopf e a tante altre, la Ricciarelli invece (di loro molto più giovane) dai quarant'anni in su ha scelto di andare in giro per i talk show. Non resta ormai che prenderne atto, così è andata e pazienza.

 
Le registrazioni d'opera di Katia Ricciarelli, da www.imdb.com:
1974 "Un ballo in maschera" di Giuseppe verdi, con Claudio Abbado, Placido Domingo, Piero Cappuccilli, Reri Grist.
1976 "Simon Boccanegra" di Giuseppe Verdi, dal Giappone, dirige Oliviero de Fabritiis. Con Piero Cappuccilli, Nicolai Ghiaurov, Giorgio Merighi.
1979 "Luisa Miller" di Giuseppe Verdi, con Lorin Maazel, Placido Domingo, Renato Bruson.
1980 Live from Metropolitan, tv americana, brani da "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi.
1980 "Carmen" di Bizet, come Micaela. Carmen è Teresa Berganza, don Josè è Placido Domingo, il direttore d'orchestra non è indicato.
1981 "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi, dirige JeanClaude Casadesus, con Josè Carreras e Leo Nucci.
1981 "Tancredi" di Rossini, come Amenaide, con Marilyn Horne nel ruolo del titolo, dirige Ralf Weikert.
1982 "Lucia di Lammermoor" di Donizetti, da Vienna. Dirige Lamberto Gardelli, con Josè Carreras e Leo Nucci.
1982 "Falstaff" di Giuseppe Verdi al Covent Garden, dirige Carlo Maria Giulini, protagonista Renato Bruson, con Lucia Valentini Terrani e Barbara Hendricks.
1983 "Turandot" di Puccini, nel ruolo di Liù. Dirige Lorin Maazel, Turandot è Eva Marton, il principe è Josè Carreras
1986 "Otello" di Giuseppe Verdi, il film di Zeffirelli con Domingo e Justino Diaz.
Qui per Katia Ricciarelli termina la carriera di cantante d'opera, di fatto. Continuerà ancora a cantare, ma questo Otello segna un po' il confine tra la Katia Ricciarelli soprano e la Katia Ricciarelli che è venuta dopo.


I film come attrice Katia Ricciarelli li ha fatti tutti da ex cantante e da personaggio tv; molti titoli a partire dal 2001, quasi tutti per la tv tranne "La seconda notte di nozze" di Pupi Avati, con Antonio Albanese (2005).
Nel "Giamburrasca" del 2001 la Ricciarelli è mamma Stoppani; poi è in alcuni episodi del "Don Matteo" del 2004 accanto a Terence Hill. Seguono titoli come "Ma chi l'avrebbe mai detto" 2007, "Un dottore quasi perfetto" 2007, "Bianco e nero" 2008, "Carabinieri" 2008, "Gli amici del bar Margherita" 2009, "Il ritmo della vita" 2010, "Faccia d'angelo" 2012 (madre del boss), "La sedia della felicità" 2013, "Un matrimonio" tv 2013, "Un'amicizia" 2014, "Un passo dal cielo" 2011-2015, "Infernet" 2016.
Ammetto di essere poco o per niente interessato a questi telefilm, magari chi passa di qui se ne ricorda qualcuno.
 

 

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