Il caimano (2006). Regia di Nanni
Moretti. Scritto da Nanni Moretti, Heidrun Schleef, Federica
Pontremoli, Francesco Piccolo. Fotografia di Arnaldo Catinari. Musica
di Haendel (Dixit Dominus), eseguita da Nuovo Coro Lirico Sinfonico
Romano. Musiche per il film di Franco Piersanti. Interpreti: Silvio
Orlando, Giuliano Montaldo, Margherita Buy, Elio De Capitani, Paolo
Sorrentino, Paolo Virzì, Jerzy Stuhr, Matteo Garrone, Jasmine
Trinca, Cecilia Dazzi, Michele Placido, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto,
Valerio Mastandrea, Carlo Mazzacurati, Dario Cantarelli, e molti
altri. Durata: 112'
"Il caimano" di Nanni Moretti
contiene una sequenza dove si esegue il "Dixit Dominus" di
Haendel: Margherita Buy interpreta una ormai ex attrice di film
scadenti, ancora giovane, che canta in un coro. Si sta separando dal
marito (Silvio Orlando) che è stato il suo produttore in quei
pessimi film e che ancora cerca di continuare a fare film, nonostante
tutto. Dal loro matrimonio sono nati due bambini, e quando comincia
il film veniamo a sapere che si stanno separando. Tutto sembra filare
liscio, da persone civili, ma poi lui non ce la fa più, non vuole
separarsi, vuole stare ancora insieme alla moglie e ai bambini, ma
non è più possibile. Quando il "Dixit Dominus" viene
eseguito in concerto, il marito che si sente abbandonato interrompe
il concerto dirigendosi verso il palcoscenico. Nanni Moretti non ci
dice come va a finire il concerto, i due si separeranno in armonia
nelle sequenze successive, ma è comunque una piacevole sorpresa
ascoltare questo brano di Haendel in un film (io pensavo, una volta
fatto il nome di Haendel, che arrivasse il famoso "Hallelujah":
da qui la sorpresa). L'esecuzione di Haendel che vediamo e ascoltiamo
è ad opera del Nuovo Coro Sinfonico Lirico Romano; porto qui alcuni
fermo immagine di questa scena.
"Il caimano" non è
propriamente un film politico; è presente ed è cospicua la parte
dedicata a Silvio Berlusconi (presente anche con filmati del
telegiornale) ma ha gran parte anche la vita privata dei personaggi,
e da questo punto di vista lo si può considerare come un film
intimista. Ad essere pignoli, "Il caimano" si può dividere
in tre tematiche diverse: in primo luogo il discorso sul cinema
italiano, il cinema nel cinema, i critici (come Marco Giusti e come
Tatti Sanguineti, qui anche come interprete di se stesso) che
glorificano pessimi film e li spacciano per capolavori, cioè il
venire meno della funzione del critico; poi il produttore
scassatissimo diventa simpatico, questo ci può stare, ma è comunque
un cialtrone. In secondo luogo il privato, il personale, la
separazione dolorosa di una bella famiglia, il mobbing verso la
moglie (tema non sviluppato, ma solo accennato), la regista lesbica e
la sua compagna, eccetera. Infine, la parte più propriamente
politica che forse si ha avuto paura di affrontare di petto. Nel
"Caimano" mi sembra di vedere un difetto di scrittura, c'è
qualcosa che non convince nella sceneggiatura del film, che è
comunque un film ben girato e con molti motivi di interesse anche
dopo tanti anni dalla sua uscita.
Un film da fare, appena accennato nel
"Caimano" (le scene con Elio De Capitani), e sarebbe
veramente politico oltre che essere una storia avvincente, è quello
sull'acquisizione dei terreni per Milano 2, con l'avvocato Previti
già in campo; o magari sull'incendio benemerito che distrusse gli
archivi della banca dove lavorava il papà di Silvio. Negli anni '90
e successivi i giornali pubblicarono molte notizie in proposito, ci
sono sentenze di tribunale, fascicoli di indagini, c'è tanto e
sarebbe un bel soggetto originale per il cinema; ma non stupisce che
nessuno se ne sia mai occupato, perché il cinema degno di questo
nome ormai non esiste più. "Il Caimano" segna infatti il
confine definitivo con il cinema di denuncia, da allora (dal 2006)
puoi dire e scrivere quel che vuoi, tanto non ti ascolta più
nessuno. Nel frattempo siamo arrivati ai social network, internet è
davvero nelle mani di tutti (anche alla lettera: nel palmo della
mano, con lo smartphone) ma il risultato, all'apparenza paradossale,
è una sempre maggiore disinformazione. Anche "Gomorra" di
Saviano da libro di denuncia è diventato un telefilm in tante
puntate, con i suoi fans, come se fosse "Beautiful" o "Il
commissario Rex" o una puntata della signora in giallo. Il vero
finale, quello che stiamo vivendo nella realtà e che nel 2006 era
solo un'ipotesi, è un mix fra questo che si vede nel film e il
finale del "Portaborse", film gemello del "Caimano"
girato da Daniele Luchetti nel 1991: il faccendiere viene
pubblicamente condannato a sette anni di carcere, ma la gente lo vota
ancora, anche più di prima. Non solo: i media lo rispettano,
Repubblica compresa viene da dire scorrendo i titoli di queste ultime
settimane. Significativo e molto ben pensato, in questo senso, il
pezzo del lego che non si trova, come il puzzle di Georges Perec in
"La vita istruzioni per l'uso" (alternato alle scene del
Dixit Dominus). E' il lego dei bambini di Silvio Orlando e Margherita
Buy: il pezzo che non si trova, la tessera del puzzle che non
conclude l'opera, il senso delle cose che capitano che ci sfugge.
Gli attori: Silvio Berlusconi è
affidato a tre interpreti, con Elio De Capitani (molto bravo) che è
l'unico a fare qualcosa che ricordi un'imitazione o una ricostruzione
dell'originale, e riesce anche ad essere molto somigliante al Caimano
così come era negli anni '80. Michele Placido e Nanni Moretti
recitano invece estratti da dichiarazioni originali di Berlusconi;
che appare di persona in un documento originale, il vergognoso e
insensato assalto all'eurodeputato Schulz (tanto più grave e stupido
perché Berlusconi era in quel momento presidente del Consiglio
Europeo). Sempre nella parte politica, Anna Bonaiuto interpreta Ilda
Boccassini (che io vorrei Presidente della Repubblica, sarebbe un bel
segnale di cambiamento vero), Valerio Mastandrea è l'ufficiale della
Guardia di Finanza "comperato" da Berlusconi (fatto
verissimo anche questo, un altro bel soggetto per una sceneggiatura),
Toni Bertorelli è Indro Montanelli (forse ispirato anche a Giorgio
Bocca). Nella parte dedicata al cinema molte divertite partecipazioni
di registi veri del cinema italiano, più o meno grandi: Giuliano
Montaldo, Paolo Virzì (il maoista), Garrone e Sorrentino, Carlo
Mazzacurati. Jasmine Trinca è la giovane regista, Cecilia Dazzi è
la sua compagna; Silvio Orlando e Margherita Buy sono la coppia
protagonista ed è giusto menzionare anche i due bambini, molto
bravi. Il grande attore polacco Jerzy Stuhr nuota nella piscina con Silvio Orlando: "sono l'unico che è riuscito a guadagnare con i tuoi film" dice il suo personaggio, in ottimo italiano.
La grande caravella che passa accanto a
Silvio Orlando, verso il finale, è una citazione esplicita (un
omaggio?) del passaggio del transatlantico Rex di Fellini, in
Amarcord.
Alla mia prima visione ero rimasto
colpito dalla scena della gelateria, quando Silvio Orlando chiede una
vaschetta con il gelato da portare a casa e il gelatiere gli risponde
chiedendogli quanto dista da casa, perché se è più di dieci
minuti, eccetera. Speravo che Nanni Moretti ci facesse un film
intero, su questo tema: lasciatemi in pace, cosa volete ancora da me,
basta. Non è solo la burocrazia statale che tallona le nostre vite,
ormai anche nel privato e nelle piccole cose (nel nostro posto di
lavoro...) ci sono centinaia di intoppi che vengono fatti passare per
indispensabili. Ma queste cose invece hanno preso sempre più spazio
nelle nostre vite, ormai è inutile anche protestare, questi fanatici
che ci stanno rovinando la vita sono ormai ovunque; e nel frattempo i
furbi e i malviventi prosperano (mi riferisco anche a cose gravi,
come le leggi su "femminicidio" e "stalking",
vere e proprie grida manzoniane).
Nel frattempo è ormai più che
accertato che della domanda chiave degli ultimi trent'anni, "da
dove vengono tutti questi soldi" ai miei compatrioti fresconi
non importa niente di niente, anzi ne sono orgogliosi. La realtà è
che abbiamo al governo (in Lombardia da più di vent'anni,
ininterrottamente) due partiti, uno fondato da tre pregiudicati e
l'altro fondato da un tizio che per un quarto di secolo si è fottuto
i soldi del partito, per di più riesumando il cadavere del buce -
non importa niente di niente, loro pensano che lo spread sia stata
una balla, e sono orgogliosi di questi ladri (Matteotti nel 1924 fu
ucciso proprio perché denunciava le ruberie fasciste) e guai a chi
prova soltanto a mettere un filo di dubbio nelle loro teste. Andersen
scrisse la favola del re nudo, ma non disse che cosa era successo al
bambino che lo aveva detto in pubblico, e ai suoi genitori.
Si parla molto del cinema italiano, e i
due personaggi affidati a Michele Placido e a Giuliano Montaldo,
l'attore famoso che si tira indietro all'ultimo momento e il regista
che preferisce il quieto vivere dell'ennesima serie tv, sono davvero
parte consistente della nostra attuale società.
Meno interessante il lato privato e
personale dei personaggi, la separazione tra la Buy e Silvio, i
bambini, le partite di calcio, le due lesbiche, non è che aiutino a
capire il film e rendono più confusa la narrazione. Comunque sia,
Moretti alla fine ci ha provato e ha fatto per davvero il film che
non fa più nessuno, e questo è un suo grande merito; il problema
vero che gli è sfuggito è però che il grande cinema italiano è
finito, quasi tutti si guardano l'ombelico o il palmo della mano (con
annesso smartphone, s'intende) ognuno per conto suo, magari con le
orecchie chiuse dagli auricolari, così che non penetri il mondo
reale. Terrificante, ma ormai è così.
Un bel post, Giuliano, non c'è che dire, seppure io non ami particolarmente Moretti & il suo cinema e non abbia ancora visto "Il Caimano". Se non erro, si sta lavorando a un suo seguito, o roba del genere, con Toni Servillo nei panni di Berlusconi.
RispondiEliminaNanni Moretti è bravo, io dissento soprattutto nel suo modo di presentare la sinistra, da "Io sono un autarchico" in poi. E' vero che esiste gente come quella che lui rappresenta, ma posso dirti con precisione che ricordo gli anni 60 anche se ero bambino, a casa mia si faceva fatica ad arrivare a fine mese. Poi a trent'anni mi sono accorto che famiglie di miei coetanei come la mia, operai con tre figli, vivevano bene, facevano vacanze lunghe, non gli mancava niente. In mezzo c'è l'autunno caldo del 1969, gli scioperi, gente che ha rischiato per arrivare allo Statuto dei Lavoratori. Con tutte quelle persone, la sinistra che rappresenta Nanni Moretti ha poco a che fare.
RispondiEliminaPosso confessarti un'altra cosa, Margherita Buy mi piace moltissimo fin dalla sua prima apparizione al cinema, "Domani accadrà" di Daniele Luchetti :-)
Piace molto anche a me, sia come attrice che come donna. ;)
Eliminaio direi che meritava un cinema migliore... alle volte dispiace vederla in certi film.
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