giovedì 23 novembre 2017

Il caimano


 
Il caimano (2006). Regia di Nanni Moretti. Scritto da Nanni Moretti, Heidrun Schleef, Federica Pontremoli, Francesco Piccolo. Fotografia di Arnaldo Catinari. Musica di Haendel (Dixit Dominus), eseguita da Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano. Musiche per il film di Franco Piersanti. Interpreti: Silvio Orlando, Giuliano Montaldo, Margherita Buy, Elio De Capitani, Paolo Sorrentino, Paolo Virzì, Jerzy Stuhr, Matteo Garrone, Jasmine Trinca, Cecilia Dazzi, Michele Placido, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Valerio Mastandrea, Carlo Mazzacurati, Dario Cantarelli, e molti altri. Durata: 112'

"Il caimano" di Nanni Moretti contiene una sequenza dove si esegue il "Dixit Dominus" di Haendel: Margherita Buy interpreta una ormai ex attrice di film scadenti, ancora giovane, che canta in un coro. Si sta separando dal marito (Silvio Orlando) che è stato il suo produttore in quei pessimi film e che ancora cerca di continuare a fare film, nonostante tutto. Dal loro matrimonio sono nati due bambini, e quando comincia il film veniamo a sapere che si stanno separando. Tutto sembra filare liscio, da persone civili, ma poi lui non ce la fa più, non vuole separarsi, vuole stare ancora insieme alla moglie e ai bambini, ma non è più possibile. Quando il "Dixit Dominus" viene eseguito in concerto, il marito che si sente abbandonato interrompe il concerto dirigendosi verso il palcoscenico. Nanni Moretti non ci dice come va a finire il concerto, i due si separeranno in armonia nelle sequenze successive, ma è comunque una piacevole sorpresa ascoltare questo brano di Haendel in un film (io pensavo, una volta fatto il nome di Haendel, che arrivasse il famoso "Hallelujah": da qui la sorpresa). L'esecuzione di Haendel che vediamo e ascoltiamo è ad opera del Nuovo Coro Sinfonico Lirico Romano; porto qui alcuni fermo immagine di questa scena.

 
"Il caimano" non è propriamente un film politico; è presente ed è cospicua la parte dedicata a Silvio Berlusconi (presente anche con filmati del telegiornale) ma ha gran parte anche la vita privata dei personaggi, e da questo punto di vista lo si può considerare come un film intimista. Ad essere pignoli, "Il caimano" si può dividere in tre tematiche diverse: in primo luogo il discorso sul cinema italiano, il cinema nel cinema, i critici (come Marco Giusti e come Tatti Sanguineti, qui anche come interprete di se stesso) che glorificano pessimi film e li spacciano per capolavori, cioè il venire meno della funzione del critico; poi il produttore scassatissimo diventa simpatico, questo ci può stare, ma è comunque un cialtrone. In secondo luogo il privato, il personale, la separazione dolorosa di una bella famiglia, il mobbing verso la moglie (tema non sviluppato, ma solo accennato), la regista lesbica e la sua compagna, eccetera. Infine, la parte più propriamente politica che forse si ha avuto paura di affrontare di petto. Nel "Caimano" mi sembra di vedere un difetto di scrittura, c'è qualcosa che non convince nella sceneggiatura del film, che è comunque un film ben girato e con molti motivi di interesse anche dopo tanti anni dalla sua uscita.


Un film da fare, appena accennato nel "Caimano" (le scene con Elio De Capitani), e sarebbe veramente politico oltre che essere una storia avvincente, è quello sull'acquisizione dei terreni per Milano 2, con l'avvocato Previti già in campo; o magari sull'incendio benemerito che distrusse gli archivi della banca dove lavorava il papà di Silvio. Negli anni '90 e successivi i giornali pubblicarono molte notizie in proposito, ci sono sentenze di tribunale, fascicoli di indagini, c'è tanto e sarebbe un bel soggetto originale per il cinema; ma non stupisce che nessuno se ne sia mai occupato, perché il cinema degno di questo nome ormai non esiste più. "Il Caimano" segna infatti il confine definitivo con il cinema di denuncia, da allora (dal 2006) puoi dire e scrivere quel che vuoi, tanto non ti ascolta più nessuno. Nel frattempo siamo arrivati ai social network, internet è davvero nelle mani di tutti (anche alla lettera: nel palmo della mano, con lo smartphone) ma il risultato, all'apparenza paradossale, è una sempre maggiore disinformazione. Anche "Gomorra" di Saviano da libro di denuncia è diventato un telefilm in tante puntate, con i suoi fans, come se fosse "Beautiful" o "Il commissario Rex" o una puntata della signora in giallo. Il vero finale, quello che stiamo vivendo nella realtà e che nel 2006 era solo un'ipotesi, è un mix fra questo che si vede nel film e il finale del "Portaborse", film gemello del "Caimano" girato da Daniele Luchetti nel 1991: il faccendiere viene pubblicamente condannato a sette anni di carcere, ma la gente lo vota ancora, anche più di prima. Non solo: i media lo rispettano, Repubblica compresa viene da dire scorrendo i titoli di queste ultime settimane. Significativo e molto ben pensato, in questo senso, il pezzo del lego che non si trova, come il puzzle di Georges Perec in "La vita istruzioni per l'uso" (alternato alle scene del Dixit Dominus). E' il lego dei bambini di Silvio Orlando e Margherita Buy: il pezzo che non si trova, la tessera del puzzle che non conclude l'opera, il senso delle cose che capitano che ci sfugge.

 
Gli attori: Silvio Berlusconi è affidato a tre interpreti, con Elio De Capitani (molto bravo) che è l'unico a fare qualcosa che ricordi un'imitazione o una ricostruzione dell'originale, e riesce anche ad essere molto somigliante al Caimano così come era negli anni '80. Michele Placido e Nanni Moretti recitano invece estratti da dichiarazioni originali di Berlusconi; che appare di persona in un documento originale, il vergognoso e insensato assalto all'eurodeputato Schulz (tanto più grave e stupido perché Berlusconi era in quel momento presidente del Consiglio Europeo). Sempre nella parte politica, Anna Bonaiuto interpreta Ilda Boccassini (che io vorrei Presidente della Repubblica, sarebbe un bel segnale di cambiamento vero), Valerio Mastandrea è l'ufficiale della Guardia di Finanza "comperato" da Berlusconi (fatto verissimo anche questo, un altro bel soggetto per una sceneggiatura), Toni Bertorelli è Indro Montanelli (forse ispirato anche a Giorgio Bocca). Nella parte dedicata al cinema molte divertite partecipazioni di registi veri del cinema italiano, più o meno grandi: Giuliano Montaldo, Paolo Virzì (il maoista), Garrone e Sorrentino, Carlo Mazzacurati. Jasmine Trinca è la giovane regista, Cecilia Dazzi è la sua compagna; Silvio Orlando e Margherita Buy sono la coppia protagonista ed è giusto menzionare anche i due bambini, molto bravi. Il grande attore polacco Jerzy Stuhr nuota nella piscina con Silvio Orlando: "sono l'unico che è riuscito a guadagnare con i tuoi film" dice il suo personaggio, in ottimo italiano.
La grande caravella che passa accanto a Silvio Orlando, verso il finale, è una citazione esplicita (un omaggio?) del passaggio del transatlantico Rex di Fellini, in Amarcord.

 
Alla mia prima visione ero rimasto colpito dalla scena della gelateria, quando Silvio Orlando chiede una vaschetta con il gelato da portare a casa e il gelatiere gli risponde chiedendogli quanto dista da casa, perché se è più di dieci minuti, eccetera. Speravo che Nanni Moretti ci facesse un film intero, su questo tema: lasciatemi in pace, cosa volete ancora da me, basta. Non è solo la burocrazia statale che tallona le nostre vite, ormai anche nel privato e nelle piccole cose (nel nostro posto di lavoro...) ci sono centinaia di intoppi che vengono fatti passare per indispensabili. Ma queste cose invece hanno preso sempre più spazio nelle nostre vite, ormai è inutile anche protestare, questi fanatici che ci stanno rovinando la vita sono ormai ovunque; e nel frattempo i furbi e i malviventi prosperano (mi riferisco anche a cose gravi, come le leggi su "femminicidio" e "stalking", vere e proprie grida manzoniane).


Nel frattempo è ormai più che accertato che della domanda chiave degli ultimi trent'anni, "da dove vengono tutti questi soldi" ai miei compatrioti fresconi non importa niente di niente, anzi ne sono orgogliosi. La realtà è che abbiamo al governo (in Lombardia da più di vent'anni, ininterrottamente) due partiti, uno fondato da tre pregiudicati e l'altro fondato da un tizio che per un quarto di secolo si è fottuto i soldi del partito, per di più riesumando il cadavere del buce - non importa niente di niente, loro pensano che lo spread sia stata una balla, e sono orgogliosi di questi ladri (Matteotti nel 1924 fu ucciso proprio perché denunciava le ruberie fasciste) e guai a chi prova soltanto a mettere un filo di dubbio nelle loro teste. Andersen scrisse la favola del re nudo, ma non disse che cosa era successo al bambino che lo aveva detto in pubblico, e ai suoi genitori.

 
Si parla molto del cinema italiano, e i due personaggi affidati a Michele Placido e a Giuliano Montaldo, l'attore famoso che si tira indietro all'ultimo momento e il regista che preferisce il quieto vivere dell'ennesima serie tv, sono davvero parte consistente della nostra attuale società.
Meno interessante il lato privato e personale dei personaggi, la separazione tra la Buy e Silvio, i bambini, le partite di calcio, le due lesbiche, non è che aiutino a capire il film e rendono più confusa la narrazione. Comunque sia, Moretti alla fine ci ha provato e ha fatto per davvero il film che non fa più nessuno, e questo è un suo grande merito; il problema vero che gli è sfuggito è però che il grande cinema italiano è finito, quasi tutti si guardano l'ombelico o il palmo della mano (con annesso smartphone, s'intende) ognuno per conto suo, magari con le orecchie chiuse dagli auricolari, così che non penetri il mondo reale. Terrificante, ma ormai è così.

 
 


 

4 commenti:

  1. Un bel post, Giuliano, non c'è che dire, seppure io non ami particolarmente Moretti & il suo cinema e non abbia ancora visto "Il Caimano". Se non erro, si sta lavorando a un suo seguito, o roba del genere, con Toni Servillo nei panni di Berlusconi.

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  2. Nanni Moretti è bravo, io dissento soprattutto nel suo modo di presentare la sinistra, da "Io sono un autarchico" in poi. E' vero che esiste gente come quella che lui rappresenta, ma posso dirti con precisione che ricordo gli anni 60 anche se ero bambino, a casa mia si faceva fatica ad arrivare a fine mese. Poi a trent'anni mi sono accorto che famiglie di miei coetanei come la mia, operai con tre figli, vivevano bene, facevano vacanze lunghe, non gli mancava niente. In mezzo c'è l'autunno caldo del 1969, gli scioperi, gente che ha rischiato per arrivare allo Statuto dei Lavoratori. Con tutte quelle persone, la sinistra che rappresenta Nanni Moretti ha poco a che fare.
    Posso confessarti un'altra cosa, Margherita Buy mi piace moltissimo fin dalla sua prima apparizione al cinema, "Domani accadrà" di Daniele Luchetti :-)

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    1. Piace molto anche a me, sia come attrice che come donna. ;)

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  3. io direi che meritava un cinema migliore... alle volte dispiace vederla in certi film.

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