martedì 2 gennaio 2018

Il Gattopardo

 
Il Gattopardo (1962) Regia di Luchino Visconti. Tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Sceneggiatura di Suso Cecchi d'Amico, Enrico Medioli, Massimo Franciosa, P. Festa Campanile, Luchino Visconti. Fotografia di Giuseppe Rotunno. Musiche di Nino Rota, con un valzer inedito di Giuseppe Verdi. Scene Mario Garbuglia Costumi Piero Tosi. Interpreti: Burt Lancaster (voce di Corrado Gaipa) Alain Delon (voce di Carlo Sabatini ) Claudia Cardinale (voce di Solvejg D'Assunta), Romolo Valli, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Mario Girotti (Terence Hill, voce di Franco Fabrizi), Giuliano Gemma, Serge Reggiani, Pierre Clementi (figlio di Salina), Lucilla Morlacchi, Ottavia Piccolo, Ivo Garrani, Leslie French, Lou Castel, Maurizio Merli, Vittorio Duse, Ernesto Almirante, Durata: due ore e 57 minuti

Rivedendo per intero "Il Gattopardo", dopo tanti anni, ho avuto la sorpresa di trovare Giuliano Gemma che canta "Vi ravviso o luoghi ameni" dalla Sonnambula di Vincenzo Bellini, in divisa da ufficiale garibaldino e con una voce di basso che non era certamente la sua. Il fatto succede al minuto 40 dall'inizio del film, e nella sequenza immediatamente successiva c'è una banda di paese che suona brani dalla Traviata di Giuseppe Verdi (ben riconoscibile il "coro delle zingarelle"). La processione che accompagna il Principe per le vie del paese termina in una chiesa dove l'organo suona non Haendel o Bach ma "Amami Alfredo", sempre dalla Traviata. Tre scelte curiose e divertenti, che non sono menzionate nei titoli di testa e sulle quali non ho trovato notizie in rete, così non so chi sia il basso che canta sotto le sembianze di Ringo - cioè Giuliano Gemma, che negli anni immediatamente successivi avrebbe avuto la sua affermazione definitiva al cinema proprio con quel personaggio.
Si dedicherà al western, subito dopo "Il Gattopardo" anche il conte Cavriaghi, aristocratico brianzolo e garibaldino, interpretato da Mario Girotti, alias Terence Hill (e don Matteo). Terence Hill, o meglio Mario Girotti dato che appare nei titoli di testa con il suo vero nome, è doppiato da Franco Fabrizi che gli dà una erre moscia e un aplomb inaspettato in un garibaldino, e anche questo è un effetto un tantino straniante, visto dall'anno 2017.

A interpretare Concetta, che respinge le avances del delicato Cavriaghi / Terence Hill perché innamorata di Tancredi / Alain Delon, è Lucilla Morlacchi, grande attrice di teatro, qui in una di quelle parti che di regola vengono indicate come "ingrate", perché si lavora molto e si ottiene poco sia in termini di successo che di visibilità. La sorella minore di Concetta è interpretata da Ottavia Piccolo, quasi bambina, mentre uno dei fratelli, i figli maschi del Principe, è Pierre Clementi.
Un cast stellare, completato dal trio composto da Romolo Valli (il prete), Paolo Stoppa (don Calogero, padre di Angelica) e Rina Morelli (la moglie del Principe), tre attori formidabili in teatro, qui molto sacrificati da Visconti in parti da caratteristi, ma comunque molto bravi. Chi fosse curioso, provi a cercare Romolo Valli in "Il giuoco delle parti" di Pirandello (ne esiste una registrazione Rai) o magari in "Così è se vi pare", al fianco proprio di Paolo Stoppa. Questi erano gli attori su cui poteva contare Luchino Visconti per le parti considerate secondarie, e anche solo scorrendo la locandina viene da chiedersi che fine abbia fatto la grande scuola di teatro italiana, o meglio viene da chiedersi come si è interrotta la catena di grandi attori che durava ininterrottamente da secoli nel nostro Paese. Grande responsabilità ha la televisione, e soprattutto chi l'ha gestita e programmata negli ultimi trent'anni. Ma questo è un discorso che porta fuori dal film di cui sto parlando, quindi mi limito a completare il cast con i protagonisti del "Gattopardo": Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, ai quali vanno aggiunti Serge Reggiani (don Ciccio, organista e compagno di caccia del Principe), Ivo Garrani (il generale piemontese), Leslie French (Chevalrey), e caratteristi famosi come Vittorio Duse ed Ernesto Almirante, oltre a Lou Castel e Maurizio Merli in piccole parti.

La gran parte delle musiche del "Gattopardo" è di Nino Rota, in gran forma come compositore e che ha il merito di aver recuperato un valzer di Giuseppe Verdi fino allora inedito, scritto per "I vespri siciliani" ma poi messo da parte (ne esisteva solo una copia per pianoforte). Si tratta appunto di musica da balletto: "I Vespri siciliani" fu scritta per Parigi, e i francesi volevano avere sempre musica da ballo nell'opera. Di conseguenza, per contratto Verdi (che a Parigi visse per lunghi periodi) fu "obbligato" a scriverne, cosa della quale non era particolarmente convinto, probabilmente perché i balletti allungavano troppo l'azione. Allo stesso modo, molti anni più tardi, Verdi scriverà dei balletti per "Otello", e ne aveva già scritti anni prima per "Macbeth". E' comunque musica di Verdi, e a me questi balletti piacciono anche se sono d'accordo con Verdi, rallentano troppo l'azione dell'opera.


Altre annotazioni musicali: 1) a 1h07' una versione lenta e dettagliata della Bella Gigogin, canto risorgimentale per eccellenza, ad opera dei siciliani per il plebiscito del 1860 2) a 1h28 l'abbozzo del tema musicale che poi Rota svilupperà nel "Padrino" di Francis Ford Coppola, al termine della scena tra Reggiani e Lancaster. 3) da 2h10' in avanti si ascolta il valzer di Verdi, ripreso più volte e alternato con danze composte da Nino Rota nello stesso stile. 4) a 2h48' il ballo in cerchio, mano nella mano, precede di poco quello simile nel finale di "Otto e mezzo" di Fellini (1964); in entrambi i film la musica è di Nino Rota.
Durante il ballo, così come in alcune scene precedenti, il personaggio del Principe affidato a Burt Lancaster può ricordare quello della marescialla nel Cavaliere della Rosa di Richard Strauss (che sicuramente Visconti conosceva bene), e anticipa l'interpretazione di Lancaster stesso in "Novecento" (ma qui il suo personaggio non muore). La fine di un'epoca, dunque, e anche la fine della propria personale giovinezza. L'inizio della vecchiaia, tema che toccava personalmente lo stesso Luchino Visconti in quegli stessi anni.


"Il Gattopardo" è un film e un romanzo di cui si è detto e scritto molto, io non posso far altro che rimandare a tutto quanto è già stato scritto e detto nel corso di questi ultimi cinquant'anni. Di mio, ragionando sull'oggi, posso però aggiungere qualche considerazione: per esempio la frase ormai proverbiale, "cambiare tutto perché tutto rimanga come prima", che viene citata ancora oggi e spesso a sproposito, cioè senza pensare al cambiamento che invece c'è stato, e grande. Negli ultimi anni sono state fatte molte riforme, quasi tutte più o meno sbagliate o controproducenti, e ancora si invocano e si promettono (si minacciano?) altre riforme senza minimamente accorgersi della realtà che già ci sta intorno. Per fare un solo esempio, e non dei più significativi, l'esame di maturità: che è stato reso severo, anzi severissimo, ma che poi non serve a niente. Non serve per il lavoro e non serve per iscriversi all'Università, dove sono necessari i test d'ingresso. Tanto valeva lasciare le cose come prima. E magari le pensioni: chi prenderà la pensione, se il lavoro precario non consente di mettere da parte i contributi? E tanto altro ancora, che lascio il lettore libero di immaginare. Tutto questo, tutte queste riforme, servono nella migliore delle ipotesi per prenderci in giro. La migliore, perché c'è anche un'ipotesi peggiore e cioè che tutto questo sia fatto di proposito: la gente abbocca facilmente, e questo facilita anche il terrificante ritorno dei neofascisti con le loro antiche balle mussoliniane. Negli ultimi anni, infine, non solo la 'ndrangheta calabrese si è presa anche la Lombardia (da quando c'è la Lega Nord, e forse non è un caso) e l'Emilia, (da quando non c'è più il PCI, e anche questo direi che non è un caso), ma è anche possibile che un pregiudicato, condannato in via definitiva, si presenti come moralizzatore e nessuno lo mandi a quel paese. Viene da dire che forse sarebbe ora di pensionare quella frase famosa, "cambiare tutto perché nulla cambi", e di sostituirla con un'altra frase del Principe di Salina, quella sul futuro che non potrà che essere peggiore. Non era vero quando uscì il romanzo di Tomasi Lampedusa perchè nel 1960 l'Italia era in pieno boom economico e c'erano politici magari discutibili ma comunque di buon senso, è sicuramente vero oggi e il futuro non ispira mica tanto ottimismo.

I luoghi in cui è stato girato il film:
In Sicilia: Palazzo Valguarnera Gangi, Piazza Croce dei Vespri, Palermo (gran ballo); Ciminnà; Palermo; Piazza Donnafugata; Villa Boscogrande, Via T Natale 91, Mondello;
Nel Lazio: Ariccia; Palazzo Odescalchi di Bracciano; Palazzo Chigi a Roma; Villa Giustiniani-Odescalchi, Bassano Romano (Viterbo)

I brani composti da Nino Rota:
Titoli di testa / Viaggio a Donnafugata; Angelica e Tancredi; I sogni del Principe / Giovani eroi / Partenza di Tancredi / Amore e ambizione / Quasi in porto; Mazurka, Controdanza, Polka, Quadriglia, Galop, Valzer del commiato
Valzer Brillante ("Valzer Verdi") di Giuseppe Verdi, orchestrazione di Nino Rota

2 commenti:

  1. Un filmone, non c'è che dire, rivisto un annetto fa, quando l'opera omnia di Luchino Visconti è stata riproposta a puntate in edicola. Andai appunto a comprarmi la mia bella copia de "Il Gattopardo", anche se mi lasciai scappare altri titoli che avrei voluto guardare, come ad esempio "La caduta degli dei".
    Poi forse questo film è uno dei pochi a non sfigurare nel confronto col romanzo. Anch'esso riletto qualche anno fa, davvero bello, meglio di come lo ricordavo, scritto benissimo e per certi versi ancora attuale.
    Ciao Giuliano, buon anno!

    PS: dovrò far caso all'accenno della musica de "Il Padrino" che hai citato, perché non me ne sono mai accorto. Ricordo un tale "accenno" anche in "8 1/2", che comunque è uscito dopo "Il Gattopardo", se non ricordo male.

    RispondiElimina
  2. è un film che ho frequentato poco, forse questa è stata la mia prima visione decente... anche con Tomasi di Lampedusa mi è successa la stessa cosa, non leggo il libro da decenni. Visconti mi mette un po' di soggezione, ci sono autori più difficili ma mi mettono più a mio agio.
    buon anno anche a te a alla tua famiglia
    :-)

    RispondiElimina