Puccini (1973) Regia
di Sandro Bolchi. Sceneggiatura di Dante Guardamagna.
Consulenza di Mario Labroca ed Enzo Siciliano. Scene e costumi di
Ezio Frigerio. Regia delle opere liriche: Beppe De Tomasi. Scene e
costumi: Carlo Tommasi, Franca Squarciapino. Girato quasi
interamente nei luoghi originali.
Cinque puntate di 65
minuti circa ciascuna.
Interpreti principali:
Alberto Lionello (Puccini), Ilaria Occhini (Elvira, moglie di
Puccini), Tino Carraro (Giulio Ricordi), Vincenzo De Toma (Luigi
Illica), Mario Maranzana (Giacosa),
Interpreti della prima
puntata: Alberto Lionello (Puccini), Tino
Carraro (Giulio Ricordi), Ruggero De Daninos (avvocato Rota), Fausto
Tommei (l’impresario Lanari), Franco Monaldi e Mario Marchetti (due
azionisti della Ricordi), Roberto Pistone (Prandino), Gianni Oliveri
(un amico), Luciano Melani (Alfredo Catalani), Claudio Cassinelli (il
critico Depanis), Vincenzo De Toma (Luigi Illica), Ilaria Occhini
(Elvira), Roberto Brivio (un cantastorie milanese), Mario Maranzana
(Giacosa), Armando Benetti (un fattorino della Ricordi), Antonio
Guidi (Beppe, fratello di Elvira), Violetta Rizzo (Fosca da bambina),
Alberto Lamberti (Antonio da bambino), Ettore Conti (Marco Praga),
Piero Bellugi (il direttore d’orchestra Tomè).
Cantanti: Plàcido
Domingo, Marcella Reale, Franco Tagliavini. Orchestra Rai di Milano,
direttore Piero Bellugi.
Il film di Carmine
Gallone, girato nel 1953 e con protagonista Gabriele Ferzetti,
partiva proprio dal principio: Giacomo Puccini, giovanissimo, è a
Milano da solo e sta aspettando l’esito di un concorso; nessuna
delle sue opere è ancora andata in scena. Elvira è ancora a Lucca,
arriverà dopo, li vediamo ancora intenti a programmare la fuga
(Elvira era sposata, anche se nel film di Gallone se non viene
detto).
Il film per la tv del
1973, scritto da Dante Guardamagna e diretto da Sandro Bolchi,
comincia molto tempo dopo, nel 1887; Elvira e Giacomo non solo stanno
insieme come marito e moglie, ma hanno già un bambino sui sette
anni, Antonio. Un’opera di Puccini è già andata in scena, con
scarso successo: “Le Villi” (1884), ed è quasi pronto “Edgar”
(1889, composto fra il 1884 e il 1888).
“Le Villi” aveva però
destato l’interesse di Giulio Ricordi, grande editore milanese, che
si affezionò molto al giovane Puccini e lo sostenne durante i lunghi
anni in cui non era prevedibile il grande successo che sarebbe
venuto.
L’inizio vero e proprio
di ogni puntata, sui titoli di testa, è molto bello: una panoramica
di Torre del Lago, sulla musica del coro “a bocca chiusa” dalla
Madama Butterfly.
Nella prima sequenza,
vediamo Puccini camminare sotto i portici della Scala, e poi
soffermarsi davanti alla locandina dell’Otello di Verdi, novità
assoluta dell’anziano maestro (Verdi era nato nel 1813) e
grandissimo successo. La data è ben visibile sulla locandina: 5
febbraio 1887. Una curiosità, per noi cresciuti nella seconda metà
del Novecento, è che nella locandina si vede bene che all’opera di
Verdi è abbinato un balletto, intitolato “Rolla” (non di Verdi);
così si usava, un’opera intera era considerata troppo corta. Anche
i programmi dei concerti tenuti da Beethoven, a inizio ‘800, visti
da oggi fanno impressione, come minimo quattro o cinque ore.
La scena successiva è
nella sala riunioni della Ricordi, un consiglio d’amministrazione.
Gli azionisti di Casa Ricordi rimproverano a Giulio Ricordi le spese
sostenute per Puccini, ormai consistenti; il padrone di casa conferma
tutto l’appoggio al giovane musicista, e ribadisce che le spese per
Puccini sono tutte sue personali, non peseranno sull’azienda.
Giulio Ricordi crede molto in Puccini, e invita gli azionisti a
fidarsi della sua competenza minacciando in caso contrario di
lasciare l’azienda. Ovviamente, tutti finiscono con l’adeguarsi.
Il sostegno di Giulio
Ricordi al giovane Puccini è un fatto storico vero, così come ben
documentati sono tutti i dialoghi, spesso tratti da lettere e
documenti ben conosciuti. Il lavoro fatto dallo scrittore Dante
Guardamagna è di quelli esemplari, una sceneggiatura che andrebbe
portata come esempio in tutte le scuole di cinema; purtroppo questo
lavoro da certosino, di grande pazienza e grande raffinatezza, non si
fa quasi più. Anche per questo la maggior parte degli sceneggiati tv
e dei film più in generale sono molto spesso sciatti e deludenti,
uno spreco di soldi e di risorse.
Guardando questa scena,
oltre alla bravura di tutti gli attori, bisogna oltretutto ricordare
che Puccini era ormai prossimo ai trent’anni, essendo nato nel
1858: il timore degli azionisti era quindi più che fondato.
In questa scena vediamo,
nei panni di Giulio Ricordi, uno dei più grandi attori italiani del
Novecento, Tino Carraro: un’interpretazione splendida, senza
eccessi, da grandissimo attore. Carraro è stato attivo soprattutto
in teatro, e soprattutto al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, con
interpretazioni straordinarie come Re Lear e come Prospero da “La
Tempesta”, sempre di Shakespeare, o come Mackie Messer da “L’opera
da tre soldi” di Brecht, o come protagonista di “El nost Milàn”
di Bertolazzi. Insieme a Tino Carraro – Giulio Ricordi vediamo
agire l’avvocato Rota, interpretato da Ruggero De Daninos (che
tornerà più avanti, nella terza puntata) che è il legale di Casa
Ricordi, e un Lanari che è probabilmente figlio di un personaggio
ben conosciuto agli storici del teatro, l’impresario Alessandro
Lanari che fu una presenza importante per tutto l’Ottocento.
L’attore che interpreta Lanari si chiama Fausto Tommei ed è molto
bravo, come tutti; devo dire che riascoltare il vero accento
milanese, in questo periodo, è una cosa che mi ha fatto molto
piacere. Il milanese oggi non lo parla più nessuno, chi prova a
parlarlo lo storpia e lo rovina; ascoltare Tino Carraro che dialoga
con Tommei è davvero piacevole.
Elvira Bonturi in
Gemignani è il nome completo della signora Puccini: dal marito
signor Gemignani ebbe una figlia, Fosca. Quando Elvira e Giacomo
Puccini lasciano Lucca, portano con loro la bambina, che verrà
cresciuta da Puccini come se fosse sua figlia. Elvira e Giacomo
avranno poi un figlio insieme, Antonio. Nel film di Gallone non si fa
la minima menzione di Fosca, qui invece la vediamo bambina, e la
ritroveremo poi nel finale, nell’ultima puntata: si era sposata e
faceva vita per conto suo, sua figlia Biki diventerà una famosa
sarta milanese. Qui sotto metto una foto di Biki col nonno Giacomo.
Alberto Lionello è molto
bravo nel rendere il carattere di Puccini, o quantomeno nel creare un
personaggio credibile; somiglia al vero Puccini molto più di
Ferzetti, che forse ne avrebbe reso meglio il lato duro e antipatico
(ma Gallone non glielo aveva chiesto), ma si tratta comunque di due
ottimi attori, difficile trovare di meglio. Ilaria Occhini,
interprete di Elvira, è molto bella e somiglia molto all’Elvira
del film di Gallone (Marta Toren), ma rispetto alla svedese è capace
di sguardi durissimi, da Medusa, che più si addicono al suo
personaggio. I due resteranno insieme tutta la vita, pur fra molti
litigi e molti alti e bassi; Puccini sposerà Elvira quando rimarrà
ufficialmente vedova, dopo la morte del Gemignani. I dissapori
nascono anche dal fatto che Elvira era una donna di provincia, moglie
di un “droghiere di Lucca”, non abituata al mondo della borghesia
milanese e forse anche poco adatta. Lei e Puccini vivono come marito
e moglie, e nessuno ci fa caso più di tanto, a Milano: invece a
Lucca dicono che lei è fuggita con l’amante. Siamo nel 1880, la
loro convivenza fuori dal matrimonio non era una cosa così scontata.
L’appoggio di Giulio
Ricordi a Puccini è sbeffeggiato da una vignetta umoristica su un
giornale, e viene commentato al bar dagli intellettuali milanesi, con
molta ironia e anche peggio. Tra i peggiori commenti su Puccini e la
sua musica c’è quello di Alfredo Catalani, anche lui lucchese e
quasi coetaneo (maggiore di quattro anni), ma già autore di
successo. L’attore che lo interpreta si chiama Luciano Melani,
l’opera che renderà davvero famoso Catalani arriverà nel 1892,
“La Wally”.
Intanto Giulio Ricordi si
sta dando da fare per Puccini, e ha contattato uno dei più
importanti scrittori di quegli anni, il torinese Giuseppe Giacosa
(1847-1906). Davanti a Giacosa, Giulio Ricordi suona di persona al
pianoforte l’Edgar di Puccini. Ricordi è molto insoddisfatto del
librettista Ferdinando Fontana che ha scritto Le Villi e l’Edgar;
dice che lo aveva scelto lui e che ne è pentito, e che Puccini ha
accettato solo per timidezza e per non contraddirlo. Ricordi propone
a Giacosa di scrivere un libretto d’opera; ma Giacosa è perplesso,
è un autore di grande successo e guadagna già bene col teatro di
prosa e con gli articoli per i giornali. “La partita a scacchi” è
piaciuto molto a Ricordi, Giacosa sta scrivendo un testo per Sarah
Bernhardt a Parigi. Ricordi gli offre cinque volte la cifra che
guadagna scrivendo per i giornali.
Stanno aspettando Puccini,
ma Puccini fa sapere che non verrà, un mal di denti che somiglia
molto a una scusa. Giacosa ha comunque accettato, pensa probabilmente
alla Fedora.
Dopo questa scena
d’interni, vediamo Elvira camminare per le vie di Milano,
ricostruita com’era nell’800; quarant’anni fa era ancora
possibile trovare ambienti rimasti quasi intatti. Come farà in
altre occasioni nel corso di questo sceneggiato, il regista Sandro
Bolchi inserisce alcune belle foto d’epoca di Milano; qui c’è
anche il cantante e autore milanese Roberto Brivio, che canta due
canzoni milanesi molto famose; nella prima scena, incrocia Elvira e
le dà molto più di un’occhiata; nella seconda scena è di fianco
a un arrotino, “el mulitta” e canta “e la gira la röda la
gira...”.
Elvira sta andando a casa,
dove c’è suo fratello Beppe con i due bambini, Fosca e Antonio.
Al minuto 30 ecco
finalmente Puccini, che cerca lo scrittore Marco Praga e vorrebbe da
lui un libretto. Marco Praga, interpretato da Ettore Conti, era
figlio dello “scapigliato” Emilio Praga (che aveva scritto
libretti d’opera per Ponchielli) ed era più giovane di quattro
anni rispetto a Puccini, ma era già un autore di grande successo nel
teatro di prosa, il titolo qui citato è “La donna ideale” con
Eleonora Duse. Marco Praga dice che non ha mai scritto in versi per
rispetto verso suo padre, e poi dice a Puccini che se ha bisogno di
soldi è disposto a dargliene, una risposta che a Puccini ovviamente
non piace molto.
Siamo comunque ormai
prossimi al successo, che verrà con Manon Lescaut. Quest’opera
ebbe una nascita tormentata, era un progetto di Leoncavallo, esisteva
già l’opera omonima di Massenet, ci misero mano molti librettisti
compreso Giulio Ricordi, il progetto sembrava non dovesse mai andare
in porto.
Manon Lescaut invece
debutta a Torino nel 1893 e ha subito un enorme successo, mondiale.
Giulio Ricordi ha vinto la
sua scommessa, e sta avendo anche un’altra grande soddisfazione
proprio in quei giorni: a Milano sono cominciate le prove di una
nuova opera dell’ottantenne Giuseppe Verdi, il Falstaff.
E’ arrivato dunque il
successo, ma nascono anche i primi dissapori con Elvira, che è ben
conscia di essere “la moglie del droghiere di Lucca” e teme che
Puccini arrivato al successo la voglia lasciare; nella sequenza che
chiude la prima puntata Puccini è abbastanza duro con lei, ma noi
posteri sappiamo che i due non si lasceranno mai.
I brani d’opera vedono
in scena Placido Domingo, molto giovane, Marcella Reale e Franco
Tagliavini; tutti dalla Manon Lescaut. Il direttore d’orchestra,
che ha anche alcune battute come attore, è Piero Bellugi.
(continua)
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