Waltzes from Vienna
(Strauss' Great Waltz, 1933). Regia di Alfred Hitchcock. Soggetto di
Guy Reginald Bolton (commedia per il teatro). Sceneggiatura di Alma
Reville e Guy Bolton. Musica: Johann Strauss padre e figlio.
Interpreti: Esmond Knight (Johann "Schani" Strauss), Edmund
Gwenn (Johann Strauss senior), Jessie Matthews (Resi), Fay Compton
(Contessa Helga von Stahl), Frank Vosper (Principe Gustav), Robert
Hale (Ebezeder, padre di Resi), Marcus Barron (l'editore Drexter),
Charles Heslop (valletto), Betty Huntley-Wright (cameriera della
Contessa), Hindle Edgar (il giovane fornaio Leopold), Sybil Grove
(Mme. Fouchett), Billy Shine (Carl), Bertram Dench (macchinista), B.
M. Lewis (Domeyer), Cyril Smith (segretario). Durata: 1h16
L'accostamento di Alfred
Hitchcock con l'operetta viennese può sembrare strano o improbabile,
eppure questo film esiste, non è affatto brutto, e si merita qualche
riflessione in positivo, nonostante il parere contrario dello stesso
autore, che così sorvola nell'intervista con Truffaut dove passa in
rassegna tutti i suoi film uno per uno:
F.T. Siamo nel 1933 e non
stava andando più molto bene per lei. Credo che se fosse dipeso da
lei non avrebbe mai scelto di girare La Vienna di Strauss (Waltzes
from Vienna).
A.H. Era un musical senza
musica, con un costo di realizzazione molto basso. Non aveva alcun
rapporto con il mio lavoro abituale. In effetti, durante questo
periodo godevo di una pessima reputazione, ma per fortuna non lo
sospettavo. Non per vanità, ma semplicemente perché avevo la ferma
convinzione di essere un regista di cinema. Non ho mai detto a me
stesso: «Sei finito, la tua carriera é in ribasso; tuttavia
all’esterno, per gli altri, era così. Ero stato molto deluso
dall'insuccesso di Rich and Strange e il film Number Seventeen
costituiva un chiaro segno indicatore del momento non felice che
stavo attraversando. Non esaminavo con attenzione quello che dovevo
fare. Dopo questo periodo ho imparato a essere molto critico verso me
stesso, a prendere le distanze per poter giudicare, come con un
secondo sguardo, il lavoro fatto e soprattutto a non imbarcarmi più
in un progetto che non mi dia una sensazione interiore di sicurezza:
se ci si sente veramente a proprio agio considerando un programma di
lavoro futuro, qualcosa di buono potrà venirne fuori. E' un po' la
stessa cosa che capita a uno che si prepara a costruire una casa:
bisogna prima pensare alla struttura in cemento. Non mi riferisco
alla costruzione della vicenda, ma al concetto base del film. Se il
concetto é buono, qualcosa potrà saltar fuori. Che cosa sarà il
film e una questione di gradi; ma il concetto base non viene più
messo in discussione. (...)
(da "Il cinema
secondo Hitchcock", conversazione di Alfred Hitchcock con
François Truffaut, pag.69 ed. Pratiche 1987)
"Waltzes from Vienna"
è un film del 1933, che arriva quando Alfred Hitchcock ha già
girato più di venti film. Hitchcock comincia a lavorare nel cinema
nel 1922, in Inghilterra; il suo primo grande successo è
probabilmente "The Lodger" (1926), e in breve comincia a
farsi un nome alternando delle commedie ai film che siamo soliti
abbinare al nome di Hitchcock, thriller, spionaggio, innocenti
costretti a fuggire da accuse ingiuste, e così via. Ma anche per il
giovane Hitchcock arrivano momenti difficili, e quindi accetta di
dirigere questa commedia musicale che aveva avuto successo in teatro
a Vienna tre anni prima. Scritta in teatro da A.M.Willner, Heinz
Reichart ed Ernst Marischka (quest'ultimo futuro regista del film
sulla principessa Sissi con Romy Schneider), conteneva musiche non
solo degli Strauss viennesi ma anche di Erich Wolfgang Korngold e di
Julius Bittner, che però non ritroviamo nel film dove ascoltiamo
solo musica degli Strauss padre e figlio. A questo proposito,
stupisce la dichiarazione di Hitchcock, "un musical senza
musica": la musica c'è, è molta e gioca un ruolo fondamentale
nello sviluppo della storia. Per esempio, c'è tutta la genesi del
"Danubio blu", che viene eseguito per intero verso la fine,
con orchestra presente sul palcoscenico; si ascolta Wiener Blut, e
tanto altro ancora. Forse le esecuzioni non sono memorabili, ma la
musica c'è e non è poca. Dopo "Waltzes from Vienna"
arriveranno i film che segneranno l'affermazione definitiva del
regista inglese: il successivo è "L'uomo che sapeva troppo"
(1934, che avrà un remake celeberrimo vent'anni dopo a Hollywood,
sempre firmato Hitchcock), al quale seguiranno "I 39 gradini",
"Agente segreto", "Sabotaggio", "Giovane e
innocente", "The Lady vanishes", "Jamaica inn",
fino al 1940 di "Rebecca la prima moglie".
Il film è divertente, ben
recitato, diretto con buona mano (lo si trova facilmente su youtube);
se è stato dimenticato lo si deve, oltre al giudizio dello stesso
autore, che lo scarica frettolosamente, ai tanti luoghi comuni sul
cinema di Alfred Hitchcock, che è ben diverso da come viene
presentato da Dario Argento e dai suoi fans: raramente Hitchcock
mostra sangue e scannamenti, quasi sempre prevale la suspence (il
thriller, nel senso che non si sa come va a finire) e il tono di
commedia, il gioco e il divertimento, sono sempre presenti in tutti i
suoi film. E' solo verso la fine della sua carriera, forse per timore
di perdere pubblico, che Alfred Hitchcock comincia a mostrare sangue
e delitti: la scena della doccia di Psycho è la prima in cui si vede
del sangue. Per chi ha visto anche soltanto quattro o cinque film di
Hitchcock, da Rebecca a Notorious ai film anni '50 con Cary Grant e
James Stewart, direi che si tratta di qualcosa di scontato,
un'osservazione così facile e scontata che spesso mi sorge il dubbio
che chi parla del regista inglese a quel modo abbia visto di
Hitchcock solo i tre minuti della doccia in Psycho, e magari qualche
sequenza da "The birds", e poi basta.
Si inizia con un incendio
da comica di Charlot, i pompieri buffi e un po' imbranati che
dovrebbero salvare la giovane Resi, figlia del fornaio (un
industriale, un ricco proprietario di panetterie e pasticcerie)
rimasta chiusa in una stanza. In realtà, Resi ha ben due "salvatori"
già in loco: il figlio di Johann Strauss e un giovane fornaio di lei
innamorato. I due litigano, e finisce con Resi che perde la gonna e
rimane in mutande (lunghe fino alle caviglie) nella pubblica piazza,
mentre l'incendio si spegne praticamente da solo. Nel frattempo,
abbiamo visto le prove del balletto del teatro, con ballerine poco
vestite durante le prove: anche questo serviva per far cassetta, nel
1933.
Il figlio del grande e
famoso Johann Strauss si chiama con lo stesso nome del padre, e viene
soprannominato Schani. Suona il violino in orchestra, ma è in
conflitto con il celebre genitore che non crede alle sue capacità;
ma nel corso del film lo vedremo comporre il "Danubio blu"
e avere immediato successo. Alla fine, Johann Strauss padre firma un
autografo a una bambina: ma la richiama subito, non ha ancora finito,
da ora in poi dovrà aggiungere un "senior" perché le
celebrità in famiglia saranno due.
Non so quanto sia
attendibile il film dal punto di vista storico, ma la storia
raccontata non disturba ed è anzi simpatica, soprattutto per la
presenza di Jessye Matthews che ha brio e che è una di quelle
attrici che "bucano lo schermo" col sorriso o con un gesto.
Accanto alla Matthews, come rivale vera o presunta, c'è un'altra
diva di quegli anni, Fay Compton, che interpreta la contessa. La
contessa scrive i versi per il Danubio blu, mentre la musica è
pensata insieme a Resi; il giovane Schani Strauss finirà per
scrivere la dedica ad entrambe, con conseguente scena di gelosia. Nel
finale del film, Johann Strauss junior rimarrà con Resi; nella
commedia teatrale originale, invece, Resi sceglieva il giovane
fornaio. Johann Strauss senior è interpretato da Edmund Gwenn,
attore inglese molto attivo come caratterista nel cinema di quegli
anni, che girerà diversi film con Hitchcock e che sarà tra i
protagonisti di "La congiura degli innocenti" a metà anni
'50. Johann Strauss junior (Schani) è affidato a Esmond Knight. Vale
la pena di ricordare che Johann junior non è stato l'unico
compositore tra i figli di Johann Strauss, almeno due altri fratelli
sono stati famosi nella seconda metà dell'Ottocento e le loro
musiche vengono ancora eseguite nel Concerto di Capodanno.
Qualche altro appunto
veloce: 1) Resi, infastidita dall'indifferenza del padre verso la
musica del suo innamorato, irrompe in una prova d'orchestra e butta
via i fogli a Johann Strauss padre, che non li raccoglie e continua a
dirigere a memoria. 2) All'uscita di Resi dalla stanza delle prove,
bella la sequenza della porta chiusa, con il silenzio improvviso e
poi il piano con il Danubio blu. 3) Nel film gli uomini sono tutti
rasati, nessuna traccia dei baffoni d'epoca e favoriti appena appena
visibili. 4) bruttina la battuta su Schubert e le torte che gli
impedirono di finire l'incompiuta (sempre i soliti stucchevoli luoghi
comuni che ritornano, difficili da mandar via...) 5) vediamo la
nascita del Danubio blu dal fornaio, tra impasti e torte. 6) dalla
Contessa, si tenta la rima orange/losange, e ci si interroga: il
colore del Danubio quale è? (dirty brown, silver...) 7) l'orchestra
di Johann Strauss suona in un locale dove si mangia e si balla;
Johann senior si attarda, i clienti protestano, viene mandato a
dirigere Schani che ha grande successo con il Danubio blu. Molti
piatti rotti in questa scena, da Resi e dai camerieri. 8) parte
consistente per l'editore Drexter 9) gelosia tripla: Resi per la
Contessa, il marito della Contessa per Schani, il fornaio per Resi
10) lieto fine con il trucco della scala esterna, la Contessa esce
dalla finestra e salendo dalla scala entra Resi; il marito geloso
della Contessa è beffato, l'equivoco è chiarito, e si va verso il
finale dove Johann Strauss, ormai conscio della bravura del figlio,
aggiungerà un "senior" al suo autografo.
Bellissimo post, Giuliano! Grazie:-)
RispondiEliminaLe puntualizzazioni su Hitchcock e il suo stile sono importanti, lasciano intendere che si può generare suspence in maniera elegante, intelligente.
Passando a Strauss, ma davvero il Danubio blu è nato tra le torte? Questo può spiegare la dolcezza che a un certo punto sprigiona..:-)
Nutro serissimi dubbi sulla verità storica di quel che si vede nel film :-)
RispondiEliminaperò è simpatico. Hitchcock lo avrà anche girato controvoglia, ma non si può dire che sia un brutto film. Era bravo, sapeva dirigere gli attori, e si vede anche qui.