La
luna (1979) Regia di Bernardo Bertolucci.
Scritto da Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci, Franco Arcalli.
Fotografia di Vittorio Storaro. Musica di Giuseppe Verdi (scene da Il
Trovatore e Un ballo in maschera, frammenti da “Rigoletto” e “La
traviata”), Wolfgang A. Mozart (Soave sia il vento, da Così fan
tutte), molte canzoni. Musiche originali di Ennio Morricone.
Interpreti: Jill Clayburgh, Matthew Barry, Tomas Milian, Elisabetta
Campeti (Arianna), Veronica Lazar (Marina), Fred Gwynne (Douglas),
Peter Eyre (Edward), Stéphane Barat (Mustafà), Rodolfo Lodi
(maestro di canto), Roberto Benigni, Pippo Campanini, Renato
Salvatori, Franco Citti, Carlo Verdone, Enzo Siciliano. Durata: 142
minuti
del film per intero ho scritto sul blog giulianocinema , qui metto solo la parte dedicata all'opera.
In
“La luna” grandissima parte ha l’opera lirica, con tanto di
visita alla casa natale di Giuseppe Verdi. Le due opere di Verdi che
vediamo nel film sono “Il trovatore” e “Un ballo in maschera”;
in più si ascolta un frammento dal “Così fan tutte” di Mozart,
nella scena dell’incontro con il vecchio maestro di canto, e un
frammento dal preludio alla “Traviata”, sempre di Verdi. Non so
quanto ne possano capire gli sfortunatissimi spettatori che non
conoscono l’opera, ma non sono scelte fatte a caso, non è musica
messa qui soltanto per amore della musica di Verdi, ma è una scelta
strettamente connessa alla narrazione: ne parlerò diffusamente nel
prossimo post, per intanto anticipo che io sono sempre molto geloso
per l’opera, perché ognuno ha il suo immaginario e “Tacea la
notte placida” io lo vedo in modo diverso. Inoltre trovo Jill
Clayburgh poco credibile come cantante d’opera, anche se c’è una
cantante che le somiglia moltissimo fisicamente e che nel 1979 era
nel pieno della carriera, il soprano (italiana di origine bulgara)
Raina Kabaivanska. E’ comunque molto bello il giro dietro le quinte
del ragazzo, e sono divertenti da vedere gli scenari con teli dipinti
e l’acqua “di plastica” mossa a mano, che fa rima con le
cascate del Niagara viste al cinema nella scena precedente.
La
protagonista del film è una cantante d’opera, e “La luna” è
piena della musica di Giuseppe Verdi; però la prima musica che
ascoltiamo è un twist: nientemeno che Peppino Di Capri, “A Saint
Tropez”.
La
prima scena d’opera che vediamo è il finale dal primo atto del
Trovatore di Giuseppe Verdi, in un teatro che non saprei indicare con
precisione, forse l’Opera di Roma. La scena è famosa, ben
ricostruita salvo un particolare: che si svolge di notte, e quindi
dovrebbe esserci poca luce. Quello che succede è questo: Leonora,
dal balcone, ascolta il suo innamorato che suona e canta per lei;
esce e gli si getta fra le braccia, ma a causa dell’oscurità non
si accorge che va ad abbracciare l’uomo sbagliato. E’ questione
di un attimo, subito Leonora chiarisce come stanno le cose; ma tutti
hanno visto, ormai le cose sono chiare e ne nasce la questione che
porterà al duello fra i due innamorati di Leonora, quello ricambiato
(il Trovatore del titolo) e quello non ricambiato (il Conte di Luna).
Sulle spade sguainate dovrebbe calare il sipario, invece Bertolucci
ci mostra anche l’inizio del duello (piuttosto goffo, ma i duelli
in teatro sono spesso così); in questo modo l’effetto creato da
Verdi va un po’ a perdersi, e direi che si tratta di un errore di
regia, ma a teatro ormai si vede di molto peggio e quindi ci può
stare.
La
cascata, invece, è una bella invenzione scenografica: nel libretto
non c’è, ma ci può stare e poi “fa rima” con le cascate del
Niagara che abbiamo appena visto al cinema, con Marilyn Monroe, nella
scena immediatamente precedente. E’ molto bello il piccolo giro fra
le quinte del ragazzo (figlio della cantante), con Bertolucci che ci
mostra gli attrezzisti al lavoro, il suggeritore, i lavoratori che
ogni sera stanno dietro ad uno spettacolo. Ed è anche curioso notare
(forse una citazione voluta) che anche i Fratelli Marx, nel portare
in scena il Trovatore in “Una notte all’opera” mostrano scene
simili, il calare del sipario, le corde per alzare e abbassare le
scene, il lavoro dietro le quinte.
L’aria
che ascoltiamo all’inizio è direttamente connessa alla Luna del
titolo, simbolo femminile per eccellenza nella nostra cultura: “Tacea
la notte placida / e bella in ciel sereno; / la Luna il disco
argenteo / mostrava lieto e pieno...”. (i versi sono di Salvatore
Cammarano, anno 1853).Le voci che ascoltiamo provengono da una registrazione tra le più belle, risalente agli anni ‘60: "Il Trovatore" di Giuseppe Verdi, con il tenore Franco Corelli, il soprano Gabriella Tucci, il baritono Robert Merrill e l’Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma diretta da Thomas Schippers.
Nel finale del film siamo invece alle Terme di Caracalla, sempre a Roma, dove si tiene da sempre un festival operistico molto seguito. L’opera è “Un ballo in maschera”, sempre di Giuseppe Verdi (anno 1859), e si sta provando il finale. Il soggetto di “Un ballo in maschera”, tratto da un dramma del francese Eugene Scribe, racconta un fatto storico realmente accaduto: l’assassinio del re Gustavo III di Svezia, avvenuto a fine ‘700, durante un ballo mascherato.
E’
questa la ragione per cui vediamo sul palco tutti i cantanti
incappucciati, coperti da un velo: sono le prove e si sta leggeri
perché è estate e fa caldo, ma nell’opera vera dovranno cantare
mascherati, questa è infatti proprio la grande scena del Ballo in
maschera di cui parla il titolo.
Le
voci che ascoltiamo vengono da una registrazione degli anni ’70,
quasi contemporanea al film: "Un ballo in maschera" di
Giuseppe Verdi, soprano Martina Arroyo, tenore Plácido Domingo,
baritono Piero Cappuccilli, coro della "Royal Opera House,"
Covent Garden di Londra, New Philarmonia Orchestra diretta da
Riccardo Muti.
Nel
corso del film, ascoltiamo anche il preludio dal terzo atto da "'La
Traviata" di Giuseppe Verdi, orchestra del Teatro alla Scala
diretta da Tullio Serafin; e un’aria accennata da Jill Clayburgh
(si direbbe con la sua voce, se si accenna vuol dire che non c’è
bisogno di cantare veramente), che è "Tutte le feste al
tempio” (aria di Gilda) dal Rigoletto di Giuseppe Verdi.
Nella
scena di Parma, con il maestro di canto, si ascolta un brano dal
“Così fan tutte” di Mozart: è il terzetto “Soave sia il
vento”. Difficile da capire ascoltandolo qui, ma si tratta di una
delle musiche più belle di tutto il repertorio operistico. E’ un
brano molto breve, che consiglio a tutti di andare a cercare nel caso
non lo si conoscesse ancora.
Nella
parte centrale, dopo la visita al maestro di canto, siamo nella
campagna a nord di Parma, e la meta è Busseto, la casa natale di
Giuseppe Verdi. Una piccola scusa per passare nel luogo dove fui
girato “Novecento”, il film di Bertolucci immediatamente
precedente, che è La Corte delle Piacentine a Roncole di Busseto, un
complesso che risale al 1820. L’avvicinarsi della corte di
Novecento è accolta da Jill Clayburgh con un grido di gioia: “So
dove siamo!”. Per la precisione: “Non ci siamo persi, so dove
siamo!”, quasi un messaggio in codice per gli spettatori del film,
forse un po’ disorientati, e anche per Bertolucci stesso.
Per
quanto mi riguarda, “La luna” mi ha riservato una bella sorpresa:
il passaggio a livello a cui si fermano Jill Clayburgh e il ragazzo,
e soprattutto la stazione, hanno per me grande valore affettivo e non
pensavo proprio di trovarli qui, in un film che si svolge quasi tutto
a Roma. Questa immagine la metto qui in chiusura, e – mi raccomando
– Rondani si pronucia con l’accento sulla prima sillaba,
esattamente come le rondini.
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