Sadko (1952) Regia di Aleksandr
Ptushko. Tratto dall'opera di Rimskij-Korsakov. Sceneggiatura di
Konstantin Isaev. Fotografia (magicolor): Fiodor Provorov. Musiche di
Rimskij-Korsakov, arrangiate da Vissarion Shebalin; direzione
musicale di Grigori Gamburg. Scene e costumi: Evgeni Svidetelev,
Evgeni Kumankov, Olga Kruchinina. Coreografie: Sergej Koren.
Interpreti: Sergej Stolarov (Sadko), Alla Larionova (Ljubava), Ninel
Myshkova (principessa del Lago Ilmen), B.Surovtsev (Ivashka), Mikhail
Troyanovskij (Trifon), Nadir Malishevsky (Vyashta il gigante), Lydia
Vertinskaja (la Fenice), e molti altri Durata: 85 minuti
(direttore d'orchestra Sergej Skripka,
con Aleksej Aborin, per il restauro del 1986)
"Sadko" del 1952, film russo
diretto da Aleksandr Ptushko, è una riduzione dell'opera di Rimskij
Korsakov, girato a colori nel 1952. Non si tratta dell'opera lirica
vera e propria, ma di un rifacimento che conserva in parte la storia
(a grandi linee, con diverse differenze) e che si basa sulla musica
di Rimskij-Korsakov però riducendola a colonna sonora, con arie
appena accennate o limitate alla parte orchestrale. In America venne
presentato al pubblico con manifesti che richiamavano alle avventure
di Sindbad, con il quale in effetti c'è molta somiglianza anche se
la storia è differente e rimanda piuttosto al mito degli Argonauti,
trasferito in un clima di fiaba e non esente da richiami alla realtà
sociale, e anche al socialismo. Pur nel clima di fiaba, si sottolinea
la condizione dei poveri: solo un radicale cambiamento può portare
felicità per tutti. Non le ricchezze distribuite, e nemmeno la
leggendaria Fenice (che porta alla felicità attraverso
l'assopimento), ma la felicità è da trovare dentro se stessi, a
casa propria. Quest'ultimo aspetto porta con sè qualcosa di
religioso, siamo dalle parti del Buddhismo o dell'Induismo (Tagore
compose una poesia su questo tema), ma va detto che sono temi appena
accennati, "Sadko" è una fiaba e fiaba rimane.
Il film probabilmente appariva "rétro"
anche quando uscì nelle sale; anche se prevale il tono da fiaba, del
tutto giustificato dal soggetto, anche se il regista Ptushko prende
spesso a modello il grande cinema dei decenni precedenti, soprattutto
Eisenstein: "Alexander Nevskij" per il protagonista, "Ivan
il Terribile" per i costumi e i colori. E' comunque tutto molto
bello e godibile ancora oggi, proprio per il clima da fiaba, i colori
delle illustrazioni dei libri, i costumi, trucco e scenografia, tutto
all'altezza; è comunque un peccato che sia la musica ad essere
sacrificata e messa in secondo piano. Molto belli i costumi e le
scenografie, divertenti anche gli effetti speciali alla Méliès
(cioè belli, da fiaba e non da videogame). Il protagonista Sergej
Stolarov ricorda a noi italiani Amedeo Nazzari, attivo proprio nello
stesso periodo; il mito degli Argonauti è ben presente anche nel
personaggio di Vyashta il gigante, amico e compagno di viaggio di
Sadko, che è un vero e proprio Ercole, capace di sollevare anche un
cavallo; l'attore si chiama Nadir Malishevsky. Oltre al mito di
Sindbad e agli Argonauti, ci sono rimandi ad Orfeo (la cetra, la
discesa agli inferi), e anche alla sirenetta di Andersen, passando
per l'Odissea e per l'Alcina o Armida dei poemi cavallereschi.
Sadko suona il gusli (domro) che è una
cetra da tenere orizzontale; è uno straniero che giunge da lontano
("dalle montagne" si dice nel film), quindi visto con
diffidenza all'inizio. Sarà proprio la sua cetra, come per Orfeo, ad
attrarre le avventure e a proteggerlo. Di lui non ci viene detto
molto, quasi nulla; è in contatto con mondi soprannaturali (incontra
la figlia del re del Mare, può andare sott'acqua) ed è dotato di
forza sovrumana, ma è anche un uomo come noi. Ci sono molti rimandi
al mito di Orfeo, con Nettuno al posto di Plutone, e una Proserpina
figlia di Nettuno che è quasi una sirena e che ha il suo doppio
nella bella Ljubava. Molto bello l'episodio indiano con l'arpia
scambiata per Fenice o per l'Uccello della Felicità, e che rimanda
molto al "Ladro di Bagdad" del film di Michael Powell dove
c'è una scena analoga. Bisogna però notare che Sadko alla fine fa
l'elogio del posto dove si è nati, il che contraddice la sua frase
d'inizio:
- Chi sei? Da dove vieni?
- Da dove sono venuto, là non ci sono
più.
(continua)
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