giovedì 17 novembre 2016

Citizen Kane


 
Citizen Kane (Quarto potere, 1941) Regia di Orson Welles. Sceneggiatura di Herman J. Mankiewicz e Orson Welles. Fotografia di Gregg Toland. Musica di Bernard Herrman e di Ernest Reyer. Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Everett Sloane, e molti altri. Durata: 119 minuti.

"Citizen Kane" è uno dei film più famosi e celebrati di tutta la storia del cinema, ancora oggi fondamentale; Orson Welles lo gira nel 1941, venticinquenne, all'apice della notorietà per via di un adattamento radiofonico della "Guerra dei mondi" del suo quasi omonimo Herbert George Wells, tre anni prima, che fece scalpore perché molti ascoltatori lo presero per una vera radiocronaca dello sbarco dei marziani sulla Terra. La cosa può far sorridere, ma chi conosce le capacità della voce di Orson Welles non ha difficoltà a credere in quella suggestione. Uno come Orson Welles può rendere credibile qualsiasi cosa.

"Citizen Kane" contiene una scena d'opera, che forse ha bisogno di qualche spiegazione. Il film è basato sulla vita privata e pubblica di William Randolph Hearst, potentissimo uomo d'affari americano, molto influente anche sul cinema. Hearst ebbene una lunga relazione con una giovane attrice, Marion Davies; Orson Welles cambia i dettagli della loro relazione, facendo di Marion Davies una cantante d'opera e cambiandole nome in Susan Alexander (l'attrice che la interpreta si chiama Dorothy Comingore). Nel film, Susan Alexander non ha una grande vocazione come cantante; ma Kane (cioè Hearst nella riconoscibilissima trasposizione di Orson Welles) (riconoscibilissima per gli americani di allora) insiste, è innamorato e vuole dare qualsiasi cosa alla sua donna. Le compra un teatro d'opera, e la fa esibire come una vera star. Le immagini che ho portato qui sono tratte dalla scena madre dell'episodio: Susan Alexander canta, e il pubblico tace imbarazzato. La cosa peggiore che possa succedere in teatro, peggio ancora dei buu e dei fischi. Il commento dei due macchinisti durante l'esecuzione dell'aria è silenzioso ma eloquente.
La giovane non è stupida e sa benissimo cosa succede:
- Forse ora capirai quello che provo... non me la sento più di seguitare a cantare, non sai cosa significhi presentarsi in scena e sentire che il pubblico non ti vuole...
- Quando si lotta è sempre così. Va bene, non affronterai più il pubblico: peggio per lui.

 
Provo a riassumere le differenza tra la realtà e il film di Welles: Susan Alexander, interpretata da Dorothy Comingore, ha un corrispettivo in Marion Davies, attrice di cinema e non cantante; Hearst aveva 34 anni più di lei e la notò tra le danzatrici delle Ziegfeld Follies; ebbero una lunga relazione. Fondò per lei una compagnia cinematografica (Cosmopolitan) e la fece debuttare sul grande schermo nel 1918. Marion Davies ebbe poi una buona carriera come attrice, il suo vertice è probabilmente nella collaborazione con King Vidor (1925-28) però con la MGM e non più con la Cosmopolitan di Hearst. Marion Davies lavorò molto nel cinema come attrice anche con l'avvento del sonoro, fino al 1937, e rimase con Hearst fino alla morte di lui nel 1951. A Marion Davies è collegato uno dei grandi misteri di Hollywood, la morte del regista Thomas Ince nel 1924; la verità non fu mai accertata, ma pare che il colpo di pistola che lo uccise fosse un errore, il colpo era destinato a Charlie Chaplin che stava corteggiando la protetta di Hearst. E' comunque da ricordare il fatto che lo stesso Charlie Chaplin, nella sua autobiografia, smonta completamente questa storia: dice di aver fatto visita in ospedale a Ince, colpito da infarto, e racconta per molte pagine la sua amicizia sia con W.R. Hearst che con Marion Davies. Dato che l'autobiografia esce più di trent'anni dopo il fatto, mi sembra il caso di dar credito a Chaplin.

 
L'aria cantata da Susan Alexander nel film è tratta da "Salammbô", che da alcune fonti è presentata come opera di Bernard Hermann, autore delle musiche del film, e da altri come adattamento della "Salammbô "di Reyer, arrangiata dallo stesso Hermann. La voce che ascoltiamo è di Jean Forward, l'attrice è Dorothy Comingore.
"Salammbô" è un dramma di Gustave Flaubert del 1862, ambientato a Cartagine durante le guerre puniche, considerato uno dei suoi capolavori. La protagonista è una sacerdotessa della Luna, figlia di Amilcare.
Ernest Reyer (nativo di Marsiglia, 1823-1909) scrisse un'opera tratta dalla Salammbô di Flaubert, che ebbe la prima rappresentazione nel 1890 e che proseguì con notevole successo fino ai primi anni del Novecento, per poi venir dimenticata. Reyer all'epoca era considerato un wagneriano, in realtà il suo punto di riferimento era Berlioz; ma nella seconda metà dell'Ottocento veniva considerato più o meno "wagneriano" ogni compositore che utilizzava in modo sinfonico la grande orchestra (perfino Giuseppe Verdi per l'Otello del 1887 venne accusato di essere "wagneriano"...)
Una Salammbô è stata scritta anche da Mussorgskij, è incompiuta ma viene comunemente eseguita in sede di concerto.


Su youtube si possono trovare diverse esecuzioni della partitura così come è stata scritta da Bernard Hermann; è interessante soprattutto quella con la voce di Eileen Farrell (1943, due anni soltanto dopo il film) perché la direzione dell'orchestra è affidata allo stesso Bernard Hermann. Si può trovare anche la versione della grande cantante neozelandese Kiri Te Kanawa (1994, Royal Albert Hall), e poi buone esecuzioni di Venera Gimadieva e Rosamund Illing; molto in difficoltà appare, come Susan Alexander verrebbe da dire, la cantante Teresa Foss (accompagnata dal pianoforte, e non dall'orchestra come tutte le altre su youtube).


In "Citizen Kane" si ascoltano anche l'aria di Rosina dal Barbiere di Siviglia di Rossini, sempre Jean Forward che doppia Dorothy Comingore, arrangiamento di Nathaniel Shilkret, il coro dei pellegrini dal Tannhäuser di Richard Wagner, la Trauermarsch op.62 n.3 di Mendelssohn (poi ripresa da Gustav Mahler) arr. di Max Steiner, e di Chopin dall'op.35 la famosissima marcia funebre (arr. Roy Webb)

 
- ...è risaputo che avevi il più spettacolare contratto che Hollywood aveva mai stipulato...
- Non sotto il profilo finanziario, ma in termini di autorità e di diritti. Sotto il profilo finanziario non era nulla di straordinario, era straordinario per il controllo che mi accordava sui miei materiali.
- Avevi il controllo totale?
- Il controllo totale per quel che riguarda i giornalieri, che sono (forse dovrei spiegarlo) le parti del film che vengono mostrate alla fine della giornata di lavoro, e che sono sempre controllate dai vari responsabili dello studio, i capi reparto, i produttori, i distributori e tutti gli altri, molto tempo prima che esista un montaggio provvisorio. Ma secondo i termini del mio contratto i giornalieri non potevano essere visionati da nessuno, e di fatto il film non poteva essere visto prima che fosse pronto per la distribuzione.
- Tranne che da te...
- Sì, e dalla mia "famiglia"; perché in effetti eravamo una famiglia, un piccolo gruppo molto ristretto.


- Dal momento che in tutta la tua vita non avevi fatto nessun film prima di Citizen Kane, e per quanto ne so non avevi neppure messo piede in uno studio cinematografico prima di Citizen Kane...
- E' vero.
- ...a prescindere dal modo in cui ti sei accaparrato quel contratto, che è stato il risultato della tua enorme notorietà all'epoca e dei tuoi molti talenti, quel che mi piacerebbe sapere è come hai fatto...
- No, sul serio, ti devo interrompere, ho avuto quel contratto così buono perché non avevo davvero l'intenzione di fare un film.
- Beh, questa spiegacela meglio...
- Devi sapere che se non hai nessuna intenzione di andare a Hollywood, o almeno così accadeva ai vecchi tempi, ai tempi d'oro di Hollywood, se davvero non hai la minima intenzione di andarci, le condizioni che ti vengono offerte diventano di volta in volta migliori. Nel mio caso non volevo denaro, volevo autorità, così ho chiesto l'impossibile sperando di essere lasciato in pace; e alla fine di un anno di trattative ce l'ho fatta, semplicemente perché non avevo la minima vocazione in quel senso, il mio amore per il film è nato solo quando abbiamo iniziato a lavorare.
- Quel che vorrei sapere è: dove hai trovato la fiducia in te stesso per riuscire a...
- Ignoranza, ignoranza pura e semplice. Vedi, non c'è sicurezza di sè che possa eguagliarla. E' soltanto quando si conosce una professione, credo, che si diventa insicuri o guardinghi. (...)
(Orson Welles, intervista del 1964 a Cahiers du Cinéma, pag.135 dal volume "It's alla true", editore Minimum Fax 2005)


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