The
cunning little vixen (2003). Film d’animazione. Scritto
da Leos Janacek, Opera originale: Príhody Lišky Bystroušky, 1923
, tratta dai disegni di Stanislav Lolek e dal racconto “Liska
Bystrouska” di Rudolf Tesnohlidek.
Regia di Geoff Dunbar. Prodotto dalla BBC. Musica di Leos Janacek.
Durata:
60’.
- E’ stato solo un
sogno, o è tutto vero? – si chiede il guardacaccia, ormai anziano,
sedendosi all’ombra di un albero; e si riferisce alla sua vita,
passata in un soffio, giorno dopo giorno, eppure piena di ricordi. A
questa pianta è molto affezionato, è su un’altura che domina
tutto il paesaggio circostante. Lo avevamo visto sedersi lì anche
all’inizio del film, ma allora era molto più giovane. L’uomo
contempla lo spettacolo della Natura meravigliosa in piena fioritura,
e dopo un po’ si assopisce. A destarlo è un ranocchio distratto e
un po’ goffo, che gli salta proprio addosso. Lo apostrofa con
durezza, e il ranocchio – un po’ balbettando – gli risponde.
GUARDACACCIA: Gelida
bestiola! Come mai sei ancora qui? Non ci siamo già visti?
PICCOLA RANA: No-no-no, no
non ero io... quello era mio nonno... A casa mi hanno
ra-ra-raccontato molto di voi...
Il guardacaccia sorride,
lascia andare il ranocchio, si rialza e contempla lo spettacolo
meraviglioso del tramonto. Ancora una volta, è tempo di tornare a
casa.
E’ un peccato che così
pochi, da noi, conoscano la musica di Leos Janàcek. E’ musica che
si ascolta sempre con grande piacere, pur essendo molto complessa: un
dono che ha avuto in comune con altri compositori del Novecento, come
il Prokofiev di “Pierino e il lupo” o della “Sinfonia
classica”, come l’inglese Benjamin Britten, come il nostro
Respighi dei “Pini di Roma”, come Stravinskij in “Petruska”.
Ma non dovete pensare a “La piccola volpe astuta”, scritta nel
1923, come a un’opera per bambini: i bambini la vedranno
volentieri, e il film a cartoni animati che ne è stato tratto è
molto bello e molto adatto per loro, ma l’opera è una riflessione
profonda sul Tempo, sul passare delle stagioni, sul continuo
rinnovarsi della vita e della Natura.
Il soggetto è questo: un
guardacaccia cattura un cucciolo di volpe, e decide che proverà ad
allevarlo in casa, come se fosse un cane. Ma la piccola volpe (una
femmina), una volta cresciuta, si rivelerò un flagello: farà strage
di galline e poi fuggirà via, verso il bosco da dove proviene. Per
questo fatto, il rispettabile guardacaccia verrà poi preso in giro
dal resto del paese, dai suoi amici; ma da qui in avanti il mondo
degli uomini e quello degli animali si mescolano, si confondono, e
quello che ne esce è molto divertente ma anche molto poetico, nel
senso alto del termine. Vediamo una Natura più simile a quella
descritta da Leopardi che a quella di Disney: al di là
dell’amabilità dei disegni, questa è una volpe vera, che ammazza
le galline e i conigli, che fa l’amore, che ha dei volpacchiotti,
che compie tutto il suo ciclo vitale con pienezza e naturalezza.
Nel secondo atto, tutti un
po’ ubriachi in osteria, il Guardacaccia, il Parroco e il Maestro
di Scuola confonderanno la vicenda della giovane volpe con le vicende
personali, tornando alle gioie e ai rimpianti e alle occasioni
mancate della loro vita. Si sa, la sbornia fa brutti scherzi: si
crede di dimenticare e invece il dolore sale più forte. Il Maestro
finisce per avere una visione della sua amata lontana, quella che non
avrà mai, dai capelli rossi e folti come la coda della piccola
volpe; il Parroco penserà alla ragazza che ha lasciato per entrare
in seminario - roba di tanti anni fa, ma ora si trova qui da solo in
questa notte, solo e triste “come una scopa buttata in angolo”.
Il Guardacaccia, quantomeno, tornerà a casa da sua moglie...
Janacek trasse quest’opera
(musica e parole) da una bella storia dello scrittore ceco Rudolf
Tesnohlídek (1882-1928), “Liška Bystrouška”, cioè, più o
meno, “La volpe astuta” (ma l’originale penso che sia
intraducibile). La storia nasce dai disegni di Stanislav Lolek
(1873-1936) , pittore e illustratore, e fu pubblicata quotidianamente
su un giornale locale, “Lidové Noviny” a partire dall’aprile
del 1920. Solo in seguito fu tradotta in volume.
A Janacek, che aveva una
certa età ma stava vivendo una storia d’amore importante (era nato
nel 1854), i disegni e la storia piacquero molto; la prima dell’opera
fu nel 1923, ed ancora oggi è molto rappresentata in tutti i teatri
del mondo (alla Scala fu in cartellone anche nel 2003).
E’ un’opera lirica
molto particolare, e leggere l’elenco dei personaggi e dei cantanti
è divertente: tenori soprani e baritoni si trovano ad interpretare,
oltre ai personaggi umani consueti, insettini, ranocchi, cani, galli
e galline, un tasso, un picchio, dei moscerini, una zanzara, una
libellula (ovviamente riservata ad una ballerina), volpi e
volpacchiotti, eccetera (l’elenco completo è molto lungo). Come
dicevo prima, l’ascolto è piacevolissimo; e il cartone animato,
disegnato dall’inglese Geoff Dunbar, si segue con grande
divertimento. Come curiosità, per gli appassionati del rock inglese,
ricordo che negli anni ’70 Emerson Lake & Palmer arrivarono nei
primi posti delle classifiche di vendita con un disco intitolato
“Brain salad surgery”: uno dei brani di maggior successo fu
proprio un adattamento della “Sinfonietta” di Leos Janacek.
Il film non riporta tutta
la musica di Janacek, per ragioni televisive di durata c’è qualche
taglio che riguarda soprattutto la parte più “adulta”, cioè le
riflessioni dei tre uomini all’osteria (soprattutto tagliata è la
parte del parroco), ma nel complesso il film è fedelissimo
all’originale, e molte situazioni sono risolte con grande felicità,
sicuramente meglio di come si fa di solito in teatro. Vedere gli
insettini che suonano in orchestra è davvero divertente, così come
i tre topini che abitano nella casa del tasso, il tasso stesso
(ovviamente, voce di basso-baritono), il corteggiamento delle due
volpi, il matrimonio celebrato dal picchio e la festa seguente, lo
scorrere delle stagioni. Il cartoonist Dunbar ha molte finezze: i
paesaggi che vediamo sono gli stessi che vedeva Janacek, il paese e
le colline circostanti la sua casa; e nell’osteria, in mezzo ai
personaggi, vediamo per un attimo lo stesso Janacek mentre si beve
una birra.
Oltre a qualche fotogramma
del film di Dunbar, metto qui sotto altre illustrazioni prese in rete
che mi sembrano necessarie: prime fra tutte, quelle dei dipinti e dei disegni
originali di Stanislav Lolek, che meritano molto. E due piccole immagini dei
costumi di Eduard Milen per il Teatro Nazionale di Brno, anno 1924.
Questo è il finale
completo dell’opera, nella versione italiana di Olimpio Cescatti
che si può trovare sul sito di Rai Radiotre. L’originale è nella
lingua e nel dialetto della Moravia, e gli esperti di questa lingua
dicono che la musica è letteralmente modellata sulle parole (come
capita anche a noi con Monteverdi e con Puccini, del resto) ma su
disco esiste anche una bella versione inglese diretta da Simon
Rattle. Posso però confermare che la lingua in cui è cantato
l’originale è molto musicale, ed è un piacere ascoltarla anche se
non si capiscono le parole una per una.
GUARDACACCIA: È una fiaba
o è tutto vero? Fiaba o verità? Quanti anni son trascorsi da quando
due giovani son passati da qui? Lei era come un giovane abete. Lui
come una cupa foresta. E raccoglievamo funghi, ma ogni tanto li
calpestavamo, li schiacciavamo, perché... l'amore ci aveva accecati.
Ma molte volte coglievamo baci: quanti baci coglievamo! Era il giorno
dopo le nostre nozze. (Sale in cima alla
collina, si siede e appoggia il fucile contro il ginocchio.)
Non fosse per le mosche, in questo momento mi potrei addormentare.
Sono felice quando il sole brilla nella sera... Come appare splendida
la foresta! Quando le ninfe del bosco, coperte di vesti leggere,
torneranno alle loro sedi estive, insieme torneranno maggio e amore!
Ci saluteranno versando lacrime di gioia! Riverseranno ancora dolce
felicità in migliaia di fiori: nelle primule, nelle violette, negli
anemoni. Ogni creatura passerà oltre a capo chino e capirà che una
soprannaturale beatitudine è sopraggiunta nella vita.
(Si addormenta sorridendo.
Gli alberi si agitano appena. Sullo sfondo compare un sorbo; e il
picchio, la civetta, la libellula e tutti gli animali dell'Atto I.)
GUARDACACCIA (si ridesta
dal sogno) Oh! Ma Bystrouška non è qui!?
(Una giovane volpe corre
verso il guardacaccia.)
Eccola! Piccola,
viziata... sogghignante... l'immagine vivente di sua madre...
Aspetta, ti catturerò come tua madre, ma ti alleverò meglio, così
non scriveranno di me e di te sui giornali!
(Si alza; allunga le
braccia per catturarla, invece afferra un ranocchio. Gli animali
cominciano a svegliarsi.)
Gelida bestiola! Come mai
tu qui?
PICCOLA RANA
Non sono quello che
pensi...
quello era mio nonno...
Mi hanno ra-ra-raccontato
molto di voi...
(Il guardacaccia ride e si
scorda del fucile, che finisce a terra.)
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