Otello (1986) Regia di Franco
Zeffirelli. Tratto dall'opera di Giuseppe Verdi. Sceneggiatura di
Franco Zeffirelli. Fotografia di Ennio Guarnieri. Interpreti: Placido
Domingo, Katia Ricciarelli, Justino Diaz, Petra Malakova (attori e
cantanti); solo attori Massimo Foschi, Urbano Barberini, Remo
Remotti, e molti altri. Direttore d'orchestra Lorin Maazel. Orchestra
e coro Teatro alla Scala. Durata: 122minuti
L'Otello di Verdi diretto da Carlos
Kleiber, alla Scala negli anni '70 e '80, più volte replicato, ha
lasciato un'impressione enorme in chiunque abbia assistito alle
recite. Io ho avuto la fortuna (e la costanza: dieci ore in coda per
avere i biglietti...) di assistere due volte a questo Otello, che
aveva la regia in teatro di Zeffirelli. E' chiaro, dunque, che chi si
ricorda di quelle recite sia molto interessato al film di Zeffirelli,
che oltretutto è del 1986, quindi contemporaneo alle ultime recite
con Kleiber, sul palcoscenico della Scala. In particolare, riguardo a
Zeffirelli, era da applausi il cambio di scena a vista nella scena
che porta all'arrivo di Montano, dallo studio di Otello al porto di
Cipro: spettacolare, Zeffirelli aveva queste trovate meravigliose,
direi leonardesche anche per la qualità ingegneristica.
Ma il film, sia pur molto bello come
immagini, è destinato a deludere l'appassionato d'opera. Questo
Otello dimostra fin dal suo inizio il fatto che Verdi non scrisse
colonne sonore, e a me pareva scontato ma Zeffirelli gira tutto il
film in questo modo, come se Verdi fosse una colonna sonora a
commento delle immagini di un film. Altri registi hanno saputo
trovare un punto d'incontro fra teatro e cinema, per esempio Ponnelle
con la Butterfly o Losey con il Don Giovanni, ma Verdi è tutt'altra
cosa e riuscire nell'impresa è difficile. Ne consegue che per un
appassionato d'opera questo film è irritante e quasi inguardabile;
di buono ci sono forse i balletti del primo atto, che si guardano con
qualche curiosità (Zeffirelli ha messo anche i dervisci rotanti...) e
che quasi sempre vengono tagliati nelle recite a teatro. Ci sono
molti dettagli di per sè belli da vedere, ma che interrompono il
percorso musicale voluto da Verdi: per fare solo qualche esempio, il
veliero all'inizio è vero (un'esagerazione, in Verdi si vede solo da
lontano); e le preghiere della gente sul porto vengono spostate
altrove, dentro una chiesa con il Cristo in croce, ed è quasi come
se Franco Zeffirelli fosse un qualsiasi regista improvvisato,
incompetente d'opera e di teatro, e questo mi desta molte perplessità
ma non voglio andare avanti nel dire ciò che penso, qui mi fermo.
Di per sè il film ha belle immagini,
anche molto belle, e non sarebbe brutto, ma trent'anni dopo l'uscita
di questo film mi sento di poter dire che è stato un errore,
un'occasione mancata. Chi conosce l'opera è rimasto perplesso, e chi
non conosce l'opera e non la ama se ne è stato alla larga. Più o
meno, è andata così. Si aggiunga poi che i diritti del film sono in
mano Mediaset, e quindi il film di Zeffirelli va in onda, quando
capita, alle tre di notte o giù di lì, giusto come riempitivo fra
una televendita e l'altra.
E' una produzione Golan & Globus
per la Cannon, una casa di produzione che negli anni '80 era tra le più attive nel cinema.
Plàcido Domingo fa la sua figura anche come attore, pittato di nero
in volto; al suo fianco come Iago non c'è purtroppo Piero
Cappuccilli come capitava a teatro, nemmeno Renato Bruson o Leo
Nucci, e nemmeno Silvano Carroli. Come Iago c'è Justino Diaz, che
canta davvero male e recita così così. Come Desdemona c'è Katia
Ricciarelli, che regge bene i primi piani ed era ancora in forma
vocale accettabile. Petra Malakova, mezzosoprano, recita e canta
Emilia; gli altri ruoli sono affidati ad attori doppiati da cantanti.
Cassio ha il volto di Urbano Barberini, Lodovico è Massimo Foschi
(grande attore di teatro: qui è uno spreco, spero sia stato ben
pagato), Remo Remotti è Brabanzio (che ad essere pignoli in Verdi
non c'è). Le voci sono di Ezio Di Cesare, Gian Nicola Pigliucci,
James Macurdy, e altri. Scene e costumi di Anna Anni con Millenotti.
Dirige Lorin Maazel, coro e orchestra sono quelli del Teatro alla
Scala: l'anno è il 1986, quindi nel grande teatro milanese si stava
passando dalle mani di Claudio Abbado a quelle di Riccardo Muti. Ma qui è
inutile fare confronti, se volete ascoltare bene l'Otello di Verdi è
meglio andare a cercarsi il disco o il cd, questo è un film più da guardare che da ascoltare.
Ciò che scrivi solleva un interrogativo su tutti: perchè è arduo tradurre Verdi in chiave cinematografica? Il melodramma può essere tradotto magnificamente. Losey lo ha fatto con Mozart. Perchè secondo te è più difficile con Verdi?
RispondiEliminaVerdi è teatro. Musica e parole fuse insieme, e con una potenza unica, quasi ancestrale. Zeffirelli dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro, al cinema; forse ha voluto tentare, comunque sia. Zeffirelli è un innamorato dell'opera, e quando ci si innamora si fanno anche degli errori, difficile rimanere sempre lucidi, difficile saper rinunciare...
RispondiElimina:-)