Puccini (1953) Regia
di Carmine Gallone. Fotografia di Claude
Renoir. Sceneggiatura di Leo Benvenuti, Aldo Bizzarri, Glauco
Pellegrini, Carmine Gallone. Musiche di Giacomo Puccini.
Interpreti: persone realmente
esistite: Gabriele Ferzetti (Giacomo Puccini), Märta Torén (Elvira
Puccini, voce di Andreina Pagnani), Sergio Tofano (Giulio Ricordi),
Oscar Andriani (Giuseppe Giacosa), René Clermont (Luigi Illica),
Jacques Famery (Antonio Puccini), Carlo Duse (Arrigo Boito), Piero
Palermini (Fontana, librettista), Gino Sinimberghi (un cantante)
personaggi dubbi o modificati: Paolo
Stoppa (Giocondo), Nadia Gray (Cristina, voce di Renata Marini),
Myriam Bru (Delia, voce di Dhia Cristiani), Mimo Billi (Fanelli),
Alessandro Fersen (padre di Delia), Silvio Bagolini (Gianni), Mario
Feliciani (Enrico), Renato Chiantoni (Filippo Tacchi - Sacchi,
forse), Attilio Dottesio (Sampieri), Amalia Pellegrini (portinaia di
via Solferino).
cantanti: Beniamino Gigli (per Bohème e Manon), Antonietta Stella, Rosanna Carteri, Gino Penno, Giulio Neri. Direttori d’orchestra: Fernando Previtali, Francesco Molinari Pradelli. Coordinamento musicale di Carlo Rustichelli.
Durata 1h55’
A Giacomo Puccini,
stando a www.imdb.com,
sono stati dedicati dieci titoli a partire dal 1953, divisi fra
sceneggiati tv e il cinema vero e proprio. Un vero film per il cinema
è il primo titolo, quello del 1953, regia di Carmine Gallone,
protagonista Gabriele Ferzetti; molto importante è anche lo
sceneggiato tv in cinque puntate girato vent’anni dopo, nel 1973,
da Sandro Bolchi e Dante Guardamagna, con protagonista Alberto
Lionello. Un altro sceneggiato tv su Puccini è stato prodotto da
Raiuno nel 2009, con protagonista Alessio Boni; non lo ricordavo, non
l’ho visto, e forse l’ho evitato di proposito: tutte le
recensioni che ho trovato su internet sono terrificanti, un coro
pressoché unanime del genere “volesse il Cielo che non l’avessero
mai fatto”.
Puccini appare anche in un episodio
di “Il giovane Indiana Jones”, serie tv del 1993, che si svolge a
Firenze nel 1908 e dove Puccini è interpretato da Georges Corraface;
ho visto qualche puntata, ma di questa non mi ricordo.
Puccini appare anche in “Casa
Ricordi”, un altro film di Carmine Gallone girato nel 1954, ed è
interpretato ancora da Gabriele Ferzetti. Un remake tv di questo
famoso film, intitolato “La famiglia Ricordi” è del 1995;
Puccini è interpretato da Massimo Ghini. Un altro Puccini appare in
un film di Vittorio De Sica, “Il viaggio” (1974), protagonisti
Richard Burton e Sofia Loren; l’attore che lo interpreta si chiama
Antonio Anelli.
Altri film su Puccini,
sempre dall’elenco di www.imdb.com
: un film tv inglese diretto da Tony Palmer nel 1984, protagonista
Robert Stephens, e un film tedesco del 2008 diretto da Andreas Morell
con Peter Hladik nella parte di Puccini. A questi film va aggiunto
“Puccini e la fanciulla” di Paolo Benvenuti con Riccardo Moretti,
del 2008, che parla di Doria Manfredi, cameriera in casa Puccini: un
episodio tristissimo, una vera tragedia alla quale però Giacomo
Puccini (oggi si sa con certezza) è sicuramente estraneo. Questo
documentario ricostruisce la storia di quell’evento, basandosi su
documenti fino ad allora inediti.
Ho rivisto di recente i due film più
belli, quello del 1953 e lo sceneggiato del 1973, e direi che sono
complementari l’uno all’altro; il film di Gallone è in gran
parte frutto di invenzione e pochissimo affidabile riguardo alla vera
vita privata del musicista, ma rimane comunque un buon film. Lo
sceneggiato tv di Sandro Bolchi è invece molto bello e molto
accurato, e merita un’analisi attenta.
La prima cosa da dire riguarda la
durata: due ore scarse contro cinque puntate di 65 minuti. Di
conseguenza, il film del 1953 è costretto a tagliare molto, e direi
che i tagli sono ben fatti: ci si concentra soprattutto sulla prima
parte della vita di Puccini, dagli inizi difficili fino alla prima di
Madame Butterfly, e poi si fa un salto di vent’anni verso il
finale, con la Turandot. Così facendo, il regista Gallone riesce a
seguire un discorso narrativo comprensibile a tutti, senza ingolfare
di personaggi il film, e riuscendo ugualmente a dare un ritratto
preciso di Giacomo Puccini.
Va detto che il “Puccini” di
Carmine Gallone è un film rivolto a tutti, non per specialisti; si
mirava agli incassi, al botteghino, e quindi serviva una storia in
cui tutti potessero identificarsi. Ecco dunque Puccini farfallone ed
egoista, e la moglie dipinta come un angelo e una musa paziente. La
verità, come è più che comprensibile, sta nel mezzo: la vera
Elvira aveva un carattere tutt’altro che accomodante, i litigi e le
scenate di gelosia erano all’ordine del giorno. Puccini avrebbe
potuto lasciarla molte volte, e invece non si separò mai da lei. Una
coppia molto comune nel mondo dello spettacolo: si pensi alle mogli
di Mastroianni, di Tognazzi, di Vittorio De Sica...
Di Puccini (nato nel 1858) si diceva
che erano tre le cose che gli stavano veramente a cuore: le donne, la
musica, e la caccia; non necessariamente in quest’ordine, ma
piuttosto in ordine variabile a seconda del momento. In più, fumava
in continuazione; e il fumo fu quasi sicuramente la causa della sua
malattia, un cancro alla gola che lo portò alla morte nel 1924.
Quindi non si tratta sicuramente della vita di un santo; direi che il
suo carattere è reso molto bene sia da Gabriele Ferzetti che da
Alberto Lionello, interpreti rispettivamente del film del 1953 e di
quello del 1973. Del resto, si tratta di due ottimi attori, fra i più
grandi di quel periodo.
Nel film di Carmine Gallone la vera
protagonista è Elvira, moglie di Puccini; molto idealizzata,
presentata come musa e angelo custode, mite e paziente. La realtà
pare che fosse diversa, e ci vuole poco per immaginarsi che questo
ritratto sia un’invenzione poetica: basta conoscere la realtà
quotidiana della vita di coppia. Da quello che si racconta pare che
Elvira avesse un carattere poco accomodante, e che le sue sfuriate di
gelosia fossero davvero tremende; detto questo, il film segue
piuttosto fedelmente le vicende della vita della coppia Puccini, però
tace e sorvola su alcuni aspetti tutt’altro che secondari. Il primo
è che Elvira era sposata con un droghiere di Lucca, un commerciante
facoltoso dal quale aveva avuto una figlia, Fosca. Di Fosca, che
Puccini allevò come se fosse sua e che fu madre della famosa sarta
Biki, nel film di Gallone non c’è la minima traccia; così come si
tace sul fatto che Elvira abbia lasciato il marito per seguire
Puccini a Milano. Due particolari tutt’altro che secondari, e che
invece sono ben spiegati nello sceneggiato di Bolchi del 1973. In
seguito, Elvira ebbe un altro figlio da Puccini, chiamato col nome di
Antonio: e questo si vede nel film, con dettagli quasi sicuramente
inventati (Puccini che sta suonando e non si accorge della moglie
appena tornata dall’ospedale col bimbo in braccio) ma tutto sommato
verosimili.
Giocondo, l’amico di Puccini
commerciante di prodotti toscani a Milano, è interpretato
magnificamente da Paolo Stoppa: esisteva davvero? Mi permetto di
dubitarne, così come si può dubitare di Cristina, soprano amante di
Puccini, che probabilmente riassume diverse altre donne.
La pecca più grossa, per entrambi i
film, è nella figura di Doria Manfredi, la ragazza che morì suicida
a Torre del Lago: il soggetto è trattato con molta cautela in
entrambi i film, ma la realtà è affiorata solo da sviluppi recenti,
che non potevano essere noti né a Gallone né a Bolchi. Ne parlava
dettagliatamente un articolo su Repubblica di Leonetta Bentivoglio,
pubblicato il 21 ottobre 2007: in casa dei discendenti della famiglia
Manfredi è stata trovata una valigia con documenti, lettere, e anche
una breve pellicola muta, assolutamente inedita, con Puccini in scene
di vita quotidiana. Riassunta molto in breve, la verità è questa:
Giacomo Puccini aveva una relazione con una cugina di Doria Manfredi,
ed Elvira fece la sua terribile scenata di gelosia alla ragazza
sbagliata. Doria, sconvolta dalle accuse e dagli insulti di Elvira,
si suicidò; non gettandosi nel lago come si vede nel film di
Gallone, ma per avvelenamento.
Nel film di Gallone molti nomi sono
stati cambiati, Doria diventa Delia, il critico Filippo Tacchi è
probabilmente Filippo Sacchi, anche la soprano amica di Puccini viene
chiamata Cristina, un nome che andrebbe verificato; bisogna anche
dire che quando fu girato il film molti dei personaggi erano ancora
vivi, altri erano ben presenti nel ricordo, certe libertà non si
potevano prendere e su alcune cose era meglio sorvolare. Del resto,
Gallone mette subito in chiaro le sue intenzioni, e nei titoli di
testa mette un cartello che dice così: «Questo film è una libera e
poetica interpretazione della vita del Maestro Giacomo Puccini»
Quanto a me, devo confessare che non
sono mai stato molto interessato a questi dettagli così personali
nella vita di un artista. Si sa per esempio che Verdi ebbe diverse
amanti, ma la cosa mi pare del tutto irrilevante ai fini della sua
musica; penso invece che, per Verdi, sia stata sicuramente molto più
importante la perdita quasi contemporanea della moglie e dei due
figli piccoli, appena arrivato a Milano, nel periodo precedente al
successo del Nabucco.
Non ho mai apprezzato nemmeno le
battute sulle trame delle opere di Puccini, dove le protagoniste
fanno quasi sempre una brutta fine: c’è chi ci vede molta
misoginia, a me sembra invece che si tratti di puro mestiere, le
eroine tragiche sono una costante a teatro e nella narrativa fin dal
tempo di Medea e di Antigone.
Gli attori sono tutti molto bravi:
Gabriele Ferzetti è uno dei migliori attori del cinema di quegli
anni, ed era una vera star, di grande richiamo al botteghino. Sergio
Tofano interpreta l’editore Giulio Ricordi, che sostenne
vigorosamente Puccini agli esordi, quando ne aveva più bisogno:
oltre ad essere stato un attore meraviglioso, Tofano è anche famoso
per i fumetti del Signor Bonaventura; è un peccato che in questo
film abbia poco spazio. Un altro grandissimo attore è Paolo Stoppa,
nella parte dell’amico lucchese trapiantato a Milano; le donne sono
Marta Toren (con la voce di Andreina Pagnani, altra grandissima
attrice), Nadia Gray e Miriam Bru, altre star del cinema italiano di
quegli anni. La direzione della fotografia è affidata a Claude
Renoir, fratello del grande regista francese e figlio del grande
pittore Auguste Renoir; i risultati sono splendidi, il film è
magnifico nei colori e nelle immagini. La parte musicale è affidata
a registrazioni che nel 1953 erano recenti, registrazioni che sono
ancora in commercio, con la voce di Beniamino Gigli e di altri grandi
cantanti, Antonietta Stella soprattutto; gli allestimenti in teatro
sono molto ben curati e molto verosimili.
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