Casa Ricordi (1954) Regia
di Carmine Gallone. Scritto da
Leonardo Benvenuti, Luigi F. d'Amico, Agenore Incrocci, Furio
Scarpelli, Nino Novarese, Carmine Gallone. Musica di Rossini,
Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini. Altre musiche e supervisione di
Renzo Rossellini.Fotografia di Marco Scarpelli. Scene e costumi di
Mario Chiari, Beni Montresor, Mario Garbuglia. Durata 110 minuti
Interpreti:
Paolo Stoppa (Giovanni Ricordi), Renzo Giovampietro (Tito Ricordi),
Andrea Checchi (Giulio Ricordi)Interpreti per l'episodio di Rossini: Roland Alexandre (Gioacchino Rossini), Marta Toren (Isabella Colbran) Roldano Lupi (Domenico Barbaja)
Interpreti per l'episodio di Donizetti: Marcello Mastroianni (Gaetano Donizetti), Micheline Presle (Virginia Marchi); Aldo Ronconi (il tenore Maselli)
Interpreti per l'episodio di Bellini: Maurice Ronet (Vincenzo Bellini), Myriam Bru (Luisa Lewis, amante di Bellini), Nadia Gray (Giulia Grisi), Aldo Silvani (il medico)
Interpreti per l'episodio di Verdi: Fosco Giachetti (Giuseppe Verdi), Elisa Cegani (Giuseppina Strepponi), Fausto Tozzi (Arrigo Boito)
Interpreti per l'episodio di Puccini: Gabriele Ferzetti (Giacomo Puccini), Danièle Delorme (Maria, ispiratrice per Mimì)
Altri interpreti: Sergio Tofano (Cesarini Sforza), Georges Bréhat (brigadiere), Manlio Busoni: (sovrintendente), Julien Carette (l'oste), Memmo Carotenuto (lo stuccatore), Lauro Gazzolo (carrettiere di Casa Ricordi), Renato Malavasi (Ambrogi), Vira Silenti (Marietta Ricordi), Giuseppe Varni, Antoine Balpêtré (Dottor Fleury), Mimo Billi, Giovanni Checchi, Nelly Corradi (soprano), Claudio Ermelli, Paola Rolando, Danik Patisson, Giuseppe Porelli (Carlotti), Gustavo Serena (direttore di scena)
Cantanti in scena. Mario Del Monaco, Tito Gobbi, Renata Tebaldi, Giulio Neri, Italo Tajo, Gianni Poggi, Giulietta Simionato, Gino Mattera, Marinella Meli. Direttori d'orchestra: Franco Capuana, Gianandrea Gavazzeni, Gabriele Santini, Franco Ferrara; maestro del coro Giuseppe Conca.
"Casa
Ricordi" è un film del 1954 diretto da Carmine Gallone, che
ripercorre la storia della grande dinastia di editori musicali
milanesi iniziata nel 1808 con Giovanni Ricordi (1785-1853),
proseguita con il figlio Tito (1811-1888) e il nipote Giulio
(1840-1912). A loro seguirà un altro Tito (1865-1933); dal 1919
cominciano ad entrare in azienda amministratori estranei alla
famiglia, ma di questo nel film non si parla. Si comincia con
Giovanni Ricordi, che inizia a stampare gli spartiti ancora scritti a
mano dell'archivio della Scala, rendendoli quindi disponibili a
tutti; siamo al tempo di Rossini, i primi anni dell'Ottocento.
E'
un film colorato,
ricco, divertente, un po' banale nelle scelte musicali (ma siamo nel
1954, ci poteva stare); ogni tanto è meglio sorvolare
sull'attendibilità storica. Si fa ancora vedere nonostante tutto, ma
non mi sentirei di dire che sia un film davvero da conoscere, se non
per semplice curiosità legata a interessi musicali. La sceneggiatura
è di Age, Scarpelli, Luigi F. D'Amico, Nino Novarese, Benvenuti e
dello stesso Gallone. Tra i collaboratori, nomi che diventeranno
importanti: Giuseppe Rotunno come operatore, Gianni Loy (cioè Nanni
Loy) e Vanni Ferrara (Giovanni Ferrara) come aiuto registi. Nei paesi
di lingua francese "Casa Ricordi" ha preso come titolo "La
Maison du souvenir": ci lamentiamo spesso dei titoli balordi che
i nostri distributori hanno assegnato ai film stranieri, ma questi
qua hanno tradotto il cognome...
Si
comincia dopo l'ouverture rossiniana sui titoli di testa ("L'Assedio
di Corinto" o "Bianca e Falliero") e con un bel
volantino di coprifuoco imposto dagli austriaci milanesi ai tempi del
tipografo Giovanni Ricordi (Paolo Stoppa); che dal canto suo si è
appena comperato un torchio da stampa nuovo, costosissimo e
all'avanguardia. Giovanni Ricordi diventerà ricco facendosi pagare
dalla Scala per il suo lavoro di tipografo non con i soldi ma con i
diritti sugli spartiti dimenticati negli archivi sotterranei,
considerati cosa di poco conto ma in realtà opera di autori molto
famosi e fino ad allora non disponibili. Divertente la scena di Paolo
Stoppa (Giovanni Ricordi) con Memmo Carotenuto nei panni di uno
stuccatore che si è fatto un cappello di carta "da muratore"
con una partitura di Cimarosa: "è carta, no?". Se è carta
è roba da buttare, come si dice anche oggi con i libri digitali (lo
sguardo che vi rivolgono è lo stesso).
Il
secondo dei Ricordi, Tito, è affidato a Renzo Giovampietro; il
terzo, Giulio, appare sedicenne sulle barricate del 1848 e poi da
adulto passa ad Andrea Checchi. Il Tito Ricordi di inizio '900 si
vede solo per poco tempo, alla fine del film.
Il
primo musicista ad apparire è Rossini (Roland Alexandre della
Comédie Française: il film è una coproduzione italo-francese) che
è ancora quasi sconosciuto; Giovanni Ricordi gli compera "La
pietra del paragone" e gli offre da mangiare. Rossini è molto
affamato ma appare preoccupato dalle salse che rischiano di bruciarsi
sul fuoco della cucina; di seguito si mostra il suo amore con
Isabella Colbran (Marta Toren) che porta via all'impresario Barbaja
(Roldano Lupi). Per ripicca, Barbaja gli farà fischiare il Barbiere
(Tito Gobbi per la cavatina, e Italo Tajo per l'aria della calunnia);
però poi tutto si aggiusta. Quando si vede la Colbran si ascolta
l'introduzione a Selva opaca, aria di Matilde dal "Guglielmo
Tell".
Il
secondo musicista è Donizetti (Marcello Mastroianni) che Gallone ci
mostra serissimo e intento a puntualizzare che il suo cognome si
scrive "con una zeta sola" (lo dice due volte in cinque
minuti). La scena verte sull'Elisir d'amore, che il furbo Giovanni
Ricordi riesce a far mettere in scena nonostante lo scarso appeal del
giovane compositore, che ha conosciuto perchè si è preso un pugno
in un occhio in loggione difendendo il Barbiere di Rossini. Ricordi
fa credere che l'opera sia poca cosa e spera che così la capricciosa
cantante Virginia Marchi (Micheline Presle) avrebbe rotto il
contratto, togliendosi dai piedi; invece il serissimo, elegante e
quasi militaresco Donizetti-Mastroianni prima doma la cantante con la
sua musica (scena iniziale di Adina, poi con Dulcamara in teatro) e
poi la fa innamorare. Tutto qui Donizetti, compresa la scena in cui
manda via il tenore Maselli, stonato e svogliato (attore Aldo
Ronconi).
Il
terzo è Vincenzo Bellini (Maurice Ronet) presentato morente,
a Parigi, assistito dalla gelosissima Luisa Lewis (Myriam Bru) che
gli nega di vedere l'amico Rossini e anche Giulia Grisi (Nadia Gray).
I Puritani hanno successo, ma Bellini muore proprio quando Luisa
Lewis, pentita e convinta dal medico (Aldo Silvani) gli ha portato in
carrozza la Grisi, Rossini e anche Tito Ricordi.
Il
quarto episodio è per Giuseppe Verdi, che sta mettendo in scena I
Lombardi; lo interpreta Fosco Giachetti, mentre Peppina è Elisa
Cegani. Verdi giunge nel momento in cui il giovane Giulio Ricordi,
dopo aver seguito come militare l'Unità d'Italia, decide di rimanere
in azienda al fianco del padre, su consiglio dello stesso Verdi. Poi
Gallone ci mostra una contestazione pro Wagner durante l'esecuzione
di Un ballo in maschera, con volantini dal loggione in cui si dice
basta con Verdi e viva le novità. Verdi amareggiato va in campagna,
dove scriverà l'Otello: così nel film, ma nella realtà mancano
ancora una ventina d'anni e di grandi successi da raccontare... Verdi
vuole buttare via tutto quello che ha scritto, deluso dalla
contestazione, e si commuove solo quando va da Busseto a Parma per
una questione burocratica (il catasto) e si trova in mezzo tra i
fucili dei soldati e i contadini in sciopero, quasi un anticipo di
Novecento di Bertolucci. I contadini lo riconoscono e intonano Va'
pensiero; anche i soldati capiscono chi hanno davanti, e abbassano i
fucili. Vediamo poi l'Otello andare in scena, con Del Monaco e la
Tebaldi e con molte perplessità su date e storia. In questa scena
c'è anche Arrigo Boito (Fausto Tozzi), come autore del libretto per
Otello.
Dopo
Verdi c'è Puccini (Gabriele Ferzetti); Gallone mette il momento in
cui Giulio Ricordi gli dà fiducia dopo il fallimento dell'Edgar,
quando gli azionisti volevano togliere a Puccini l'assegno; ma è una
scena molto veloce, non come nello sceneggiato degli anni '70 su
Puccini di Sandro Bolchi che darà il giusto risalto a una vicenda
importante (questo era il ruolo dei consigli d'amministrazione e
delle banche, dare fiducia e finanziamenti prendendosi il rischio
economico...) (pochi mesi dopo Puccini farà guadagnare un'enormità
di denaro alla Ricordi). Questa scena si svolge in teatro e c'è il
solo Giulio Ricordi, non tutto il consiglio d'amministrazione come in
Bolchi. Puccini ha poi successo con Manon e Giulio Ricordi lo porta a
Parigi, dove il buon Giacomo si annoia come uno scolaretto svogliato
in gita turistica davanti a Versailles e al Louvre; lasciato solo,
però con in mano il romanzo di Henri Murger comperato per lui da
Giulio Ricordi, chiede in un negozio dove sia il caffè Momus, e
tutti ridono perchè non c'è più da tempo, è fuori moda, oggi c'è
la Tour Eiffel, siamo moderni e non è più tempo di Bohème. Tra
quelli che ridono c'è una giovane donna (Danièle Delorme) che vive
con un gruppo di studenti; ne nasce un breve flirt con Puccini ma poi
lei morirà di tisi proprio nella sera in cui La Bohème trionfa,
mentre Puccini la attendeva invano con il treno da Parigi. Mi vien da
dubitare fortemente sulla veridicità di questa storia, ma chissà,
magari è vero.
Il
film si chiude con Giulio Ricordi ormai anziano, assistito dal figlio
Tito; insieme accolgono un musicista giovane e sconosciuto, che
dovrebbe essere Zandonai: il futuro.
Nel
cast anche Sergio Tofano (Cesarini Sforza), Lauro Gazzolo (il
carrettiere nella scena con Giulio Ricordi del 1848), Nelly Corradi.
Tra i cantanti, oltre a Del Monaco, Gobbi e Tebaldi, ci sono Giulio
Neri, Italo Tajo, Gianni Poggi, Giulietta Simionato, Gino Mattera,
Marinella Meli. Direttori d'orchestra: Capuana, Gavazzeni, Santini,
Franco Ferrara; maestro del coro Giuseppe Conca. Altre musiche e
supervisione di Renzo Rossellini.
Oggi
a Milano Ricordi non esiste più, l'attività come editore fu
comperata da un editore tedesco negli anni '90, i negozi passarono a
Feltrinelli e in quello milanese, in Galleria, ho passato parecchie
ore; era bello e ben frequentato. Da pochi anni quel negozio è stato
chiuso, nella Feltrinelli sottostante (sottoterra...) se volete
comperare qualcosa che era da Ricordi non c'è difesa possibile,
dovete per forza di cose sorbirvi tutta la sbobba da deejay che i
diffusori trasmettono dappertutto (comprese le pessime compilation
natalizie sotto le feste). L'unica possibilità di salvezza è uscire
dal negozio, anche le cuffie nelle orecchie non aiutano. Fa tristezza
che tutto questo succeda nella città che è stata una delle capitali
della cultura d'Europa, tra un'expo e una colata di cemento o
d'asfalto Milano ha perso quasi del tutto la sua storia e si avvia a
diventare una città come tante altre (o lo è già diventata?).
Nessun commento:
Posta un commento