martedì 22 novembre 2016

L'uomo che sapeva troppo


- The man who knew too much (1934) Regia di Alfred Hitchcock. Soggetto di Charles Bennett e Wyndham Lewis. Fotografia: Curt Courant. Musica di Arthur Benjamin, diretta da Louis Levy. Interpreti: Leslie Banks, Edna Best, Peter Lorre, Nova Pilbeam, Pierre Fresnay, Frank Vosper, Hugh Wakefield, Cicely Oates, e altri. Durata: 84 minuti
- The man who knew too much (1956) Regia di Alfred Hitchcock. Soggetto di Charles Bennett e Wyndham Lewis. Fotografia: Robert Burks. Musica di Bernard Herrmann; la cantata "Storm cloud" è di Arthur Benjamin, diretta da Bernard Herrmann. Interpreti: James Stewart, Doris Day, Daniel Gélin, Brenda de Banzie, Bernard Miles, Christopher Olsen, Bernard Herrmann (il direttore d'orchestra) e altri. Durata: 120 minuti.

Nel 1934, in Inghilterra, Alfred Hitchcock gira "L'uomo che sapeva troppo"; ne farà un remake a Hollywood, ventidue anni dopo, in Technicolor e con maggiori mezzi e finanziamenti a disposizione. Quello del 1956 è un film famoso, che viene riproposto spesso anche dalle nostre tv; quello del 1933 è altrettanto famoso ma lo si vede molto meno, ed è un peccato che questi film non siano più visibili come meriterebbero. Però qui non porterò questi due film per intero, ma mi limiterò a parlare delle scene in teatro, che Hitchcock mette al centro della scena madre, alla quale teneva moltissimo. Metterò il mio parere (per quel che conta) alla fine; riporto qui i brani relativi a queste scene presi dalla famosa intervista di François Truffaut ad Alfred Hitchcock.
 
TRUFFAUT: The Man Who Knew Too Much (L’uomo che sapeva troppo) é stato il suo più grande successo inglese e ha riscosso molto successo anche in America. Una coppia di turisti inglesi sta facendo un viaggio in Svizzera con la propria bambina. Assistono all'omicidio di un francese, il quale, prima di morire, fa in tempo ad affidare loro un messaggio che svela il complotto per uccidere un ambasciatore straniero in visita a Londra. Per essere sicuri del silenzio della coppia, le spie rapiscono la bambina. Di ritorno a Londra, la madre, che é alla ricerca dei rapitori, riesce a salvare la vita dell’ambasciatore gridando proprio nel momento in cui sta per essere colpito da una revolverata durante l’esecuzione di un concerto all’Albert Hall. Nel finale vediamo l'assedio della polizia al covo delle spie e il salvataggio della bambina. Ho letto da qualche parte che era ispirato a una storia vera, a un fatto di cronaca del quale Churchill, allora capo della polizia, era stato uno dei protagonisti.
HITCHCOCK: E' vero, ma solo per quel che riguarda il finale; questo avvenimento risale al 1910 ed e conosciuto come l’assedio di Sidney Street. (...) avevamo deciso di far vedere all’inizio del film che la protagonista, la madre della bambina rapita, era un'ottima tiratrice con la carabina. Poi i malviventi la ipnotizzavano durante la scena della cappella e quindi la trasportavano, sempre in stato d'ipnosi, fino all’Albert Hall, in modo che qui facesse lei stessa il lavoro dell‘assassino uccidendo l'ambasciatore! Ho lasciato perdere questa idea perché ho pensato che anche una campionessa di tiro non avrebbe una mira molto precisa in stato di ipnosi.
F.T. La cosa interessante é che lei ha adottato l’idea opposta perché non solo la donna non uccide l'ambasciatore, ma gli salva la vita, lanciando un grido al momento giusto, quando, durante il concerto, vede la rivoltella dell’assassino puntata contro il palco d'onore... Ma mi permetta di riassumere l'episodio per rinfrescarci la memoria. Le spie hanno dunque deciso di uccidere questo diplomatico straniero durante un concerto all‘Albert Hall. L’assassino dovrà sparare durante l’esecuzione della cantata, nel momento in cui sarà data l’unico colpo di cembali previsto dalla partitura. Hanno "provato" l'attentato a freddo, ascoltando più volte la cantata da un grammofono.
Dunque il concerto incomincia, tutti i personaggi sono al loro posto e noi attendiamo con angoscia crescente il momento in cui il cembalista, impassibile, userà il suo strumento.


A.H. L’idea del colpo di cembali mi é stata suggerita da un disegno umoristico, o meglio da una serie di disegnini che occupavano quattro pagine di una rivista del tipo di Punch. Mostravano un uomo che si sveglia. Si alza da letto, va in bagno, i gargarismi, si rade, fa una doccia, si veste e fa colazione. Tutto questo in diverse vignette. Poi si mette il cappello, il cappotto, prende una piccola custodia di cuoio per uno strumento musicale ed esce in strada, sale sull’autobus, entra in città e arriva alla Albert Hall. Entra nell’ingresso riservato agli artisti, si toglie il cappello, il cappotto, apre la custodia e tira fuori un piccolo flauto; raggiunge gli altri musicisti e insieme a loro va verso il podio. Si accordano gli strumenti, il nostro uomo si siede al suo posto. Arriva il direttore d'orchestra, dà il segnale e inizia la grande sinfonia. L’omino é seduto qui, aspetta, volta le pagine.
Finalmente si alza dalla sedia, prende lo strumento, l’avvicina alla bocca e, a un certo segnale del direttore d’orchestra, soffia una nota nel flauto: bloop. Poi ripone lo strumento, lascia discretamente l'orchestra, riprende il cappello, il cappotto, esce in strada. Fa buio. Prende l’autobus, arriva a casa, cena, va in camera, entra in bagno, fa i gargarismi, si mette il pigiama, va a letto e spegne la luce.
F.T. E' molto divertente. E un‘idea che é stata ripresa diverse volte, mi sembra, nei cartoni animati, per esempio con un triangolo. ..
A.H. Probabilmente si intitolava "l’uomo e la nota"; la storia di questo omino che aspetta il momento di suonare una sola nota mi ha suggerito il suspence del colpo di cembali.
F.T. Non ricordo perfettamente la versione inglese, ma nel remake americano lei ha preso molte precauzioni nei confronti del pubblico a proposito di questi cembali. Dopo i titoli di testa ha mostrato con molta evidenza un musicista con in mano i cembali, mentre una scritta in sovraimpressione dice press’a poco: "Un colpo di cembali può sconvolgere la vita di una famiglia
americana". Più tardi nel film le spie ascoltano la registrazione della cantata prima di andare al concerto e qui fa sentire due volte di seguito le battute che precedono il colpo di cembali; è molto preciso e molto insistente.
A.H. Il fine era di ottenere la completa partecipazione del pubblico. Ci sono probabilmente nel pubblico molti che non sanno cosa sono i cembali e, per questi, era bene mostrare contemporaneamente lo strumento e la parola "cembali", scritta a chiare lettere; poi bisognava che il pubblico fosse capace non solo di identificare il suono dei cembali, ma anche di immaginarlo in
anticipo, quindi di attenderlo. Questo condizionamento del pubblico é la base essenziale per la creazione del suspence. Le battute della cantata che sono ripetute due volte sul disco servono per evitare ogni confusione nella mente dello spettatore su quanto accadrà in seguito. Mi sono spesso reso conto che certe situazioni di suspence sono irrimediabilmente compromesse quando il pubblico non capisce chiaramente la situazione. Per esempio due attori hanno i vestiti quasi uguali e il pubblico non li distingue più; le ambientazioni sono confuse, la gente non riesce a capire bene dove si stia svolgendo l’azione e, mentre lo spettatore cerca dl riprendere il filo della narrazione, la scena va avanti e non provoca alcuna emozione. Bisogna costantemente chiarire.


F.T. Credo che non si tratti solo di chiarire, ma anche di tendere costantemente alla semplicità, di avere il senso della semplicità; a questo proposito mi domando se non ci siano due specie di artisti, i semplificatori e i complicatori. Allora si potrebbe dire che tra i complicatori ci sono grandissimi artisti, ottimi scrittori, ma che per avere successo nel campo dello spettacolo é meglio appartenere alla prima categoria. E d’accordo‘?
A.H. E' essenziale, perché bisogna provare in prima persona le emozioni che si vogliono suscitare nel pubblico. Per esempio, quei registi che non sanno essere semplici non riescono ad avere il controllo del tempo che é loro concesso, si agitano disordinatamente intorno a dei problemi astratti e le loro vaghe inquietudini impediscono loro di concentrarsi su preoccupazioni precise, come un cattivo oratore che perde la testa perché si sta ad ascoltare mentre parla e smarrisce il filo del discorso. Nella sceneggiatura di The Man Who Knew Too Much c’é una differenza importante tra le due versioni: nel film inglese il marito viene tenuto prigioniero e la protagonista rimane sola nell'Albert Hall fino alla fine del film.
F.T. E' migliore la seconda soluzione, perché l’arrivo di James Stewart mentre stanno eseguendo la cantata permette di dilatare il suspence; ritrova Doris Day, comunica a gesti con lei che gli fa capire la situazione, gli indica l'assassino, poi l’ambasciatore in pericolo; Stewart tenta di fare qualcosa; attraverso i corridoi cerca di raggiungere il palco dell’ambasciatore, ma deve fermarsi a discutere con dei poliziotti che non lo lasciano passare; anche qui solo attraverso la mimica, si capisce che i poliziotti lo mandano sempre da qualcuno di grado ogni volta più elevato, e tutto questo gioco mimico aumenta il suspence e nello stesso tempo costituisce l’ironia della scena. L’umorismo è qui molto più sottile che nella versione inglese e, a mio avviso, qualitativamente superiore, perché non interrompe il tono drammatico della sequenza, ma è perfettamente integrato ad essa.
A.H. Si, é vero; a parte questo, penso che la scena dell’Albert Hall sia molto simile nelle due versioni, non crede? E la stessa cantata...
F.T. ...suonata meglio la seconda volta dall’orchestra di Bernard Herrmann. Ho l’impressione che la scena sia più lunga nella seconda versione; in ogni caso è una bobina di trecento metri tutta di musica, senza dialogo, e ci sono quasi soltanto delle inquadrature fisse. Nella prima versione le inquadrature erano spesso mobili, c’erano diverse panoramiche, per esempio dalla testa dell’assassino a quella della donna, e da questa a quella dell'ambasciatore. Il remake è più rigoroso e più segmentato.
A.H. Diciamo che la prima versione e stata fatta da un dilettante di talento, mentre la seconda da un professionista. (...)
(pagine 71-79 da "Il cinema secondo Hitchcock", conversazione di Alfred Hitchcock con François Truffaut, ed. Pratiche 1987)

 
F.T. (...) Abbiamo già esaminato alcune differenze nel découpage tra le due scene all`Albert Hall, nella versione inglese del 1934 e nella versione americana del 1956. La seconda é molto più riuscita.
A.H. Sì, credo che abbiamo parlato della scena del concerto all'Albert Hall a proposito della prima versione. ma vorrei aggiungere che, perché una tale scena raggiunga la sua massima efficacia, l'ideale sarebbe che tutti gli spettatori siano in grado di leggere la musica.
F.T. Non mi sembra necessario...
A.H, Ho preso tante precauzioni con i cembali che non ho alcuna preoccupazione che si crei della confusione a questo proposito, ma quando la macchina da presa si sposta sulla partitura del suonatore di cembali, si ricorda?
F.T. ...sì. la carrellata laterale sul pentagramma...


A.H. ...durante questa carrellata. sul pentagramma, la macchina da presa percorre tutti quegli spazi vuoti e si avvicina alla sola nota che dovrà suonare l’uomo dei cembali. Il suspence sarebbe più forte se il pubblico potesse decifrare la partitura.
F.T. E' vero, sarebbe l'ideale. Nella prima versione non aveva fatto vedere la testa del suonatore di cembali ed é un errore a cui ha posto rimedio nella seconda versione. Non so se la scelta sia stata cosciente da parte sua, ma ha preso un uomo che le assomiglia un po'.
A.H. Non penso di averlo fatto intenzionalmente.
F.T. E' totalmente impassibile.
A.H. La sua impassibilità é essenziale, perché non sa di essere lo strumento della morte. Senza saperlo, é il vero assassino.
( Ricordiamo qui che la spia incaricala di uccidere l'ambasciatore durante un concerto all'Albert Hall ha il compito di tirare un colpo di pistola nel preciso momento in cui verrà dato l'unico colpo di cembali della partitura.)
pagine 194-195 (da "Il cinema secondo Hitchcock", conversazione di Alfred Hitchcock con François Truffaut, ed. Pratiche 1987)


Che sia la prima o la seconda versione, il mio parere è che questa trovata è un po' troppo arzigogolata, difficile che un semplice colpo di cembali (di piatti) possa davvero coprire un colpo di pistola. E' più facile che questo avvenga durante un pieno orchestrale, magari con il coro e le trombe in primo piano (penso al Requiem di Verdi, tanto per fare un esempio). Un pieno orchestrale dura più tempo rispetto ad un semplice colpo di cembali, ma ovviamente questo smonterebbe tutta la scena che aveva in mente Hitchcock, cioè far corrispondere nello stesso istante i due avvenimenti separati e independenti l'uno dall'altro. Chi è stato in teatro o in sala da concerto sa bene queste cose, è molto difficile fare un rumore nel tempo esatto di una singola nota (come dimostrano i colpi di tosse e i telefonini, che cascano sempre nelle brevi pause PRIMA di un momento importante, e mai in coincidenza con un pieno orchestrale...).
A questa obiezione ne aggiungo un'altra, che la musica non è molto interessante. Arthur Benjamin (1893-1960) era di nascita australiano, e dal 1926 diresse il Royal College of Music a Londra, ed è probabilmente qui che Hitchcock ebbe l'occasione di conoscerlo. Il merito maggiore di Arthur Benjamin è stato di aver avuto tra i suoi allievi Benjamin Britten; per il resto, le cronache dicono che ebbe un buon successo in vita, ma poi è stato quasi completamente dimenticato e lo si ricorda quasi soltanto per questo film. Il vero colpo di scena, nel film del 1956 (chi ha visto il film lo ricorderà di certo) è legato alla canzone "Que serà serà", cantata da Doris Day; a me piace molto la sequenza in cui James Stewart arriva alla Ambrose Chapell, davvero bizzarra e divertente come capitava sempre al miglior Hitchcock.
 

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