"Io, Don Giovanni" (2009).
Scritto e diretto da Carlos Saura a partire dalle memorie di Lorenzo
Da Ponte. Fotografia di Vittorio Storaro. Musiche di Mozart, Salieri,
Giovanni Gazzaniga, Vivaldi. Interpreti: Lorenzo Balducci (Da
Ponte), Lino Guanciale (Mozart), Ennio Fantastichini (Salieri),
Tobias Moretti (Casanova), Ketevan Kemoklidze (la Ferraresi),
Cristina Giannelli (la Cavalieri), Emilia Verginelli (Annetta),
Francesca Inaudi (Constanze, moglie di Mozart), Francesco Barilli (un
prete), Franco Interlenghi (padre di Annetta), Sergi Roca (Da Ponte
bambino), Eulalia Ramon (nobildonna), Anna Saura (bambina
battezzata), Sebastiano Lo Monaco (Barbarigo), Carlo Lepore
(commendatore) Sergio Foresti (Leporello) Borja Quiza (Don Giovanni)
Roberto Accornero (Giuseppe II ) Elena Cucci (Francesca Barbarigo)
Sylvia de Fanti (Tipoletta) Alessandra Marianelli (Zerlina), e molti
altri. Direzione musicale di Nicola Tescari; Prague Baroque Choir; Da
Ponte Ensemble (violinisti Luigi De Filippi e Tonino De Secondi),
orchestra Collegium Marianum; consulenza di Angelo Giovagnoli e Luigi
Lombardi d'Aquino. Nella sequenza del "Don Giovanni" di
Gazzaniga cantano Pablo Garcia, Karoly Szemeredy, Francesco Sanchez
Martin. Durata: 2 ore e 7 minuti.
"Io Don Giovanni" di Carlos
Saura, che in teoria dovrebbe essere un film biografico su Lorenzo Da
Ponte, è un'occasione perduta malamente e un film sostanzialmente
sbagliato. La produzione (italiana) è in teoria di alto livello, c'è
perfino Vittorio Storaro come direttore della fotografia; gli
allestimenti d'opera sono belli, i cantanti giovani e bravi, in
teoria tutto dovrebbe funzionare a meraviglia e c'erano tutte le
premesse per un ottimo lavoro. In pratica, ci troviamo di fronte a
uno sceneggiato tv dozzinale, di quelli in stile "grande
pialla", fatti in serie e tutti uguali (non importa se il
protagonista è Papa Woytila o Garibaldi o Coppi e Bartali, il
risultato finale è sempre quello; cambiano epoche e costumi, la
recitazione no). Il primo grande difetto è la sceneggiatura, opera
dello stesso Saura: incentrata sull'idea balzana di Casanova mentore
e ispiratore di Da Ponte, addirittura "suggeritore" per il
Don Giovanni. Una cosa che non ha molta importanza e nemmeno un gran
fondamento storico; forse si voleva fare un film su Casanova ma si
aveva paura di farlo perchè se ne sono già fatti tanti, è questo
il punto? Sta di fatto che Casanova imperversa nel film, e qui ecco
la seconda e gravissima falla: ad interpretare Casanova c'è Tobias
Moretti (doppiato), cioè la storica spalla televisiva dell'ispettore
Rex. E Casanova affonda, è poco più che una figurina ben vestita
che imperversa nel film anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
Lorenzo Da Ponte è affidato a un altro giovane del tutto
inespressivo che si chiama Lorenzo Balducci, star di numerose serie
tv e figlio di papà importante (ma qui siamo nel gossip). Siamo
quindi già a quota due manichini inespressivi, la cosa comincia a
preoccupare. Si va meglio con Mozart (Lino Guanciale) e con Salieri
(Ennio Fantastichini), che tengono in piedi la voglia di vedere
comunque il film.
Quasi tutte buone o ottime le donne,
con menzione per le cantanti Ketevan Kemoklidze (che interpreta la
Ferraresi) e Cristina Giannelli (la Cavalieri), alle quali spetta una
scena "di dispetti" alle prove con il povero Salieri, ben
recitata e ben costruita. Altre scene da primadonna e da amante di Da
Ponte sono ben risolte, soprattutto tenendo conto che si tratta di
cantanti e non di attrici nel vero senso del termine; certo recitare
con Tobias Moretti non è il massimo della vita. Il ruolo di Annetta,
innamorata di Da Ponte, è affidato ai grandi occhi celesti di Emilia
Verginelli, incantevole ma attrice non memorabile. Siamo sempre nel
campo della serie tv, insomma.
Il modello di riferimento potrebbe
essere Amadeus di Forman, dal quale ci si distingue facendo Salieri
timido e di fisico robusto, sottomesso alla sua amante (la
Cavalieri), quindi tutto il contrario di F. Murray Abraham; è
comunque molto bravo Ennio Fantastichini. Mozart invece somiglia
all'Amadeus di Forman, se ne conservano la risata e la parrucca, però
lo si mostra legatissimo alla moglie, che lo coccola e lo consola,
salvo una scena di bagordi nel finale. Costanza, moglie di Mozart, è
Francesca Inaudi: l'attrice piace ma il ruolo è mal scritto.
Si comincia con il battesimo di Lorenzo
Da Ponte, che nacque in famiglia ebraica col nome di Immanuel ben
Jrmenyahu (o Emanuele Conegliano, dal nome della città di origine) e
prese il nome cristiano dal vescovo che lo battezzò, che si chiamava
appunto Lorenzo Da Ponte. Da adulto si farà prete, e avrà una vita
molto simile a quella di Casanova; a Vienna conoscerà Mozart e
scriverà con lui tre grandi capolavori e qualcos'altro ancora. Ma Da
Ponte lavorerà anche con altri musicisti, non solo con Mozart,
avendo come rivale l'abate Casti (che nel film non c'è). Il film si
lascia vedere, ma non direi che valga la pena di fare confronti
storici precisi, si prende quel che c'è nel bene come nel male e
direi che può bastare.
Sui titoli di testa si inizia curiosamente con la
musica di Vivaldi, su una gondola a Venezia; l'azione vera e propria
parte però dal battesimo cristiano di Emanuele Conegliano, anch'esso
reso sbrigativo e poco comprensibile (cosa c'entra Casanova in questa
scena?). Lorenzo Da Ponte era nativo di Céneda, che oggi fa parte
del comune di Vittorio Veneto.
Bella la sequenza dell'incontro a
Vienna fra Mozart e Da Ponte, perchè vi si vede un organo a mantice
notevole; due servitori azionano il mantice mentre Mozart suona la
Toccata e fuga in re minore di J.S. Bach. Ho scelto di mettere qui le
immagini relative a questa scena, purtroppo molto breve, perché vale la pena di vedere come funziona lo strumento; purtroppo non ho trovato
indicazioni sul luogo dove si trova quest'organo. Ha gran parte nel
film la nascita del Don Giovanni, purtroppo con dettagli poco
interessanti; è però corretto far assistere al "Convitato di
pietra" del veronese Giuseppe Gazzaniga, che precede Mozart
(1787, come il Don Giovanni che però ebbe la prima verso la fine
dell'anno) e dal quale Da Ponte trarrà molta ispirazione (e anche
qualcosa di più, a dirla tutta anche copiando qua e là dal libretto
di G. Bertati). Viene riportata la reazione di Mozart davanti alla
proposta di fare un Don Giovanni: dice di no, è un soggetto già
messo in musica molte volte; però poi gli piace il verso "voglio
fare il gentiluomo", e si comincia a lavorare. Si immagina
l'aria del catalogo pensata da Casanova per Da Ponte suo allievo, con
scenata di gelosia da parte della Ferraresi; si dice che "Là ci
darem la mano" sono versi scritti per Annetta, e altre cose che
si potrebbero anche omettere in un film che ha esigenze di durata. Le
"Memorie" di Da Ponte sono un volume poderoso, si poteva e
si doveva scegliere meglio; oltretutto, Carlos Saura è un regista di
buone capacità, e da questo nasce molta della mia delusione.
In comune con Forman c'è l'allegra
dimenticanza per il Così fan tutte e per La clemenza di Tito; qui si
perde anche il Requiem ed è tutto dire. Mettere in scena La clemenza
di Tito significa far saltare tutta la sceneggiatura e doverla
riscrivere da capo, rendendosi oltretutto conto di tutte le scemenze
che vi sono state infilate. Mi si obietterà che è un film su Da
Ponte, e che la collaborazione con Mozart termina dopo il Così fan
tutte; ma, appunto, se si porta in scena Mozart questi non sono
dettagli da poco e se ne dovrebbe parlare.
Risibile nel finale la didascalia
"Mozart morì tre anni dopo il Don Giovanni": tre anni sono
un periodo piuttosto lungo, non si spiega e non si capisce, una
didascalia che non serve a nulla.
Cosa avrà capito l'eventuale (e
improbabile, ahinoi) spettatore casuale, magari molto giovane, degli
eventi narrati? Direi niente, se non si conoscevano già i fatti
prima di questo film, che avrà magari creato confusione
nell'eventuale spettatore. Ma questi film sono di fatto già fuori
dal mercato prima ancora di essere finiti, buoni o cattivi che siano,
e quindi la questione non si pone. La tv li programma, ma a notte
fonda o al mattino presto quando si è sicuri che nessuno accende la
tv; questa è la triste verità, che rende abbastanza inutile anche
discutere sulla qualità del film. Buono o cattivo che sia, un film
su questi soggetti può solo sperare in una buona circolazione su
internet.
Dietro le quinte, in una parte di
attore (un prete) c'è Francesco Barilli, amico di Bernardo
Bertolucci e protagonista di "Prima della rivoluzione" nel
1962 (da qui la presenza di Storaro?). La regia è di Carlos Saura
affiancato da Raffaello Uboldi e Alessandro Vallini; il film dura
quasi due ore (1h 57), la produzione è tutta italiana e questo fa
pensare al livello di piattezza a cui è scesa la qualità dei nostri
produttori. Serviva quantomeno un'altra sceneggiatura, questa è
quasi tutta da buttare.
Nel cast anche Franco Interlenghi
(padre di Annetta); le parti musicali sono dirette da Nicola Tescari
e sono di gran lunga le migliori del film, per scene, costumi, ed
effetti speciali di Storaro jr per il finale del Don Giovanni, e in
altre scene.
Sempre bello leggere di Da Ponte ( lascio qui un link per vedere come Ceneda e Vittorio Veneto lo ricordano ).
RispondiEliminaRiporto una sequenza tratta dalle sue memorie in cui parla di Mozart e del modo in cui cominciò la collaborazione con lui..
"…il deciso favore, mostratomi dall'imperadore, creò in me una nuova anima, raddoppiò le mie forze per le fatiche da me intraprese(...) . Non andò guari, che vari compositori ricorsero a me per libretti. Ma non ve n'eran in Vienna che due, i quali meritassero la mia stima. Martini, il compositore allor favorito di Giuseppe, e Volfango Mozzart, cui in quel medesimo tempo ebbi occasione di conoscere in casa del barone Vetzlar, suo grande ammiratore ed amico, e il quale, sebbene dotato di talenti superiori forse a quelli d'alcun altro compositore del mondo passato, presente o futuro, non avea mai potuto, in grazia delle cabale de' suoi nemici, esercitare il divino suo genio in Vienna, e rimanea sconosciuto ed oscuro, a guisa di gemma preziosa, che, sepolta nelle viscere della terra, nasconda il pregio brillante del suo splendore.
(...)
Martini, Mozzart e Salieri vennero tutti tre in una volta a chiedermi un dramma (…). Pensai se non fosse possibile di contentarli tutti tre e di far tre opere a un tratto. (…) Trovati questi tre soggetti, andai dall'imperadore, gli esposi il mio pensiero e l'informai che mia intenzione era di far queste tre opere contemporaneamente. –Non ci riuscirete!–mi rispose egli.–Forse che no replicai;–ma mi proverò. Scriverò la notte per Mozzart, e farò conto di legger l'Inferno di Dante. Scriverò la mattina per Martini, e mi parrà di studiar il Petrarca. La sera per Salieri, e sarà il mio Tasso.–Trovò assai bello il mio parallelo; e, appena tornato a casa, mi posi a scrivere. Andai al tavolino e vi rimasi dodici ore continue. Una bottiglietta di «tockai» a destra, il calamaio nel mezzo, e una scatola di tabacco di Siviglia a sinistra. Una bella giovinetta di sedici anni (ch'io avrei voluto non amare che come figlia, ma ... ) stava in casa mia con sua madre, ch'aveva la cura della famiglia, e venìa nella mia camera a suono di campanello, che per verità io suonava assai spesso, e singolarmente quando mi pareva che l'estro cominciasse a raffreddarsi: ella mi portava or un biscottino, or una tazza di caffé, or niente altro che il suo bel viso, sempre gaio, sempre ridente e fatto appunto per inspirare l'estro poetico e le idee spiritose. Io seguitai a studiar dodici ore ogni giorno, con brevi intermissioni, per due mesi continui, e per tutto questo spazio di tempo ella rimase nella stanza contigua, or con un libro in mano ed ora coll'ago o il ricamo, per essere pronta a venir da me al primo tocco del campanello."
:-)
Di questo Martini si è persa la memoria... impossibile che sia padre Martini, perché era a Bologna e non scrisse mai per l'opera. La Garzantina porta un solo Martini, appunto il maestro di contrappunto che hai visto in Noi tre di Pupi Avati.
RispondiEliminaPenso che da Ponte scriva Mozzart con due zeta per rendere la pronuncia tedesca.
Come ti dicevo, le Memorie di Da Ponte sono così piene di spunti per un film che proprio di Casanova non si vede il bisogno...