Marguerite (2015) Regia di Xavier
Giannoli. Scritto da Xavier Giannoli, Marcia Romano. Fotografia di
Glynn Speeckaert. Musiche di Interpreti: Catherine Frot
(Marguerite), André Marcon (marito di Marguerite), Christa Theret
(Hazel), Denis Mpunga (Madelbos), Michel Fau (il tenore), Sylvain
Dieuaide (Lucien), Aubert Fenoy (Kyrill), e molti altri. Durata: due
ore.
"Marguerite" di Xavier
Giannoli, uscito nel 2015, è ispirato alla vita reale dell'americana
Florence Foster Jenkins (1868-1944). Non è una biografia
propriamente detta, l'azione viene spostata in Francia, più o meno
nello stesso periodo delle registrazioni su disco della Foster
Jenkins (il film è ambientato nel 1921) e quasi tutti i personaggi
sono di fantasia, seppure molto ben inseriti nel contesto storico. E'
un bel film, ben scritto e ben girato, con attrici e attori veramente
ottimi.
Nel 2016, un anno dopo, sullo stesso
soggetto è uscito il film di Stephen Frears "Florence" con
Meryl Streep protagonista.
Florence Foster Jenkins era una ricca
signora americana che pensava di poter cantare da soprano, ma era
irrimediabilmente e incredibilmente stonata; non solo non se ne
accorse mai (contrariamente alla protagonista del film francese) ma
incise molti dischi ed ebbe un suo particolare successo che dura
ancora oggi. Le sue incisioni occupano oggi due cd, e oggi sono
reperibili anche su youtube, per chi volesse straziarsi le orecchie.
C'è chi ride nell'ascoltarla, io amo la musica e non ci riesco e
quindi ero molto diffidente verso questo film, ma mi sono dovuto
ricredere sia per la delicatezza nel trattare l'argomento (siamo pur
sempre dalle parti della malattia mentale, la vera Foster Jenkins non
era perfettamente in salute) che per l'accurata ricostruzione
storica. Inoltre, gli attori sono davvero molto bravi e molto ben
scelti.
Mi è piaciuto il lavoro del regista
Giannoli (e di tutto il cast degli attori) per la sua delicatezza nel
trattare il tema e anche perché conosco da tempo un racconto che
ricorda molto questa storia, "Il povero musicante" di Franz
Grillparzer (1791-1872); ne porto qui una pagina, alla fine del post.
Nel racconto di Grillparzer, il narratore incontra per strada un
violinista mendicante, e si ferma stupito perché non riesce a
riconoscere cosa stia suonando: quel violino è talmente stonato, e
scordato, che è impossibile capirci qualcosa. Quello che segue è
molto vicino alla vicenda di vita di Florence Foster Jenkins, la
differenza principale è che il violinista di Grillparzer era molto
povero mentre la signora americana (come la Marguerite del film) era
molto ricca.
Il regista Xavier Giannoli, nella prima
parte del film, prepara con molta cura l'entrata in scena di
Marguerite, oltretutto presentandoci prima di lei l'esatto suo
opposto: una cantante molto giovane e molto brava, di nome Hazel
(l'attrice è Christa Theret, la voce non è sua). Il brano musicale,
scelto con indubbia furbizia, è l'incantato e conosciutissimo duetto
dalla Lakmé di Delibes. A questo punto, l'ingresso in scena di
Marguerite finisce con il sembrare l'apparizione di un mostro,
preparata quasi come nei film di fantascienza, "La cosa da un
altro mondo", "Il pianeta proibito". L'effetto è
notevole, anche per il contrasto con la dolcezza e la gradevolezza
fisica di Marguerite come persona (l'attrice è la bravissima
Catherine Frot). Poi però si cambia registro, la seconda parte, con
le lezioni di canto, è più convenzionale ma comunque di ottima
fattura.
Altri possibili rimandi: 1) Marguerite
muore quasi come Antonia nei "Racconti di Hoffmann", una
morte legata alla musica, il riconoscimento di se stessa ma stavolta
nella bruttezza e non nella perfezione. 2) citazioni ripetute di "La
regola del gioco" di Renoir, i rapporti con la servitù, la
villa, il periodo storico; citazioni che diventano esplicite nella
scena della caccia, con lo scuoiamento di un animale (sequenza molto
breve, per chi fosse preoccupato). Si sottolinea che questi non sono
anni facili, per la Francia e per l'Europa; è il 1921, stanno
arrivando le terribili dittature che porteranno nuovamente alla
guerra. 3) In alcune sequenze, il film ricorda a tratti Werner Herzog
4) infine, il nome della protagonista è
identico a quello di Margaret Dumont, attrice che fu la storica
"spalla" dei fratelli Marx (soprattutto di Groucho).
Gli attori: Marguerite è affidata a
Catherine Frot, molto brava. Il marito di Marguerite è André
Marcon, misurato, mai caricaturale, nel finale perfino commovente; ricorda molto Romolo Valli. Il
nero e magnifico Denis Mpunga è il fedele maggiordomo di Marguerite
(fedele a Marguerite), prestazione da grande attore. La giovane
cantante Hazel è Christa Theret, volto interessante e interprete
sensibile; i due giovani "maneggioni" di teatro
sperimentale si chiamano Sylvain Dieuaide (Lucien) e Aubert Fenoy
(Kyrill). Il tenore spiantato è Michel Fau (voce di Mario Del
Monaco). Tutti gli attori del cast sono molto bravi e meriterebbero
di essere ricordati, ma la lista è molto lunga e non vorrei
appesantire troppo questo testo (però mi dispiace).
Mi sono segnato questo dialogo, al
minuto 49, tra i versi del pavone (non è un gatto, è un pavone) e
il clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach:
MARGUERITE: ...avrò bisogno di voi,
Madelbos.
MADELBOS: Il mio insegnante di danza
indiana mi ripeteva sempre: «la perfezione non è fare qualcosa di
grande e bello, ma fare quello che si fa con grandezza e bellezza.»
MARGUERITE: Avete studiato danza
indiana?
MADELBOS: Danza sacra, sì. Era un
periodo duro, mi ha aiutato a dimenticare me stesso.
Dal punto di vista strettamente
musicale, vediamo sul palcoscenico "I Pagliacci" di
Leoncavallo, con bisticci ed insulti fra tenore e soprano. Una parte
interessante per chi frequenta o ha frequentato i teatri è quella
del capoclaque nano, interpretato da un attore molto bravo del quale
però non sono riuscito a reperire il nome. In concerto, belle
esecuzioni di musica contemporanea (per il 1921: Honegger, Trois
chansons) ottimamente cantate da Sarah Bloch che dà la sua voce
all'attrice che impersona Hazel. E poi c'è il teatro in stile
dada-anarchista nella quale viene coinvolta la povera Marguerite, che
"canta" la Marsigliese senza sapere in che guaio si sta
cacciando.
L'elenco completo dei brani che si
ascoltano nel film è decisamente curioso e fa pensare che sia stato
preparato da un vero appassionato di musica:
- Léo Delibes, "Lakmé", Duo
des Fleurs (Fanny Crouet, Sarah Bloch)
- Henry Purcell, "Come ye sons of
Art", Birthday song for Queen Mary (Marie Favier Chorus: Pierre
Beller, Mylène Bourbeau, Renaud Bres, Martin Candela, Emmanuel
Hasler, Marine Lafdal-Franc, Magali Lange)
- Vivaldi, Allegro da "Sonata in
trio in sol maggiore RV 74" (Quatuor Purcell)
- Vivaldi, Allemanda da "Sonata in
do maggiore RV 754" (Quatuor Purcell)
- Vivaldi, Larghetto da "Concerto
per violino, archi and basso continuo in fa maggiore RV 295"
(Daniel Hope, Chamber Orchestra of Europe)
- Vivaldi, Largo da "Concerto per
violino and orchestra in re maggiore RV 234 - L'Inquietudine"
(Daniel Hope, Chamber Orchestra of Europe )
- Mozart, arrangiamento dell'ouverture
dal "Flauto Magico" (The Swingle Singers)
- Mozart, Adagio da "Serenata No.
10, K 361" (German Wind Soloists)
- Verdi, Traviata, "Addio del
passato" (Bulgarian National Radio Symphony Orchestra, dir John
Landor)
- Wagner, "Die Walküre", Du
zeugtest ein edles Geschlecht; Daß du mich verstanden (Astrid
Varnay, Sigurd Björling, Bayreuth Festspielorchester dir. Herbert
von Karajan)
- Arthur Honegger e René Morax, da
"Trois Chansons": Berceuse des Sirènes, Chanson de la
Poire (Sarah Bloch, Delphine Dussaux)
- Ruggiero Leoncavallo, da "I
Pagliacci", "Vesti la giubba" e altre scene (Mario Del
Monaco, Gabriella Tucci, Aldo Protti, the NHK Symphony Orchestra dir.
Giuseppe Morelli)
- Johann Sebastian Bach, Prelude in C
sharp minor, BWV 849 Prelude in E major, BWV 878 da "Il
clavicembalo ben temperato" (Frédéric d'Oria-Nicolas, Pierre
Chalmeau )
- Johann Sebastian Bach, arrangiamento
di Leopold Stokowski: "Toccata e fuga in re minore, BWV 565"
(Philharmonique de Bruxelles, dir. Ronan Maillard)
- Edgar Varèse, "Dance for Burgess" (Polish Radio Orchestra, dir. Christopher Lyndon-Gee)
- Edgar Varèse, "Dance for Burgess" (Polish Radio Orchestra, dir. Christopher Lyndon-Gee)
- Ravi Shankar, Man Pasand (Ravi
Shankar)
- Ronan Maillard: "Au bar de l'Opéra" (Woosang Kim)
- Pierre Bluteau, "L'Atelier de Touraine" (Pierre Bluteau)
- Michael Nyman, "Chasing Sheep Is Best Left to Shepherds" (Michael Nyman)
- Richard Harvey, "Nine nights" (Richard Harvey)
- Ronan Maillard: "Au bar de l'Opéra" (Woosang Kim)
- Pierre Bluteau, "L'Atelier de Touraine" (Pierre Bluteau)
- Michael Nyman, "Chasing Sheep Is Best Left to Shepherds" (Michael Nyman)
- Richard Harvey, "Nine nights" (Richard Harvey)
Le arie straziate dalla protagonista sono:
- Mozart, Der Hölle Rache da "Die
Zauberflöte"
- Mozart, Voi che sapete da "Le Nozze di Figaro"
- Bellini, Casta Diva da "Norma"
- Mozart, Voi che sapete da "Le Nozze di Figaro"
- Bellini, Casta Diva da "Norma"
- Bizet, Habanera da "Carmen"
- La Marseillaise, di Rouget de Lisle
(Virginie Gattino voce, Delphine Dussaux piano)
- La Marseillaise, di Rouget de Lisle
(Virginie Gattino voce, Delphine Dussaux piano)
Il mio pensiero
finale è comunque che questo film, in tv, verrà visto da gente che
non è capace distinguere fra parodia, stonatura, e canto vero
d'opera. Purtroppo, la maggior parte delle persone che io conosco
sono così; Florence Foster Jenkins e Marguerite, infatti, non sono
sole a questo mondo, ma in solida e nutrita compagnia.
« (...) ciò che sonava sembrava una sequela
inconsistente di suoni senza ritmo e senza melodia, però era tutto
immerso nella sua opera: le labbra gli tremavano e i suoi occhi
erano fissi sul foglio di musica che aveva davanti... sì, veramente
un foglio di note! Mentre infatti tutti gli altri che sonavano
meglio di lui si affidavano alla memoria, il vecchio anche in quel
trambusto aveva collocato davanti a sé un piccolo leggio portatile,
con certe note sudice e gualcite che probabilmente contenevano nel
massimo ordine, ciò che egli faceva sentire in modo così
sconnesso. L'insolita montatura che aveva appunto richiamato la mia
attenzione, destava, d'altro canto, l'ilarità della folla
ondeggiante che lo derideva e lasciava vuoto il cappello, mentre
invece il resto dell'orchestra intascava miniere di rame. (...)
Arrivato nei pressi della porticina che dall'Augarten dà sulla
Taborstrasse, udii improvvisamente il noto suono vecchio violino.
Accelerai i passi ed ecco, l'oggetto della curiosità stava sonando
a tutto andare in mezzo a una cerchia di ragazzi che impazientiti
gli chiedevano un valzer. " Suona un valzer!" dicevano.
"Un valzer, non capisci?"
Il vecchio continuava a sonare e pareva non badasse a loro finché il piccolo uditorio lo piantò lì con parole di scherno e di beffa e si raccolse intorno a un altro musicante che a poca distanza di lì girava la manovella di un organino. " Non vogliono ballare " disse il vecchio quasi rattristato, raccogliendo i suoi arnesi. Io mi ero avvicinato. "I ragazzi non conoscono altre danze che il valzer" dissi. " Ma io sonavo un valzer " replicò lui indicando con l'archetto un punto del foglio. "Bisogna adattarsi anche a questo, per via della gente. Ma i ragazzi non hanno orecchio" osservò scotendo il capo malinconicamente. »
Il vecchio continuava a sonare e pareva non badasse a loro finché il piccolo uditorio lo piantò lì con parole di scherno e di beffa e si raccolse intorno a un altro musicante che a poca distanza di lì girava la manovella di un organino. " Non vogliono ballare " disse il vecchio quasi rattristato, raccogliendo i suoi arnesi. Io mi ero avvicinato. "I ragazzi non conoscono altre danze che il valzer" dissi. " Ma io sonavo un valzer " replicò lui indicando con l'archetto un punto del foglio. "Bisogna adattarsi anche a questo, per via della gente. Ma i ragazzi non hanno orecchio" osservò scotendo il capo malinconicamente. »
Questo brano viene da "Il povero musicante", un racconto del 1838, opera dell'austriaco Franz Grillparzer. Nel racconto il narratore procede per le vie di Vienna in una sera di festa, e tra i tanti musicisti che si esibiscono sulla via nota questo anziano signore, molto distinto. Non può non notarlo: di quello che suona non si capisce niente, eppure ha la musica davanti, e la legge con attenzione. La storia prosegue con il racconto della vita del povero musicante, e con la sua morte, in uno stile tipicamente romantico.
«(...)Non avevo potuto parlare con lui un'ultima volta; né domandargli perdono per tutti i crucci che gli avevo procurato, né ringraziarlo dei favori immeritati... sì, favori! Poiché le sue intenzioni erano buone e io spero di ritrovarlo un giorno dove saremo giudicati secondo le nostre intenzioni e non secondo le nostre opere. (...) »
E' un personaggio che mi è rimasto dentro, al di là della bellezza del racconto: perché anche noi siamo come il povero musicante, crediamo di suonare una musica meravigliosa ma non ne siamo capaci, e non lo sappiamo. Gli altri ci ascoltano, non capiscono, ci deridono o ci omaggiano per equivoco o per ignoranza; abbiamo davanti lo spartito, le regole del gioco da qualche parte ci sono, ma raramente la nostra esecuzione è impeccabile. E, anche quando è impeccabile, non è detto che sia conforme a quello che ci è stato richiesto per le nostre vite.
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