La
Bohème (1988) Regia di Luigi Comencini. Tratto dall'opera di
Puccini. Fotografia di Armando Nannuzzi. Interpreti: Luca Canonici
(voce di Josè Carreras), Barbara Hendricks, Gino Quilico, Francesco
Ellero D'Artegna, Angela Maria Blasi, Richard Cowan, Federico Davià,
Ciccio Ingrassia (voce di Michel Senechal), Mario Maranzana (voce di
Federico Davià), Massimo Girotti. Direttore d'orchestra: James
Conlon. Orchestre Nationale de France, Coro Radio France. Durata: 1h
55 minuti circa
Negli
anni 80, sull'onda del successo del "Don Giovanni" con
regia di Losey e di "Amadeus" di Milos Forman, a loro volta
ispirati dal "Flauto Magico" girato da Ingmar Bergman,
furono girati molti film d'opera. Alcuni sono belli, come la "Madama
Butterfly" messa in immagini da Jean Pierre Ponnelle, ma molti
di questi film mi sembrano fatti senza una vera convinzione, magari
con molta professionalità ma mai veramente ispirati. In quest'ambito
metterei anche "La Bohème" girata da Luigi Comencini nel
1988, un buon film ma non direi memorabile. Comencini era un grande
regista, ma non sempre è stato all'altezza di se stesso; quello che
probabilmente gli mancava, così come a Dino Risi o a Monicelli, è
una completa presa di coscienza delle proprie capacità come autore.
Quando Comencini fa quello che vuole davvero fare, abbiamo i suoi
film più belli e importanti, ma non è che sia successo sempre. Se
si scorrono i titoli dei film di Comencini (penso di averli visti
tutti) si trovano ottimi lavori come "Tutti a casa",
"Pinocchio", "L'ingorgo" , ma anche film come
"Senza sapere niente di lei" o "Mio Dio come sono
caduta in basso" che sembrano girati solo per compiacere i
produttori. Senza convinzione, ma con grande professionalità: ma i
grandi registi hanno sempre preteso completa autonomia, da noi come a
Hollywood. In Germania, negli anni '70, Wim Wenders, Herzog,
Fassbinder, Reitz, fondarono una propria casa di produzione proprio
per non dover scendere a troppi compromessi. Ecco, è questa mancanza
di convinzione che mi dispiace di non trovare nella filmografia di
Luigi Comencini, un regista che personalmente amo e ammiro da sempre.
"La
Bohème" di Comencini è comunque un film piacevole e ben fatto.
Protagonista femminile è Barbara Hendricks, grandissima cantante,
molto giovane e molto bella, afroamericana: una Mimì di Parigi e
nera di pelle, si ragionava all’epoca, in fin dei conti, è
tutt’altro che inverosimile. La Francia ha da sempre avuto le
colonie, e dalla Rivoluzione in poi erano stati fatti passi in avanti
che in altri paesi tardavano a giungere (il padre di Alessandro Dumas
era un nero caraibico, ufficiale napoleonico). Il ruolo di Rodolfo è
diviso fra Josè Carreras e Luca Canonici, due tenori: Carreras
incise la parte cantata e doveva essere protagonista anche del film,
ma proprio in quel periodo fu colpito da una grave malattia (dalla
quale è poi fortunatamente guarito) e dovette essere sostituito
durante le riprese dall’ottimo Luca Canonici, anche lui tenore e
anche lui di bell’aspetto. Di conseguenza, si ascolta Carreras e si
vede Canonici: il che sembra un po’ strano, ma non disturba. Tra
gli altri interpreti, il soprano Angela Maria Blasi (Musetta), il
basso Francesco Ellero D'Artegna (Colline), Richard Cowan
(Schaunard), Federico Davià (Benoit e Alcindoro, quest'ultimo solo
in voce), e come Marcello il baritono canadese Gino Quilico, già
protagonista nel 1985 dell’Orfeo di Monteverdi nel film di Claude
Goretta. Nel film c’è anche Ciccio Ingrassia (ovviamente
doppiato), che è il venditore di giocattoli Parpignol: come ben
sanno gli appassionati d’opera, è una di quelle parti in cui si
canta una frase sola (“ecco i giocattoli di Parpignol”), ma molto
esposta; se la si sbaglia si rischia una figuraccia. La direzione
d'orchestra è di James Conlon, con l'Orchestre Nationale de France;
qua e là si intravvedono anche attori italiani di nome, come Massimo
Girotti e Mario Maranzana.
L'epoca
storica è stata spostata in avanti di ottant'anni circa, dal 1830
del romanzo di Henri Murger (come in Puccini) agli inizi del
Novecento; per questo spostamento è stato necessario cambiare alcuni
versi del libretto, cosa che dispiacerà agli appassionati di
Puccini. Le foto che porto qui sono foto tratte da dépliants e materiale pubblicitario.
Sempre bello leggere i tuoi post, Giuliano. Mi sembra importante la riserva che poni nei confronti di alcuni film di Comencini. Serve a sottolineare quanto importante sia che i veri talenti possano esprimersi liberamente, senza essere limitati e condizionati da alcuno. L'arte ha bisogno di autenticità.
RispondiEliminap.s.
Il padre di Alessandro Dumas era un nero caraibico? Grazie, non lo sapevo!
:-)
sì, mi pare che fosse un generale di Napoleone, comunque un ufficiale di alto livello.
RispondiEliminaNon conosco bene Comencini, ma Risi e Monicelli hanno lasciato lunghe interviste, così come Gassman e gli altri attori importanti di quel periodo; purtroppo insieme al talento c'è sempre un certo pressappochismo, se non qualunquismo e autocompiacimento (anche in Scola). Ma di queste cose ho scritto sull'altro blog
:-)