Citizen Kane (Quarto
potere, 1941) Regia di Orson Welles. Sceneggiatura di Herman J.
Mankiewicz e Orson Welles. Fotografia di Gregg Toland. Musica di
Bernard Herrman e di Ernest Reyer. Interpreti: Orson Welles, Joseph
Cotten, Dorothy Comingore, Everett Sloane, e molti altri. Durata: 119
minuti.
"Citizen Kane" è
uno dei film più famosi e celebrati di tutta la storia del cinema,
ancora oggi fondamentale; Orson Welles lo gira nel 1941,
venticinquenne, all'apice della notorietà per via di un adattamento
radiofonico della "Guerra dei mondi" del suo quasi omonimo
Herbert George Wells, tre anni prima, che fece scalpore perché molti
ascoltatori lo presero per una vera radiocronaca dello sbarco dei
marziani sulla Terra. La cosa può far sorridere, ma chi conosce le
capacità della voce di Orson Welles non ha difficoltà a credere in
quella suggestione. Uno come Orson Welles può rendere credibile
qualsiasi cosa.
"Citizen Kane"
contiene una scena d'opera, che forse ha bisogno di qualche
spiegazione. Il film è basato sulla vita privata e pubblica di
William Randolph Hearst, potentissimo uomo d'affari americano, molto
influente anche sul cinema. Hearst ebbene una lunga relazione con una
giovane attrice, Marion Davies; Orson Welles cambia i dettagli della
loro relazione, facendo di Marion Davies una cantante d'opera e
cambiandole nome in Susan Alexander (l'attrice che la interpreta si
chiama Dorothy Comingore). Nel film, Susan Alexander non ha una
grande vocazione come cantante; ma Kane (cioè Hearst nella
riconoscibilissima trasposizione di Orson Welles) (riconoscibilissima
per gli americani di allora) insiste, è innamorato e vuole dare
qualsiasi cosa alla sua donna. Le compra un teatro d'opera, e la fa
esibire come una vera star. Le immagini che ho portato qui sono
tratte dalla scena madre dell'episodio: Susan Alexander canta, e il
pubblico tace imbarazzato. La cosa peggiore che possa succedere in
teatro, peggio ancora dei buu e dei fischi. Il commento dei due
macchinisti durante l'esecuzione dell'aria è silenzioso ma
eloquente.
La giovane non è stupida
e sa benissimo cosa succede:
- Forse ora capirai quello
che provo... non me la sento più di seguitare a cantare, non sai
cosa significhi presentarsi in scena e sentire che il pubblico non ti
vuole...
- Quando si lotta è
sempre così. Va bene, non affronterai più il pubblico: peggio per
lui.
Provo a riassumere le
differenza tra la realtà e il film di Welles: Susan Alexander,
interpretata da Dorothy Comingore, ha un corrispettivo in Marion
Davies, attrice di cinema e non cantante; Hearst aveva 34 anni più
di lei e la notò tra le danzatrici delle Ziegfeld Follies; ebbero
una lunga relazione. Fondò per lei una compagnia cinematografica
(Cosmopolitan) e la fece debuttare sul grande schermo nel 1918.
Marion Davies ebbe poi una buona carriera come attrice, il suo
vertice è probabilmente nella collaborazione con King Vidor
(1925-28) però con la MGM e non più con la Cosmopolitan di Hearst.
Marion Davies lavorò molto nel cinema come attrice anche con
l'avvento del sonoro, fino al 1937, e rimase con Hearst fino alla
morte di lui nel 1951. A Marion Davies è collegato uno dei grandi
misteri di Hollywood, la morte del regista Thomas Ince nel 1924; la
verità non fu mai accertata, ma pare che il colpo di pistola che lo
uccise fosse un errore, il colpo era destinato a Charlie Chaplin che
stava corteggiando la protetta di Hearst. E' comunque da ricordare il fatto che lo stesso Charlie Chaplin, nella sua autobiografia, smonta completamente questa storia: dice di aver fatto visita in ospedale a Ince, colpito da infarto, e racconta per molte pagine la sua amicizia sia con W.R. Hearst che con Marion Davies. Dato che l'autobiografia esce più di trent'anni dopo il fatto, mi sembra il caso di dar credito a Chaplin.
L'aria cantata da Susan
Alexander nel film è tratta da "Salammbô",
che da alcune fonti è presentata come opera di Bernard Hermann,
autore delle musiche del film, e da altri come adattamento della
"Salammbô "di
Reyer, arrangiata dallo stesso Hermann. La voce che ascoltiamo è di
Jean Forward, l'attrice è Dorothy Comingore.
"Salammbô"
è un dramma di Gustave Flaubert del 1862, ambientato a Cartagine
durante le guerre puniche, considerato uno dei suoi capolavori. La
protagonista è una sacerdotessa della Luna, figlia di Amilcare.
Ernest Reyer (nativo di Marsiglia, 1823-1909) scrisse un'opera tratta dalla Salammbô di Flaubert, che ebbe la prima rappresentazione nel 1890 e che proseguì con notevole successo fino ai primi anni del Novecento, per poi venir dimenticata. Reyer all'epoca era considerato un wagneriano, in realtà il suo punto di riferimento era Berlioz; ma nella seconda metà dell'Ottocento veniva considerato più o meno "wagneriano" ogni compositore che utilizzava in modo sinfonico la grande orchestra (perfino Giuseppe Verdi per l'Otello del 1887 venne accusato di essere "wagneriano"...)
Una Salammbô
è stata scritta anche da Mussorgskij, è incompiuta ma viene
comunemente eseguita in sede di concerto.
Su youtube si possono
trovare diverse esecuzioni della partitura così come è stata
scritta da Bernard Hermann; è interessante soprattutto quella con la
voce di Eileen Farrell (1943, due anni soltanto dopo il film) perché
la direzione dell'orchestra è affidata allo stesso Bernard Hermann.
Si può trovare anche la versione della grande cantante neozelandese
Kiri Te Kanawa (1994, Royal Albert Hall), e poi buone esecuzioni di
Venera Gimadieva e Rosamund Illing; molto in difficoltà appare, come
Susan Alexander verrebbe da dire, la cantante Teresa Foss
(accompagnata dal pianoforte, e non dall'orchestra come tutte le
altre su youtube).
In "Citizen Kane"
si ascoltano anche l'aria di Rosina dal Barbiere di Siviglia di
Rossini, sempre Jean Forward che doppia Dorothy Comingore,
arrangiamento di Nathaniel Shilkret, il coro dei pellegrini dal
Tannhäuser di Richard Wagner, la Trauermarsch op.62 n.3 di
Mendelssohn (poi ripresa da Gustav Mahler) arr. di Max Steiner, e di
Chopin dall'op.35 la famosissima marcia funebre (arr. Roy Webb)
- ...è risaputo che avevi
il più spettacolare contratto che Hollywood aveva mai stipulato...
- Non sotto il profilo
finanziario, ma in termini di autorità e di diritti. Sotto il
profilo finanziario non era nulla di straordinario, era straordinario
per il controllo che mi accordava sui miei materiali.
- Avevi il controllo totale?
- Il controllo totale per quel che riguarda i giornalieri, che sono (forse dovrei spiegarlo) le parti del film che vengono mostrate alla fine della giornata di lavoro, e che sono sempre controllate dai vari responsabili dello studio, i capi reparto, i produttori, i distributori e tutti gli altri, molto tempo prima che esista un montaggio provvisorio. Ma secondo i termini del mio contratto i giornalieri non potevano essere visionati da nessuno, e di fatto il film non poteva essere visto prima che fosse pronto per la distribuzione.
- Tranne che da te...
- Sì, e dalla mia "famiglia"; perché in effetti eravamo una famiglia, un piccolo gruppo molto ristretto.
- Dal momento che in tutta
la tua vita non avevi fatto nessun film prima di Citizen Kane, e per
quanto ne so non avevi neppure messo piede in uno studio
cinematografico prima di Citizen Kane...
- E' vero.- ...a prescindere dal modo in cui ti sei accaparrato quel contratto, che è stato il risultato della tua enorme notorietà all'epoca e dei tuoi molti talenti, quel che mi piacerebbe sapere è come hai fatto...
- No, sul serio, ti devo interrompere, ho avuto quel contratto così buono perché non avevo davvero l'intenzione di fare un film.
- Beh, questa spiegacela meglio...
- Devi sapere che se non hai nessuna intenzione di andare a Hollywood, o almeno così accadeva ai vecchi tempi, ai tempi d'oro di Hollywood, se davvero non hai la minima intenzione di andarci, le condizioni che ti vengono offerte diventano di volta in volta migliori. Nel mio caso non volevo denaro, volevo autorità, così ho chiesto l'impossibile sperando di essere lasciato in pace; e alla fine di un anno di trattative ce l'ho fatta, semplicemente perché non avevo la minima vocazione in quel senso, il mio amore per il film è nato solo quando abbiamo iniziato a lavorare.
- Quel che vorrei sapere è: dove hai trovato la fiducia in te stesso per riuscire a...
- Ignoranza, ignoranza pura e semplice. Vedi, non c'è sicurezza di sè che possa eguagliarla. E' soltanto quando si conosce una professione, credo, che si diventa insicuri o guardinghi. (...)
(Orson Welles, intervista del 1964 a Cahiers du Cinéma, pag.135 dal volume "It's alla true", editore Minimum Fax 2005)
Nessun commento:
Posta un commento